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Telefilm su Carta di Elisa Pitta è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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5xO5 – THE MEMORY

Se vi siete persi gli episodi della prima,seconda, terza e/o quarta stagione, cliccate qui: 

PREVIOUSLY ON CROSSROADS

Volevo inoltre ringraziare tutti per il supporto e per seguire la storia, dai grafici del blog sembrate davvero tanti! E con questa puntata parte l’ultima stagione di CrossRoads.. Ora più che mai ho bisogno del vostro parere per salutare degnamente Liz and company 🙂


NEW YORK, OGGI


casa ethan e liz

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Ethan chiude lentamente la porta della camera, attento a non svegliare la figura che giace sul divano, dandogli la schiena. Appena arriva in cucina si accorge di trattenere il respiro, finalmente lo rilascia, rilassando i polmoni. Mette su il caffè e si appoggia al vano della cucina, passandosi una mano tra i capelli. Si odia, odia il modo in cui ha aggredito Liz, il modo in cui la sta evitando. Per un attimo pensa di svegliarla, poi quel pensiero lo abbandona. Non sa a quanto servirebbe, probabilmente finirebbero con il litigare di nuovo… Sente l’aroma del caffè inondare la cucina, spegne la moka e se ne versa una tazza abbondante, mentre l’occhio gli corre sul calendario, facendolo irrigidire impercettibilmente.

Ed è come se la data del giorno gli avesse causato una doccia fredda; vuota velocemente la tazza e dopo aver afferrato il cappotto si richiude la porta di casa alle spalle.

Solo allora Liz si permette di aprire gli occhi.


CALIFORNIA, OGGI


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Ellie emerge dalle coperte, cedendo alla vibrazione insistente del suo telefono. Sa che non è la sveglia, l’ha programmata con una canzone che cambia ogni dieci, quindici giorni al massimo, per non finire con l’odiarla. Afferra il telefono di malavoglia, si siede quando legge il nome di Mackenzie, ancora prima dell’orario. Sa che la ragazza non ha pensato che a Los Angeles sono le sei di mattina, oppure lo sa, ma ha sentito il bisogno di chiamarla. A quel pensiero la mente di Ellie si riempie di immagini confuse della sera precedente, che culminano in quel bacio con Terry, un bacio che non aveva calcolato… Silenzia la chiamata, torna con la testa sotto le coperte, gli occhi improvvisamente sbarrati.


NEW YORK, OGGI


casa editrice

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Liz si siede di fronte a Lena Dubay, soffocando uno sbadiglio. Ha provato a coprire le tracce di quella notte insonne con del trucco, ma ora la stanchezza comincia a farsi sentire.

LENA DUBAY: Spero che tu abbia fatto le ore piccole per scrivere.

editor presentazione

Liz tenta di sorridere, eppure il ricordo delle parole di Ethan, urlate in faccia con tanta cattiveria, le riescono difficile farlo.

LIZ: Magari.

L’editor per un attimo pensa di chiederle altro, ma l’espressione che Liz le rivolge, quasi di supplica, le fa cambiare idea. Si affretta a prendere i fogli contenenti i primi capitoli di Liz.

Colonna Sonora- Skyscraper

LENA DUBAY: Allora, Elizabeth… Ti ho chiamato con urgenza perché… Insomma, questo lavoro mi piace.

Liz sgrana gli occhi, sorpresa. Non si aspettava di trovare l’approvazione dell’editor tanto velocemente.

LENA DUBAY: Certo, ci sono delle modifiche da fare ma… Poca cosa. Diciamo che quello che mi preme di più, ora, è capire cosa vuoi raccontare.

Liz rimane interdetta, non si aspettava quella domanda, e ancora di più si accorge di non avere la risposta.

LIZ: Io… Non lo so.

LENA DUBAY: La storia parla di Tony e Sammy, e tutte le persone che ruotano loro attorno, giusto?

LIZ: Io… Sì. Ma l’ho scritto di getto e… Non so, ho pensato solo… Di seguire il suo consiglio. Non so dove la storia mi porterà…

LENA DUBAY: Beh, ti sarai fatta un’idea.

LIZ: In realtà… Vorrei che fosse un libro realistico. E so che nella realtà le aspettative spesso sono disilluse, quindi… No, non ho un’idea.

Liz si ritrova a pensare che non ha nemmeno idea di quello che capiterà nella sua vita, e che forse è stata una pessima idea scrivere un libro ispirato a qualcosa che non solo non controlla, ma non sa nemmeno prevedere da che parte andrà.

LENA DUBAY: Beh, non è importante sapere già la fine di un romanzo. E’ importante sapere cosa si vuole far arrivare al lettore.

LIZ: Io… Io voglio raccontare una sorta di romanzo di formazione. Voglio raccontare di due persone che si sono amate, che si sono allontanate e poi riavvicinate, per perdersi di nuovo senza perdersi veramente. Che sono andate avanti con la loro vita, come hanno fatto tutti gli altri personaggi, senza tuttavia rompere quel legame che li univa. In che forma e in che modo non lo so ancora, ma vorrei che le persone si riconoscessero in questa storia, che si ritrovassero a pensare “non sono solo”. Perché tutti abbiamo rapporti che si giurano “nonostante tutto”, e nonostante tutto rimangono, qualsiasi sia la loro forma.

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Liz si blocca di colpo, stupendo perfino sé stessa per le sue parole. Non sapeva di pensare quelle cose, lo realizza solo in quel momento, mentre guarda la Dubay ancora scossa e vede la donna sorriderle.

LENA DUBAY: Allora non mi sbagliavo. Perché vedi, Liz, è proprio quello che ci ho intravisto io, ed è per questo che vorrei proporti una cosa.

Liz guarda la donna, curiosa.

LIZ: Mi dica.

LENA DUBAY: Pensavo di pubblicare i primi capitoli, a cadenza settimanale, sul New York Times, nella sezione narrativa.

Liz sgrana gli occhi, incapace di articolare una frase di senso compiuto.

LENA DUBAY: Questo servirebbe a suscitare la curiosità e ad invogliare i lettori a leggere questo nuovo libro. Non che tu ne abbia bisogno, però è un po’ che sei ferma con la produzione e i soldi del precedente incasso ora ci permettono di investire su sponsor e altro…

Liz guarda la Dubay, senza parlare. L’editor la guarda, piegando leggermente il capo.

LENA DUBAY: Elizabeth? Devi dirmi che ne pensi.

Liz si riscuote, mentre si fa strada in lei il pensiero che succederà sul serio. Non potrà più tirarsi indietro, la sua storia, quella di Hank, di Ellie, di Jessy e Justin, saranno di dominio pubblico. Certo, i nomi saranno modificati, ma sa che gli amici leggendola vi si riconosceranno, e non solo loro.

LIZ: Io.. Dovrei pensarci.

LENA DUBAY: Non ti piace il New York Times ? Possiamo trovare un’altra testata, anche se…

LIZ: No, è che… Non so, forse non pensavo di pubblicarlo davvero, questo romanzo.

Lena Dubay la scruta un attimo, poi capisce il motivo della reticenza.

LENA DUBAY: Hai paura di quello che potrebbero dire le persone che conosci.

LIZ: Non tutte.. Solo alcune.

LENA DUBAY: Qual era il consiglio?

Liz la guarda, senza capire.

LIZ: Come?

LENA DUBAY: Il consiglio che hai detto di aver seguito. Qual era?

Liz diventa seria, ripensa alla telefonata di Beth, alle parole che scorrevano sulla tastiera mentre nello studio risuonava la musica dei Carpe Diem.

LIZ: Scrivi qualcosa che ti rende felice.

Lena Dubay la guarda un attimo, poi fa un sorriso sincero.

LENA DUBAY: Ora capisci perché devi pubblicarlo?


NEW ORLEANS, OGGI


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Jessy sente il cuore accelerare appena vede il dottor Grey aprire la porta del suo studio per chiamarla.

DOTTOR GREY: Ah, Jessy, eccoti. Entra pure.

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Brendon Grey

Jessy si alza, mentre si dice che il dottor Grey non era certo di vederla, e si chiede perché; è convinta di aver dimostrato al dottore che apprezza la sua presenza, perché è l’unica con cui riesca a confidarsi davvero.

Il dottor Grey richiude la porta, invita Jessy a sedersi con un cenno della mano. La ragazza esegue, impaziente di dargli la buona notizia.

JESSY: Ieri sono tornata a casa.

Il dottor Grey fa un tiepido sorriso.

DOTTOR GREY: Mi fa piacere.

JESSY: Sì, e ho aspettato Justin, senza andare a letto…

DOTTOR GREY: Justin finisce molto tardi?

Jessy fa per rispondere, poi si blocca di colpo.

JESSY: In realtà… No, cioè… Non credo. Ieri è tornato tardi, ma forse… Forse si è fermato di più all’università.

Colonna Sonora – When I Was Your Man (3 scene)

Mentre lo dice, lentamente, un pensiero le si insinua nella mente: l’idea che Justin abbia tardato apposta per non vederla. Il dottor Grey sembra recepirlo.

DOTTOR GREY: “Forse”? Come mai non gli hai chiesto niente?

JESSY: Io non… Non ci ho pensato.

Mentre lo ripete, quel piccolo sorriso con cui era entrata sparisce completamente dal suo viso.

JESSY: Noi… Io e Justin, non parliamo molto ultimamente.

DOTTOR GREY: Sapresti quantificare il tuo “ultimamente”?

Jessy fa un profondo respiro, prima di guardare il dottor Grey.

JESSY: E’ un anno che non parliamo più di niente.

DOTTOR GREY:  E a livello sessuale, invece?

Jessy arrossisce prima di rispondere.

JESSY: Io non… Non ho..

DOTTOR GREY: Capisco.

Quando Jessy alza gli occhi si aspetta di trovare uno sguardo giudicante, ma il dottor Grey la guarda comprensivo.

JESSY: Io… Non l’ho mai detto a nessuno, perché so… So che gli altri non capirebbero.

DOTTOR GREY: Non ne hai mai nemmeno parlato con Justin?

Jessy scuote la testa, mentre un ricordo le si affaccia dolorosamente alla mente.

JESSY: No, lui non… Non capisce. Neanche lui.


NEW ORLEANS, UN ANNO FA


nuova casa justin

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Justin era tornato a casa, aveva trovato Jessy sul divano, che faceva uno zapping svogliato. Quel giorno era molto contento, gli avevano assegnato a tempo indeterminato la cattedra di composizione, e sperava che la notizia avrebbe risollevato anche Jessy.

JUSTIN: Buonasera raggio di sole!

Jessy si era girata verso di lui, aveva fatto un sorriso stanco, e Justin aveva sentito una stretta al cuore al pensiero che era ormai una settimana che la trovava così.

JESSY: Ehi.

JUSTIN: Cosa c’è di bello in TV?

Il ragazzo si era seduto vicino a lei, che gli aveva fatto spazio spostando le gambe verso il ventre.

JESSY: Di bello niente…

JUSTIN: Però una cosa bella è successa lo stesso, anche senza telecamere!

Jessy aveva spostato con un incredibile sforzo il viso dallo schermo al ragazzo.

JESSY: Cosa?

JUSTIN: Sono ufficialmente a tempo indeterminato il professore di composizione!

Jessy aveva appena accennato un sorriso, si leggeva lo sforzo di mostrarsi interessata.

JESSY: Bene!

Si era sporta verso il ragazzo, lo aveva goffamente abbracciato, mentre Justin sentiva quel corpo amato accanto a lui, dopo tutto quel tempo…

JUSTIN: Sai che ho un’idea su come festeggiare…

Jessy si era scostata con una smorfia.

JESSY: Non ho molta fame…

JUSTIN: Oh, ma non parlavo di cibo…

Sorridendole malizioso, l’aveva baciata. Jessy aveva risposto al bacio, provando tuttavia il fastidioso impulso di scacciare il ragazzo. Quando la mano di Justin le aveva toccato la schiena nuda, sotto il pigiama, Jessy si era scostata repentinamente.

JUSTIN: Ho le mani fredde?

Il ragazzo aveva preso a scaldarsele, ma Jessy aveva scosso la testa, dispiaciuta.

JESSY: Sono… Sono un po’ stanca.

Justin aveva immediatamente lasciato cadere le mani sulle gambe, esasperato.

JUSTIN: Sono sei mesi che sei stanca, Jessy.

Jessy si era passata una mano sulla fronte.

JESSY: Sì, lo so, mi dispiace…

JUSTIN: Sono sempre sei mesi che ti dispiace.

Justin si era alzato, odiandosi per quello che stava facendo, per far pesare a Jessy una cosa tanto stupida di fronte alla sua malattia, eppure così importante. Si era accorto di essersi illuso, di aver scambiato il miglioramento di quei mesi come una guarigione improvvisa, ma Jessy non poteva guarire da sola, e lui era così stanco di dover capire, capire sempre…

JESSY: E’ solo che in questi mesi….

JUSTIN: Esatto, Jessy, in questi mesi! Sono mesi che non mi tocchi, che non mi baci, e io sto provando a capire, te lo giuro, ma sembra quasi che io sia il tuo coinquilino, non il tuo ragazzo!

Le aveva dato le spalle, cercando di calmarsi, respirando profondamente. Si era girato, aveva visto Jessy togliersi la maglia del pigiama. Quando lo aveva guardato, il viso era coperto di lacrime.

JUSTIN: Cosa stai facendo?

JESSY: Non è questo quello che vuoi, Justin? E allora vienitelo a prendere!

Si era chinata, l’atto di abbassarsi i pantaloni.

JESSY: Se è così importante per te…

E Justin avrebbe voluto urlare che sì, lo era, e che lo feriva il fatto che per lei non lo fosse, che in un momento difficile non avesse bisogno di un suo abbraccio, di un contatto con lui di qualsiasi tipo. Invece si era avvicinato, fermandole le mani.

JUSTIN: Pensi davvero che così mi vada bene? Che lo voglia così?

Jessy lo aveva guardato, il volto pieno di lacrime e umiliazione, e Justin aveva sentito il suo cuore rompersi, perché ancora una volta l’aveva fatta soffrire, e allora l’aveva abbracciata ed erano rimasti così, a dondolarsi nel soggiorno di casa, Jessy con i pantaloni del pigiama abbassati e il volto tra le mani.


NEW ORLEANS, OGGI


LSU NEW ORLEANS

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Justin entra in aula, mentre intorno a lui il borbottio diventa silenzio. E’ stranamente ansioso, nonostante la bella sorpresa di ieri sera. I sensi di colpa lo hanno torturato, e stamattina si è trovato a scrutare durante la colazione Jess in maniera spasmodica. E’ sicuro che la ragazza se ne sia accorta, ma Justin ha visto troppe volte momentanee riprese risolversi in nulla, per fidarsi. Alza gli occhi sulla classe, schiarendosi la voce.

JUSTIN: Allora, torniamo a “storia della partitura”. Come sapete, nell’esame che terrete tra qualche mese uno degli argomenti più importanti è…

Justin comincia a camminare ai piedi dell’aula, abbracciando con lo sguardo tutti gli studenti. Poi la vede lì, in ultima fila, lo sguardo su di lui. Hanna e Justin si guardano un attimo, poi la ragazza passa a fissare ostinatamente il foglio davanti a lei, senza più alzare la testa.


NEW YORK, OGGI


casa liz e ethan

“Sammy lo aveva guardato, cercando di capire come avrebbe dovuto reagire. Tony stava con la sua cantante, o almeno, quella era l’intenzione. Lo conosceva così bene che era in grado di leggere tra le pieghe della bocca quando sorrideva o dallo stringersi dei suoi occhi quanto Tara gli piacesse. Quelle espressioni, lo sapeva, una volta le usava per parlare di lei.”

Liz si ferma di colpo, cancellando l’ultima frase, salvo riscriverla. Il telefono la salva da quella incertezza.

LIZ: Pronto?

BETH: Ehi! Disturbo?

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LIZ: No, io…

Liz sospira profondamente.

LIZ: Sto provando a scrivere. Ma non mi sta riuscendo molto bene, quindi…

BETH: Come? Pensavo che questa storia ti venisse piuttosto facile. Con la Dubay non è andata?

LIZ: No, al contrario.

BETH: Qualcosa mi sfugge.

Liz si risiede sulla sedia, combattuta.

LIZ: Le è piaciuto così tanto che mi ha proposto di pubblicarne alcuni estratti nella rubrica narrativa del New York Times.

BETH: Ribadisco, il tuo umore mi confonde.

LIZ: Io… Sto scrivendo una storia su me e Hank, Beth. La nostra storia, in realtà. Quella di tutti noi.

BETH: Beh… Ci sono anche io?

LIZ: Già.

Beth aspetta un attimo prima di rispondere.

BETH: Wow.

LIZ: I nomi non sono gli stessi, ma non farete fatica a riconoscervi e…

BETH: E pensi che qualcuno possa arrabbiarsi?

LIZ: Sì. Parla delle nostre vite e…

BETH: Ma tu ora non stai con Hank, Liz.

Liz fa un sorriso triste.

LIZ: E’ la storia di New Orleans. Prima che tutti decidessimo di partire. Sai, è… E’ stato un periodo….

BETH: Felice.

LIZ: Già.

BETH: Lo so. E so che hai paura per Ethan.

Liz fa un sorriso rassegnato, non vista.

LIZ: Ma è un po’ inutile piangerci sopra, visto che domani uscirà il primo estratto.

BETH: Le hai detto di sì, quindi?

LIZ: Ho pensato che merito almeno di continuare a vivere uno dei miei sogni.

BETH: Non puoi che trovarmi d’accordo. E a proposito…

Liz resta in attesa, attenta.

BETH: Non so cosa tu abbia detto a Kathleen, ma a quanto pare ha funzionato. Andremo a parlare con gli Shameless.

Liz si rilassa finalmente sulla sedia.

LIZ: Fantastico! Sono certa che saprà convincere Phil. Ora non resta che…

BETH: Devi chiamare Hank.

Liz rimane in silenzio.

LIZ: Io? No, tu hai sentito Nick e…

BETH: E mi ha detto di sì. Non devi chiamarlo per chiederglielo. Devi chiamarlo e basta.

Liz prova a ribattere, poi capisce che non ha senso. Sa che l’amica ha ragione.

LIZ: Sì, è vero.


NEW ORLEANS, OGGI


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Il dottor Grey ascolta attentamente, rimane assorto anche quando Jessy termina di raccontare.

JESSY: Cosa ne pensi?

DOTTOR GREY: Io… Credo che sia normale, Jessy. Il disturbo da cui sei affetta può avere anche ripercussioni sul desiderio sessuale. Anzi, è più frequente di quello che si dice…

Il dottor Grey si alza, Jessy capisce che la loro seduta è finita. Non vuole andarsene, quell’ora è durata troppo poco…

JESSY: E se il desiderio sessuale lo provassi, solo… Non per Justin?

Il dottore la guarda dubbioso, la mano sulla maniglia della porta.

DOTTOR GREY: Beh… Nel desiderio c’è una grossa componente di affinità mentale… Probabilmente in questo periodo lo senti molto distante.

JESSY: Già. Molto.

Il dottor Grey sorride, comprensivo.

DOTTOR GREY: Ne parleremo meglio la prossima volta. Chiamami quando vuoi venire e…

JESSY: Domani.

Jessy si accorge di essere stata troppo irruenta.

JESSY: Vorrei venire domani, se sei libero.

Il Dottor Grey torna verso la scrivania, prende l’agenda e la scorre velocemente.

DOTTOR GREY: Domani purtroppo sono pieno. Dopodomani ti andrebbe bene?

Jessy annuisce, non potendo nascondere una vaga delusione.


NEW YORK, OGGI


ospedale ny

ethan 5

Ethan controlla per l’ennesima volta la bimba dentro il respiratore, poi esce dal reparto. Sovrappensiero, quasi travolge Vicky.

ETHAN: Oh… Scusami, non ti avevo visto!

Vicky ride leggermente, aggiustandosi il camice.

vicky

VICKY: Sì, me ne sono accorta. Stavo andando a controllare la piccola Tina e…

ETHAN: Sta bene. L’ho appena controllata io.

Vicky sorride, contenta.

VICKY: Bene. Allora direi che per oggi ho finito. Il prossimo turno è tuo?

Ethan scuote la testa.

ETHAN: No, è del dottor Norton. Ho finito anche io per oggi.

VICKY: E ora dritto a casa.

ETHAN: Veramente pensavo di… Andare in biblioteca, leggere delle cose…

VICKY: Un lavoratore instancabile. Ma non ti riposi mai?

Ethan arrossisce, suo malgrado.

ETHAN: Beh, dormo anche io.

Vicky annuisce, sorridendo.

VICKY: Certo, scherzavo. Allora… Che ne dici di un caffè, così dopo puoi andare in biblioteca più energico?

Ethan è costretto a sorridere.

ETHAN: Va bene.




REDAZIONE rock magazione

Beth chiude il laptop con un colpo secco, stanchissima. E’ tutto il giorno che gira per New York per articoli di gruppi semisconosciuti, e tutto quello che è riuscita a mettere assieme è una mezza pagina da riscrivere. Non riesce a concentrarsi, l’idea di rivedere finalmente Nick è stato un pensiero fisso per tutta la giornata.

MARLENE: Beth?

Marlene
Marlene

Beth alza la testa, vede la ragazza guardarla sorridendo imbarazzata.

MARLENE: Sei ancora qui?

BETH: Già, ma ora credo proprio che me ne andrò a casa. Non sono in grado di scrivere niente di decente a quest’ora…

Marlene la guarda, impacciata.

MARLENE: Ok… Domani mattina cerca di venire un po’ prima, se riesci. Kathleen vorrebbe parlare con tutti voi e…

BETH: E?

Marlene si morde un labbro, aspetta un po’ prima di parlare.

MARLENE: Non sono belle notizie.

Beth la guarda, ripensa ai fogli pieni di numeri di Kathleen, al suo discorso l’altro giorno, capisce subito a cosa la ragazza si riferisca.

BETH: Ok, allora… A domani.


CALIFORNIA, OGGI


ROBBIE

ROBBIE: Perfetto, a domani!

Ellie, accanto a Robbie, fa per alzarsi, distrutta.

ROBBIE: Eleanoooorrr!

3B ELLIE4

ELLIE: Sono ancora qui, Robbie. Non c’è bisogno di urlare.

Robbie si gira, guardandola sorpreso.

ROBBIE: Ah, non ti avevo vista.

ELLIE: Ma se sono qui da tutto il giorno!

ROBBIE: Sì, beh, non è importante.

Ellie sbuffa, sente il nervoso montarle dentro.

ROBBIE: Volevo solo parlarti di ieri.

Ellie sobbalza, di nuovo le torna alla mente la scena che ha cercato per tutta la giornata di scacciare dalla mente, lei che bacia Terry davanti alla porta di casa sua…

ROBBIE: E’ andata molto bene.

ELLIE: Cosa?

ROBBIE: Il montaggio, che cosa se no?!

Ellie ritrova il respiro, sorride all’uomo.

ELLIE: Davvero?

ROBBIE: Sì, davvero! Mi piacerebbe lavorassi su quello, ora che il film è ormai finito… Così come il tuo stage.

Ellie lo guarda, aprendo gli occhi.

ELLIE: Sono già passati sei mesi?

ROBBIE: Eh, il tempo passa in fretta quando ci si diverte, o almeno così dicono… Ovviamente per il montaggio saresti retribuita. Poco, ma lo saresti.

ELLIE: Sul serio?

ROBBIE: Non fare quella faccia stupita, ti ho mai trattato male io? E ora fuori di qui, ci vediamo tra una settimana!

Ellie rimane immobile, sempre più stupefatta.

ELLIE: Una settimana?

ROBBIE: Sì,sì, non pensi che io e i miei nervi abbiamo bisogno di una pausa? Riposati anche tu, anche se lo fai già abbastanza, e ci rivediamo tra una settimana! Ora toglimi dagli occhi la tua espressione ebete o potrei cambiare idea!

Robbie si volta e si allontana, mentre anche Ellie si affretta a fare lo stesso, un sorriso che si allarga progressivamente mentre lascia l’edificio.

“Mi pare sia stata una bella giornata”.

Ellie si gira, vede Terry che l’aspetta all’entrata, appoggiata con la schiena al muro. Si sforza di mantenere il sorriso, ma non le riesce.

ELLIE: Ehi… Sì, direi di sì. Robbie mi ha proposto di lavorare al montaggio.

Terry sorride, sincera.

Terry

TERRY: Insomma, un periodo fortunato.

Ellie la guarda, ora non riesce a sorridere.

ELLIE: Dipende dai punti di vista…

TERRY: Beh, qualsiasi decisione prenderai, ci avrai guadagnato.

Ellie la guarda, capisce dal tono che la ragazza è in agitazione.

ELLIE: Non è vero. Credimi.

TERRY: In ogni caso… Cosa hai deciso?

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Ellie la guarda, alla mente un ricordo doloroso.

ELLIE: Io… Non lo so.


CALIFORNIA, UN ANNO PRIMA


PROFESSORE: E se pensate di avere tempo per vivere, beh, vi sbagliate. Quindi riflettete bene su quello che volete, prima di iniziare un tirocinio. Chiarite le vostre priorità e agite di conseguenza, perché le cose non potranno che peggiorare, ma è questo il prezzo per arrivare ad essere qualcuno.

Il professore aveva smesso di parlare, e immediatamente Ellie aveva raccolto i libri e li aveva infilati nella cartella. Aveva fatto per avvicinarsi al professore, così come una decina di studenti. L’uomo li aveva guardati, con la borsa tra le mani.

PROFESSORE: Per chiarimenti, potete parlare con Rebecca.

Ellie aveva indirizzato nuovamente lo sguardo verso la cattedra, dove una ragazza bionda sorrideva ai suoi compagni. Per un attimo le aveva ricordato Terry, e ancora una volta si era stupita nel constatare quanto ancora le capitasse di pensare alla ragazza. Scacciando il pensiero, si era avvicinata all’assistente.

Aveva aspettato dietro la folla, calma ma determinata. Quando era arrivato il suo turno si era avvicinata, sorridendo.

ELLIE: Buonasera, sono Eleanor Anderson…

“Becca! Becca, volevo dirti che…”

Ellie si era girata, guardando male la ragazza che si stava avvicinando alla cattedra pretendendo attenzione. Poi era tornata a guardare l’assistente.

ELLIE: Dicevo, sono Eleanor…

REBECCA: Anderson, sì. La migliore studentessa del professor Rouge.

Ellie era arrossita leggermente.

ELLIE: Ha detto così?

REBECCA: Non c’è bisogno di dirlo. Lo sanno tutti.

RAGAZZA: Becca, scusa ma…

ELLIE: No, mi dispiace, non ti scusiamo.

La ragazza era ammutolita, mentre Ellie la congelava con lo sguardo.

ELLIE: Ora abbi l’intelligenza di metterti in fila e aspettare il tuo turno. Grazie.




Dopo poco, Ellie e Rebecca erano uscite insieme dall’ateneo.

REBECCA: Dicono che tu non abbia una vita sociale per rispettare le scadenze. Ma guardando il tuo modo di importi direi che è la solita malignità messa in giro dagli invidiosi.

Ellie aveva sorriso, camminando a fianco della ragazza.

ELLIE: Beh, la vita sociale non ce l’ho sul serio. La determinazione me l’ha insegnata la mia ragazza…

REBECCA: Ragazza? Quindi hai avuto il tempo di cercarne una…

ELLIE: Stiamo insieme da tre anni. E’ la chitarrista dei Carpe Diem.

Rebecca l’aveva guardata, negando dispiaciuta.

REBECCA: Non li ho mai sentiti…

ELLIE: Fanno un genere particolare.

REBECCA: E dove suonano?

ELLIE: Un po’ dappertutto.

REBECCA: Ah! E com’è vivere una relazione a distanza?

Ellie aveva sospirato leggermente, indicando lo spazio attorno a sé.

ELLIE: Come vedi… Sola.

Rebecca aveva sorriso, fermandosi davanti alla sua macchina.

REBECCA: Stasera io e alcuni dei miei compagni del terzo andiamo in un pub. Se vuoi unirti a noi….

Ellie aveva fatto per negare, poi Rebecca si era voltata, sorridendo.

REBECCA: Comunque vedrò cosa posso fare per il tirocinio con Robbie Ford. E’ molto ambito, ma tu sei brava.

ELLIE: Grazie. E… Stasera ci sono. Dimmi dove.




Nonostante lo scetticismo iniziale, e il bisogno di sapere da Liz cosa indossare, Ellie doveva ammettere che si stava divertendo. Gli amici di Rebecca erano simpatici, ed Ellie ascoltava avida i loro aneddoti sui professori o sugli ultimi film visti, bisognosa di compagnia. Quando si erano alzati, lasciandole un attimo da sola, Becca l’aveva guardata, sorridendo.

REBECCA: Ti stai divertendo?

ELLIE: Oh sì. Almeno qui nessuno mi odia.

Rebecca aveva riso, scuotendo la testa.

REBECCA: Beh, se fossi meno competitiva…

ELLIE: Giuro, ci ho provato, ma non ci riesco.

Rebecca aveva riso di nuovo, mentre Ellie diventava seria.

ELLIE: A parte gli scherzi, io… Non voglio stare in panchina, questa volta. E’ una vita che non afferro ciò che voglio per paura di ferire gli altri. E ora che sono così vicina a realizzare quello che voglio… Non ho intenzione di tirarmi indietro.

Ellie aveva alzato gli occhi, aveva visto Becca guardarla attenta, era arrossita.

ELLIE: Non so nemmeno perché ti ho detto queste cose, io…

REBECCA: Perché avevi bisogno di ribadire il concetto, sicuramente più a te stessa che a me. A volte è utile parlare con le persone. Mi piaci, Eleanor Anderson.

Ellie aveva sorriso, aveva indicato un amico di Rebecca,che si avvicinava con le birre in mano.

ELLIE: E invece mi sa che tu piaci a lui.

Il sorriso che Rebecca le aveva rivolto le aveva fatto aumentare i battiti cardiaci.

BECCA: No, sa che beccherebbe male. Sono lesbica.

Ellie aveva avuto l’impressione che Rebecca avesse aspettato tutta la sera per darle quell’informazione.




Quando l’aveva vista davanti a casa due giorni dopo, si era fermata di colpo. Rebecca si era alzata dai gradini, sorridendo le era andata incontro.

REBECCA: Scusa l’ora e scusa se mi presento qui, ma oggi non eri a lezione e…

ELLIE: No, sono andata a New York da un’amica…

REBECCA: Volevo solo dirti che il posto con Robbie Ford è tuo.

Ellie l’aveva guardata, un’elettricità mai sentita prima che percepiva tra loro.

ELLIE: Perché?

Rebecca l’aveva guardata stupida.

REBECCA: Cosa “perché”?

ELLIE: Perché io?

REBECCA: Perché sei la migliore, te l’ho detto.

ELLIE: Solo per quello?

Non sapeva perché aveva insistito, forse perché voleva essere certa di essersi guadagnata qualcosa, da sola, con le sue forze.

REBECCA: Vuoi che ti dica che sei sessualmente attraente? Lo sei. Ma non è questo il motivo per cui hai il lavoro.

Ellie l’aveva guardata, sentendosi scuotere da un brivido mentre vedeva Rebecca filtrare con lei. Non lo faceva da una vita, a pensarci bene quando lo aveva fatto? La sua prima relazione era stata Mackenzie, se si escludeva quella piccola parentesi con Terry…

ELLIE: Non è nemmeno il motivo per cui sei qui?

Rebecca aveva sorriso, per niente imbarazzata.

REBECCA: Questo non posso dirlo.

ELLIE: Ti va di entrare?


CALIFORNIA, OGGI


ELLIE: E’ stato naturale invitarla a casa, anche se sapevo che era sbagliato. Non so perché l’ho fatto, forse solo perché volevo farlo. E’ una ragione di merda, lo so, ma..

Terry scuote la testa.

TERRY: No, non lo è. Tu volevi solo… Prenderti i tuoi spazi.

ELLIE: E’ successo solo una volta. Una volta sola, poi ho evitato di vederla. La mia libertà, il mio voler sperimentare, la mia solitudine… Non valgono Mackenzie.

Terry la guarda, scostandosi dal muro a cui è rimasta appoggiata per tutto il racconto.

TERRY: Ho capito…

ELLIE: Con te è diverso, Terry.

Terry alza lo sguardo, sorpresa.

ELLIE: Non so perché o in che modo, ma è diverso. Per quello ho paura.

Terry si prende un attimo per rispondere.

TERRY: E cosa pensi di fare?

ellie-sospiro

Ellie fa un lungo sospiro, prima di parlare di nuovo.


MIAMI, OGGI


MIAMI2

MACKENZIE (7)

MACKENZIE: Penso sia un’ottima idea.

Logan sente la ragazza rifilargli una gomitata nelle costole.

LOGAN: Sì, anche io.

LOGAN

Nick li guarda sorridendo, poi si gira verso Hank, che per tutto il tempo è rimasto in silenzio, guardando un punto imprecisato di fronte a lui.

Nick

NICK: Tu… Che ne dici, Hank?

HANK: Deve decidere Roy.

HANK HD3

Nick si affretta ad annuire, ma Mackenzie interviene, pratica.

MACKENZIE: Non credo che Roy abbia niente in contrario se partecipiamo ad un concerto di beneficenza. E’ una buona azione, e dal punto di vista mediatico…

HANK: Ci affianchiamo ad un gruppo benvoluto come gli Shameless.

MACKENZIE: E ad un’associazione seria come la Misha’s Foundation.

HANK: Già.

Nick dondola sul posto, a disagio, ma Mackenzie si sporge sul divano su cui loro tre sono seduti, guardando oltre Logan, verso il batterista.

MACKENZIE: E’ davvero quello il problema, Hank?

Hank si decide a guardare Mackenzie, il volto un’accozzaglia confusa di emozioni.

HANK: No. Il problema è che non mi aspettavo me lo chiedesse Nick.

hank-cammina-e-parla

NICK: Me lo ha detto Beth…

HANK: La conosco abbastanza bene da sapere che è un’idea sua.

MACKENZIE: Ti riferisci a Liz?

Hank gira la testa repentinamente, senza rispondere. Non sa nemmeno lui cosa si aspettava, loro due non si sentono da anni, ma sa che un po’ invidia Nick per quello che gli è successo.

NICK: In ogni caso, io… Io le ho detto di sì, quindi se ci ripensiamo…

HANK: No, è chiaro che… A me va bene.

Nick sorride, fa per ringraziare il ragazzo, ma Hank si alza e va velocemente sul terrazzo, il bisogno improvviso di fumare.

Si accende una sigaretta, ritrovando per un attimo la tranquillità. Sa che molto del suo fastidio è dato dalla gelosia che prova per Nick, ma sa anche che il ragazzo se lo merita. Lui è ancora innamorato di Beth, mentre con Liz… Con Liz è diverso, e proprio perché lo è, Hank a volte sente bruciare quella mancanza, perché in parte non ha mai capito le ragioni della ragazza. Sente dei passi, quando si gira vede Mackenzie.

MACKENZIE: Senti Hank… Mi dispiace se sono stata dura. E’ solo che..

HANK: Ti piace che la gente dica la verità, lo so. Non devi scusarti.

Il sorriso che il ragazzo le rivolge tranquillizza la chitarrista.

MACKENZIE: Se ti può consolare, anche io invidio Nick. E’ tre giorni che provo a chiamare la mia ragazza senza successo.

HANK: Sai com’è Ellie. Starà facendo una maratona di telefilm senza accorgersi dell’orario…

Mackenzie annuisce con poca convinzione.

MACKENZIE: Non lo so Hank, ultimamente…

Lo squillo del telefono del ragazzo interrompe la conversazione. Hank si scusa con lo sguardo, poi lo abbassa sul cellulare. Anche Mackenzie si accorge che il ragazzo è sbiancato, e i suoi occhi trasmettono un misto di incredulità e contentezza.

HANK: E’ Liz.


NEW ORLEANS, OGGI


Colonna Sonora – Your Guardian Angel (2 scene)

nuova casa justin

Justin torna a casa, si guarda intorno deluso, vedendo il buio. Appoggia la borsa a terra, mentre socchiude la porta e si dice che è un illuso. Poi la luce si accende.

JESSY: Ehi.

Justin si gira, vede la ragazza avvolta in un accappatoio.

JUSTIN: Ehi. Pensavo… Pensavo stessi dormendo.

JESSY: No io.. Ho fatto una doccia. Mi sentivo… Avevo bisogno di rilassarmi.

Jessy si trattiene dal dire che si sente sporca, che non sa come definire quello che prova per il dottor Grey e che si odia anche solo per avere dubbi su lei e Justin, dopo tutto quello che il ragazzo ha fatto.

JUSTIN: Ah… Bene.

Justin cerca di non guardare il corpo di Jessy, come se non avesse il diritto di provare attrazione verso la ragazza.

JESSY: Ho… Ho preparato un po’ di pasta. Mangiamo?

Justin la guarda dubbioso, dopo un po’ annuisce.

JUSTIN: Ce… Certo.


NEW YORK, OGGI


casa ethan e liz

“Pronto? Liz?”

Si culla in quella voce, così lontana eppure così conosciuta, tanto che per un attimo Liz pensa di non rispondere.

HANK: Liz?

LIZ: Sì, ci sono.

HANK: Ok.

Rimangono un attimo in silenzio, ed entrambi senza saperlo si ritrovano a sorridere, perché non è così che immaginavano di sentirsi dopo tutti quegli anni. Poi Liz interrompe il silenzio.

LIZ: Come… Come stai?

HANK: Oh, piuttosto bene, e tu?

LIZ: Io…Diciamo bene. So che Beth ha chiamato Nick e..

HANK: Sì, lo so anche io.

LIZ: E a te…Insomma, a voi va bene?

Hank assapora un attimo quell’ansia nella sua voce, sa che è la stessa che avrebbe lui all’idea di vederla arrivare.

HANK: E’ un po’ che non vengo a New York.

La sente sorridere, è assurdo ma sa che sta sorridendo.

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LIZ: Allora… Ci vediamo presto.

HANK: Già.

Sa che lei metterà giù, ma lui non vuole.

HANK: Ti avrei chiamato io. Anche se non mi avresti risposto, probabilmente.

LIZ: No, cosa dici…

HANK: La verità.

Aspetta che risponda.

LIZ: E come mai avresti…

HANK: Beh, domani…. E’ domani.

Liz rimane in silenzio, la mano che regge il telefono prende a tremare mentre sente il cuore stringersi.

LIZ: Ti sei ricordavo.

HANK: Certo che mi sono ricordato.

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Liz sente le lacrime bagnare il cellulare, si sforza di mantenere un tono fermo ma sa che Hank ha percepito la sua commozione.

LIZ: Scrivimi quando arrivi.

HANK: Ok.

LIZ: E grazie. Per tutto.




ospedale-ny

Vicky si siede di fronte ad Ethan, due tazze di caffè in mano.

ETHAN: Grazie.

VICKY: A buon rendere. Giornata faticosa, eh?

Ethan la guarda, si passa una mano tra i capelli.

ETHAN: Mi piace così tanto che a volte non mi accorgo di quanto tempo passo qui dentro.

VICKY: Già. Poco utile per le relazioni personali.

Ethan sorride leggermente, beve un sorso di caffè.

VICKY: Eppure vuoi rimanere qui anche dopo il tuo turno.

La ragazza vede Ethan irrigidirsi, mentre tenta di fornire una spiegazione.

ETHAN: Sto… Studiando, e la mia ragazza ha bisogno di silenzio…

Ethan si interrompe un attimo, poi decide di dire la verità.

ETHAN: E di non avermi tra i piedi. Non sono stato al massimo, ultimamente.

Vicky lo guarda, annuendo.

VICKY: Già. Ieri ti ho visto… Strano.

Ethan ripensa a quell’operazione, a quella che avrebbe potuto essere sua figlia.

VICKY: Capisco che tu non sia abituato a questi tipi di operazione…

ETHAN: Non è quello il punto.

Ethan fa un leggero sospiro, durante il quale Vicky prova a parlare, ma il ragazzo la interrompe, un bisogno impellente di parlare con qualcuno.

ETHAN: Io… Io dovevo avere un bambino. La mia ragazza, Elizabeth… Era incinta. Poi… Abbiamo scoperto che aveva una grave malattia genetica e lei… Lei ha deciso di abortire.

VICKY: Lei?

Ethan annuisce lentamente, quasi spera che compiendo questo gesto in più tempo le lacrime torneranno da dove sono venute.

ethan-sguardo-serio

ETHAN: Io non volevo. Non volevo, e non perché sia un incosciente, ma perché credevo… Che saremmo stati forti abbastanza. Forti per affrontare le complicanze, o una morta precoce, o qualsiasi altra cosa quel bambino ci avrebbe portato, perché sono certo che sarebbe valso i momenti felici.

VICKY: E invece non siete stati in grado di superare l’aborto, mi pare.

ETHAN: Già. Ed è per questo che… Che fa così male.

Quando Ethan torna a guardarla il volto è pieno di lacrime.

ETHAN: Perché tutto questo ha mostrato che non siamo forti per niente. Che non riusciamo a restare uniti nemmeno nel dolore.


NEW ORLEANS, IL GIORNO DOPO


nuova casa justin

Jessy si osserva allo specchio, passando da un abito all’altro. Non è convinta di cosa mettere per la visita del dottor Grey il giorno seguente, e mentre riguarda i due vestiti stesi sul letto, si sente di nuovo in colpa. Scaccia il pensiero sedendosi sul bordo del materasso, si dice che lo fa per sé stessa, per apparire più bella. Si ritrova a pensare che non sa cosa scegliere, è una vita che non si prende cura di sé, le ci vorrebbe Liz per decidere… Liz.

Jessy guarda sovrappensiero il telefono abbandonato a pochi metri da lei. Osserva l’orario, e la data sotto di essa. Senza accorgersene compone il numero, lo avvicina all’orecchio.

“Jessy?”

JESSY: Ciao, Liz.


NEW YORK, OGGI


new york

Liz rimane in silenzio, il telefono accanto all’orecchio, mentre il taxi la conduce tra il traffico newyorkese. Stamattina appena sveglia ha trovato la casa vuota, si è chiesta se Ethan sia tornato a casa per la notte. Poi ha ricordato che giorno è, e non si è chiesta più niente.

JESSY: Come … Come stai? E’ da tanto che non ci sentiamo…

LIZ: Tu come stai?

La sente fare un leggero sospiro.

JESSY: Io… Meglio, grazie.

Liz sorride come può.

LIZ: Sono contenta.

JESSY: Non ti ho chiamato per parlare di me.

LIZ: Hai letto?

JESSY: Cosa?

Liz annuisce tra sé, sollevata.

LIZ: La mia editor… La mia editor ha deciso di pubblicare alcuni estratti del mio nuovo libro sul New York Times, e ho pensato… Ma a New Orleans…

Jessy si dirige velocemente in soggiorno, accende la TV.

LIZ: Beh, meglio così. Non è niente di interessante e…

JESSY:Allora… Come stai?

Liz rimane in silenzio, di nuovo sente le lacrime pizzicarle gli occhi, come la sera prima con Hank.

LIZ: Ti sei… Ti sei ricordata.

Jessy annuisce, anche se non serve a niente, ma il magone in gola le impedisce di parlare. Pensa a quanto deve essere sembrata inadeguata agli occhi dell’amica, senza sapere che anche Liz pensa la stessa identica cosa di sè stessa.

LIZ: Io.. Starò meglio domani.

Jessy fa per rispondere, poi la TV, a volume basso, annuncia il nome della sua amica.

“E oggi è uscito sul New York Times il primo capitolo del nuovo libro di Elizabeth Marshall, la scrittrice originaria della Louisiana …”

Jessy alza il volume, sorride.

JESSY: Sei in TV. Ora devo solo capire dove trovare il New York Times.




LSU NEW ORLEANS

Justin entra in aula, trova sulla cattedra una pila di giornali. Si avvicina, vede che è il New York Times. Alza lo sguardo sull’aula, perplesso.

JUSTIN: E questi…

STUDENTE: Li ha portati stamattina il dirigente. Penso che sia… Per omaggiare Elizabeth Marshall. E’ una scrittrice che ha studiato qui a New Orleans e…

Justin smette di ascoltare, guarda la pagina dov’è il primo estratto e comincia a leggere.

 

“Se n’era andata, era vero. Se n’era andata perché non era stata mai in grado di affrontare i problemi prendendoli di petto, ma solo aggirandoli. Non ne andava fiera, ma questo era ciò che era.”


CALIFORNIA, OGGI


Ellie spegne il cellulare dopo un’ultima occhiata, appoggia la testa allo schienale, mentre la hostess passa tra le file raccomandando di allacciare le cinture. La ragazza esegue, poi si limita a guardare fuori, osservare l’aeroporto di Los Angeles salutando la città con il pensiero, così come quello che lascia lì. Chiude gli occhi e finalmente sorride al pensiero che la rivedrà.

“Non era una persona forte, o forse non era capace di fingere. Non sarebbe riuscita a incontrare Tony per caso e sorridergli, sorridergli pensando che non lo avrebbe più avuto. Perché Sammy voleva delle cose. E la prima tra tutti era inseguire un sogno, un sogno che non le avrebbe mai voltato le spalle, o almeno così credeva. Non l’avrebbe mai tradita, abbandonata, fatta sentire non amata. La penna era lì, a portata di mano, bastava allungarsi un po’ per raggiungerla. Invece Tony era ormai inafferrabile.”


MIAMI, OGGI


Mackenzie guarda Hank mettersi in fila all’aeroporto, sorridergli incoraggiante.

HANK: Torno domani, ve lo prometto.

LOGAN: Ma no, non sembra che tu stia scappando.

Hank alza gli occhi al cielo.

HANK: Non potete suonare senza di me, e non lo farete.

Nick guarda l’amico, preoccupato della possibile situazione.

MACKENZIE: Avvisa quando arrivi.

LOGAN: E quando riparti!

Hank scoppia a ridere, scuotendo la testa.

HANK: Domani mattina saremo di nuovo qui.

I tre annuiscono, ognuno di loro dubbioso. Logan aspetta che il ragazzo sparisca oltre il gate prima di girarsi verso gli altri due.

LOGAN: Giuro che ci sto provando, ma io veramente non vi capisco.

NICK: Ehi, cosa c’entra il “vi”, ora?

MACKENZIE: Io… Non so cosa spera di ottenere.

NICK: Ha paura.

I due si girano verso Nick, che guarda oltre il gate, sorridendo triste.

NICK: Ha una fottuta paura di vederla.

LOGAN: Ma se è quello che vuole da una vita!

Nick guarda il bassista, sorridendo.

NICK: Già, come io volevo sentire Beth, e ci ho messo un bel po’ a chiamarla. Le cose che desideriamo… Ci fanno paura. Soprattutto perché sappiamo che potremmo non averle come vogliamo noi.

Mackenzie annuisce, capendo.

LOGAN: Io continuo a non seguirvi.

MACKENZIE: Hank e Liz… Sono strani, Logan. Non hai avuto il piacere di viverteli come me, ma conosci Hank abbastanza bene da sapere che odia essere dimenticato da chi tiene. Ha paura che rivederla possa ricordargli quanto le vuole bene, e quanto forse…

NICK: Sia ancora innamorato di lei.

LOGAN: E quindi va a New Orleans.

MACKENZIE: Va a New Orleans per aggrapparsi all’unica cosa che lo ha mantenuto in equilibrio in questi due anni. Dall’unica alternativa a Liz che abbia mai avuto.

mackenzie-sono-vulnerabile

LOGAN: In pratica, mente a sé stesso.

Mackenzie fa un sorriso triste.

MACKENZIE: Non lo facciamo forse tutti?

“Ora però si trovava lì, in quell’aeroporto di quella città da cui era fuggita, e l’unica cosa che pensava era che per qualche ragione ignota sapeva di dover tornare. Dove tutto era iniziato, dove erano rimasti coloro che amava, e dove tutto, lo sapeva anche lei, in un modo o nell’altro si sarebbe concluso”.


NEW YORK, OGGI


Colonna Sonora- Gone Too Soon (2 scene)

Liz prende il resto che il tassista le porge, poi chiude la portiera e gira su sé stessa, guardando il grosso cancello bianco aperto. Dietro di lui, tombe in granito altrettanto bianco.

Cimitero

Liz entra quasi con timore, come fa ormai da due anni durante quella giornata. Non c’è nessuna tomba per il suo bambino, e sa che Ethan le rimprovera silenziosamente anche questo, ma lì c’è l’unica persona con cui riesce a parlare davvero. Si avvicina alla tomba di Jhonatan Marhall, salvo fermarsi di colpo, nascosta parzialmente da un albero. Ethan è lì, chinato sulla tomba della madre. Liz si sporge, vede che sta piangendo, accanto a lui lo stesso mazzo di fiori che stringe Liz, anemoni viola.

Liz si asciuga le lacrime, si ritrae appena in tempo mentre Ethan le passa accanto a poche decine di metri, diretto verso l’uscita. Ancora una volta si ritrova a pensare a quanto siano simili nel vivere quel lutto, eppure così distanti.

Lentamente Liz si avvicina alla tomba del padre, appoggia i suoi fiori nel vaso lì accanto.

LIZ: Ciao, papà.

E la voce subito le si spezza, e le lacrime lavano la matita e il rimmel, e tutto quello che ha messo sul viso per farlo apparire più radioso e allegro di quello che è in realtà. Presto rinuncia ad asciugarle, alla mente le voci di Hank e Jessy che le chiedono come sta, e lei che si sforza di averla superata…

LIZ: E invece non ho superato niente, lo sai, papà?

Liz tira su con il naso, prima di singhiozzare nuovamente.

LIZ: Avevo appena iniziato a superare la tua morte, e poi questo… E non posso nemmeno dirlo ad Ethan, perché è lui che ha il diritto di soffrire, mentre io… Io non lo merito. Io… Sono stata quello che l’ha ucciso, e lui pensa che io non lo sappia, è per questo che me lo ricorda sempre….

Liz si china sulla terra nuda, vi si aggrappa quasi arpionandosi con le dita.

LIZ: Pensa che io non lo sogni, il nostro bambino. Pensa di essere l’unico a svegliarsi con il cuscino pieno di lacrime, pensa che sia il solo a guardare i neonati e ad immaginarsi sia il nostro. E non lo sa quanto male mi ha fatto quell’aborto… Non lo sa cosa ho provato, sentendo di non avere scelta… Non lo sa e non gli interessa, perché lui sta male, ma sto male anche io papà… E mi sento così sola, così sola…

Ora Liz piange apertamente, rannicchiata a terra, il volto tra le mani.

LIZ: Aiutami, papà, perché non ce la faccio da sola… Non ce la faccio più…




Quando scende di nuovo dal taxi, due ore dopo, Liz ha pianto tutte le sue lacrime. Non si preoccupa nemmeno si pulirsi i pantaloni, sporchi di terra, sa che non troverà Ethan a casa. Sarà di nuovo da sola, come sempre, con l’unica compagnia dei ricordi che sta trasponendo su carta, per ricordare di essere stata felice.

Si ferma di colpo, vede una sagoma in piedi davanti alla porta di casa sua, che le dà le spalle. Si avvicina, tentando di darsi un contegno.

LIZ: Mi scusi, ha bisogno di qualcosa?

Quando si gira, Liz si porta la mano sulla bocca spalancata.

ELLIE: Sì, in effetti cercavo una scrittrice famosa… La conosce?

Liz sorride, mentre lacrime che pensava di aver esaurito tornano a bagnarle gli occhi.

LIZ: Oggi mi volete proprio far piangere…

Tenta di scherzare, eppure Ellie la guarda seriamente, ora.

ELLIE: E’ proprio perché oggi è oggi, che sono venuta.

ellie sad smile

Liz scoppia in un singhiozzo prima di abbracciarla. Ellie stringe l’amica tra le braccia, accarezzandole i capelli.

ELLIE: Su, entriamo.




“Eppure a Sammy era bastato guardare Tony suonare quell’unica volta per riconoscere a sé stessa perché era tornata. Era tornata per loro. Non per lui, o per quello che sarebbe stato, ma per quello che è stato. Era tornata per quel sentimento puro, ingenuo e semplice che forse avrebbe cercato per tutta la vita, ma non avrebbe trovato più. Era tornata per quegli occhi chiusi mentre i piatti della batteria suonavano, era tornata per quei sorrisi e per quel sentimento che solo Tony era stato in grado di mostrarle. E inevitabilmente le era tornato alla mente l’inizio di tutto.”.


NEW ORLEANS, OGGI


Colonna Sonora – The Memory (fino alla fine)

Hank si schiarisce la voce e fa per bussare, poi ci ripensa per l’ennesima volta. Non sa perché è così nervoso, non è da molto che l’ha salutata e sa che Josie sarà contento di vederlo.

HANK: Non fare lo stupido Hank, forza.

Alla fine si decide a bussare. Dopo poco, Josie lo apre, ma quando lo vede la sua espressione assume un tono amareggiato.

JOSIE: Hank.

josie 4sea

HANK: Sì, proprio io! E sai, non abito proprio qui dietro, quindi non so… Mi rendo conto che gli striscioni sarebbero eccessivi, ma almeno un sorriso…

JOSIE: Cosa vuoi?

Hank la guarda, senza capire.

HANK: Io… Posso spiegartelo dentro?

Josie fa un piccolo cenno del capo, lascia la porta aperta per farlo entrare.

JOSIE: Chiudi…

Hank la vede scomparire in cucina, la segue sempre più spaesato.

HANK: Ehm… Tutto bene?

Josie lo guarda, ora Hank vede che oltre all’espressione delusa sono gli occhi ad essere lucidi.

JOSIE: Non lo so, dimmelo tu.

HANK: Credimi, non capisco…

JOSIE: Nemmeno io capisco, Hank. Ma forse tu puoi aiutarmi a farlo.

Josie indica un giornale sul tavolo, che Hank non riconosce subito.

HANK: Il New York Times?

Un’idea gli balena improvvisamente.

HANK: Hai letto del… Concerto di beneficenza?

Josie sgrana gli occhi.

JOSIE: Concerto di beneficenza?

HANK: Sì, quello che hanno organizzato Liz e Beth, per aiutare il Medical Hospital… Sono venuto apposta per invitarti, penso che sarà una bella esperienza e mi piacerebbe che tu ci fossi…

Josie lo guarda, seria, cercando di ignorare il magone in gola.

JOSIE: Sei sicuro, Hank?

HANK: Certo, perché non dovrei? So che… Che noi due non stiamo insieme, e rispetto la tua scelta, ma..

JOSIE: La mia scelta.

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Hank vede la ragazza dargli la schiena, passarsi le mani tra i lunghi capelli.

HANK: Sì, la tua scelta…

JOSIE: La mia scelta è stata fatta in base a quello che tu eri, Hank. In base a quello che tu avresti potuto darmi. Ovvero un amore secondario alla tua musica.

Hank corruga le sopracciglia, confuso.

HANK: E questo cosa c’entra ora…

JOSIE: C’entra perché ho pensato che tu fossi questo. Che insomma, il problema fosse da parte tua. Invece non è così, il problema sono io. Sono IO che non verrò mai prima della musica, giusto?

Hank la vede reprimere un singhiozzo, tenta di avvicinarsi.

HANK: Josie, stai straparlando…

Josie si avvicina con un gesto repentino, afferra il giornale accanto al ragazzo.

JOSIE: Ah sì? Sei sicuro?

Scorre la pagina centrale con gli occhi, fino a che non arriva al punto cercato.

JOSIE: “Nemmeno la musica? Nemmeno lei ti farebbe andare avanti?” Tony l’aveva guardata, poi aveva scosso la testa. “Nemmeno la musica. Se non posso condividere i miei successi con te, preferisco rimanere un batterista di un gruppo di provincia.”“Lo dici ora, a 18 anni. Le cose cambiano”, “Questo non cambierà mai”, aveva detto Tony. Sammy l’aveva guardato, dubbiosa. “Come fai ad esserne sicuro?”, “Lo sono e basta.”

Josie alza gli occhi, ormai pericolosamente lucidi.

JOSIE: E questo cosa vuol dire allora, Hank? Liz si è inventata tutto?

HANK: Che cosa sarebbe?

Josie gli porge il giornale con rassegnazione, mentre Hank legge il trafiletto che precede l’estratto.

HANK: “La scrittrice Elizabeth Marshall, figlia del noto cantante scomparso prematuramente Jhonatan Marshall, è pronta ad incantare i lettori con un nuovo libro. Questa storia, ambientata a New Orleans, la sua città natale, parla di sogni, di amicizia e amore. L’amore tra Sammy e Tony, sue ragazzi con due sogni differenti: la prima vuole diventare una scrittrice, il secondo suona la batteria in un gruppo di provincia, ma l’obiettivo è arrivare sui palchi di tutta l’America…”

JOSIE: Ti ricorda qualcuno, Hank?

Hank rimane in silenzio, lo sguardo fisso sul giornale.

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HANK: Ha scritto un libro… Su di noi.

JOSIE: Già. Su di voi e su di te. Su un te che io non ho mai conosciuto…

HANK: Non puoi arrabbiarti per questo, Josie! Avevo sedici anni!

JOSIE: Non sono arrabbiata per questo, Hank!

josie parla arrabbiata

Josie lo guarda, ormai in lacrime.

JOSIE: Sono arrabbiata perché ho sempre creduto che tu non potessi dare più di quello che mostravi. E invece puoi. Solo che non puoi farlo con me.

Hank la guarda asciugarsi una lacrima, prova ad avvicinarlesi.

HANK: Io e Liz…

JOSIE: Tu e Liz. E’ sempre stato tu e Liz, Hank. Io sono stata una parentesi, e lo sai anche tu.

HANK: Non è vero. Tu sei importante, ci sei stata in momenti difficili e…

JOSIE: E mi vuoi bene. Ma non mi ami.

Hank la guarda, pronto a smentire, ma Josie lo ferma.

JOSIE: E tu non dovresti essere qui, ora. Ma ci sei perché hai paura di vederla. Solo che non puoi continuare ad avere paura per tutta la  vita. E io non posso continuare ad accontentarmi del tuo 60%. Io voglio qualcuno che mi ami come….

Josie guarda il giornale, fa un sorriso disperato.

JOSIE: Come Tony ama Sammy. Io voglio essere la Sammy di qualcuno, Hank. Ma tu hai già la tua.

Hank apre la bocca per ribattere, ma le parole non gli escono più. Guarda il giornale, l’irrazionale impulso di leggere quello che Liz ha scritto, mentre le parole di Josie gli rimbombano in testa come il suono della verità.

JOSIE: Quindi ora… Ti prego, vai via.

Hank la guarda, guarda quel volto che ha baciato tantissime volte, quello che gli ha strappato un sorriso e lo ha accolto sempre, tutte le volte che era euforico per la musica, o triste… Per Liz. La guarda e pensa che Josie ha ragione, che non si merita questo, e che non può illuderla per la paura di rimanere da solo.

hank-pensa-commosso

HANK: Josie, io…

JOSIE: Non dire niente, per favore.

Rimangono a guardarsi un attimo, e Hank sente assurdamente gli occhi pizzicare.

HANK: Allora… Allora..

JOSIE: Addio, Hank.

Josie gli rivolge un sorriso incoraggiante e Hank pensa che sia fuori luogo, come quella conversazione, come il suo comportamento, come tutto quello che ha vissuto in quei due anni. Eppure non aggiunge altro, e dopo un ultimo sguardo alla ragazza si avvia verso la porta di casa. Appena la porta si richiude, Josie si appoggia al tavolo, sconquassata dai singhiozzi.

josie-piange-sotto-lacqua

 

 

 

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7 Risposte a “5xO5 – THE MEMORY”

  1. Hai colto in pieno il punto su quello che volevo dire di Liz e l’hai scritto sicuramente meglio di come avessi mai potuto esprimerlo io, ho pensato esattamente quello, grazie 🙂
    Riguardo a Josie e il suo futuro, è quello che immagino se è rimasta troppo sconvolta dall’aver lasciato Hank. Me la immaginavo che spazzola i gatti e piange ripensando ad Hank. Sicuramente è riuscita ad illuminare il nostro batterista. Forse avevo sottovalutato la potenza di quelle parole, da questa nuova visione deduco che forse ha preso veramente coscienza della sua situazione e ha deciso veramente di cambiarla. E’ inutile fissarsi su battaglie che non si possono vincere, è solo un dispendio di energie e speranze. Josie è sempre stata la seconda scelta di Hank, ma nessuno vuole quel posto. Ammetto che per lei mi è dispiaciuto molto, perché forse è stato uno dei più grossi danni collaterali visti fino ad ora. Non credo nel destino o simili ma penso anche io, che tutti meriterebbero di trovare la propria Sammy (o Tony).

  2. Josie, come scrivevo sotto, secondo me ha compiuto una scelta coraggiosa. Ha deciso di mettere un punto ad una situazione che chiaramente aveva delle falle, ma se avesse aspettato Hank chissà quando sarebbe accaduto.. Penso che sia un personaggio molto forte, e che da questa decisione la sua vita possa solo ripartire.
    Jessy e il professor Grey è un tema che tratteremo nella prossima puntata: Jessy per la prima volta ha qualcuno che l’ascolta, e bisogna ammettere che sta facendo, seppur lentamente, dei passi avanti.

    Sono felice che tu ti senta vicino a tutti, indistintamente: stanno affrontando tutti dei singoli percorsi, ma come si può “nasare” la reunion è vicina, quindi… Vedremo cosa succederà nelle prossime puntate 😉

  3. Awwwwnnn <3
    La scena di Jessy e Justin ha fatto emotivamente male anche a me mentre la scrivevo 🙁
    Liz e il cimitero sono stati da hard feelings per tutti, sono contenta di vedere che Jhonatan Marshall è ancora nei vostri cuoricini 🙂
    La frase di Josie rimane il best quote della puntata anche per me.
    Ellie farà il SUO percorso in questa stagione, finalmente. Per dirlo con le sue parole, è stata nell'ombra anche troppo.
    Grazie per il commentino! <3

  4. Concordo su quanto dici, anche secondo me l’idea che Liz scriva del suo passato per ricordare di quando era felice dà molta tristezza, ma è il rovescio della medaglia del “dare eternità ai momenti felici”. Quello che cambia è un pò la motivazione, cioè.. Perchè voglio dare eternità a quei momenti? Perchè sono gli unici felici che ho avuto o perchè sono un bel ricordo? Liz è in un momento della sua vita molto triste (ma credo lo abbiano capito tutti) quindi propende per la prima… Hank mi fa più pena di Josie; perchè per te finirà gattara? Io invece penso che sarà in grado di prendere in mano la sua vita, perchè invece di sbattere continuamente la testa su qualcosa che non può essere, decide di cercarlo altrove. “Voglio essere la Sammy di qualcuno” per me racchiude tutto questo.
    Contenta che ti sia piaciuta la frase di Ethan (ha riscosso successo, vedo 🙂 ) e le altre scene, ci tenevo molto!
    Alla prossima!

  5. Cavoli…
    Partiamo dall’ultima scena perchè devo ammettere che non mi aspettavo questo tipo di reazione da Josie, solo che tutto quello che si percepisce in queste serie, ovvero un rapporto fra Hank e Liz che va oltre, oltre tutto e tutti, è descritto benissimo dalle parole di Liz. Come si fa ignorare una cosa simile? Ci credo che Josie ne sia stata sopraffatta… e che abbia deciso di chiudere con Hank. Come dire: era una decisione che prima o poi avrebbe dovuto prendere, ma la prenderà anche Liz con Ethan? O sarà Ethan a prenderla al suo posto, come ha fatto Josie con Hank?
    Ora mi chiedo cosa accadrà, cosa accadrà quando Liz e Hank si rivedranno…
    Un’altra scena molto intensa è stata quella di Liz e Ethan al cimitero, l’hai descritta benissimo. Ho avuto i brividi, e sei stata così efficace, che è stato davvero come se noi lettori fossimo lì, di fianco, a Liz, del tutto impotenti di fronte al suo dolore.
    Devo ammettere che mi trovo anch’io un po’ provata da tutta questa situazione, sembra che non ci sia un via d’uscita dalla sofferenza.
    Si trovano tutti a compiere delle scelte o a subirle, ferendo inevitabilmente chi hanno di fronte, e ferendosi a propria volta. è come se, in un modo o nell’altro, si avessero sempre le mani sporche di sangue…
    Sono molto vicina a tutti personaggi in questo momento.
    È un durissimo colpo anche il discorso di Ethan a Vicky, quando dice che lui e Liz non sono riusciti ad essere forti assieme nemmeno nel dolore, solo che lui travolto com’è dalla sua sofferenza, che pare abbia volontà e energie proprie, non si rende conto che il dolore di Liz non è inferiore al suo. Non lo è affatto.
    Jessy che prova qualcosa per il Dottor Grey…avevo cominciato a pensarci dalla scorsa puntata, sai? e devo ammettere che sono curiosa di sapere se se ne accorgerà anche lo psicanalista, o il suo atteggiamento più freddo, di questa puntata, sia proprio dovuto al fatto che qualcosa ha percepito…chissà…
    Attendo la prossima, anche per scoprire di più sulla scelta di Ellie!! ♡♡♡

  6. puntata come sempre all’altezza delle altre. Personalmente questa è la stagione più bella fino ad ora; il che è strano considerato che più un serie si dilunga più ha la tendenza a far schifo! XD
    difficile dire quale scena mi sia piaciuta più delle altre, ma dovendo metterne una credo sceglierò il flashback di Jessy e Justin. Emotivamente ti distrugge. mi hanno fatto pena tutti e due: Justin perché non si sentiva desiderato da Jessy e Jessy perché sentiva il mondo andare avanti e lei bloccata a guardare la tv. struggente. sul serio.
    seconda classificata Liz (a pari merito con Ethan). la scena sulla tomba di Jhon mi ha distrutta, poi con quella canzone dietro… nun j’a a fò!!! ho già capito che da questa stagione ne uscirò a pezzi e soprattutto senza lacrime.
    come ho avuto modo di dire qualche puntata fa, non mi sento di puntare il dito né contro Liz né contro Ethan. Li capisco entrambi e ognuno ha le sue buone ragioni per essere triste e arrabbiato con l’altro. Non penso che torneranno mai assieme. quello che è successo è troppo grande, troppo traumatico.
    Terzo posto per Josie… “voglio essere anche io la Sammy di qualcun altro”. devo commentare o questa frase è abbastanza eloquente??
    Liz e Hank “assieme” pur essendo lontani sono super OTP!!! chissà se saranno uno l’endgame dell’altro!!! aaaaargh devo sapereeee!!!
    Top Ellie che se le fa tutte!!! All’attivo abbiamo Mackenzie, Terry e ora Rebecca!!! non male direi!!! aahahah son felice che finalmente stia prendendo in mano le redini della sua vita e senza passare tanto per il sottile! ha sempre avuto un carattere forte. son convinta che riuscirà a realizzarsi, sia sentimentalmente che non!
    E voglio concludere dicendo che il momento in cui si capisce che il romanzo di Liz racconta la storia della sua vita e delle persone che la circondano è da premio oscar per la letteratura universale <3 <3 <3 non puoi capire quanto mi mancheranno.

  7. Ennesima puntata ricca di momenti interessanti e ben realizzati, ormai ho preso l’abitudine di appuntarmeli su un foglietto per non scordarmeli, così da evitare il rischio di non riuscire ad annoiarvi abbastanza con la mia logorrea 🙂
    – Trovo interessante la frase su cosa si vuol far arrivare al lettore, espressa da Lena e anche la risposta seguente di Liz.
    – Sono curioso di sapere cosa ha detto Liz a Kat, immagino debba aspettare fino a giovedì sera 🙂
    – Robbie è proprio un’adorabile vecchietta isterica!
    – Ho amato Ellie quando fa rispettare la fila e sempre lei mi ha fatto una gran tenerezza al pub, l’avrei voluta strapazzare di coccole.
    – Mac si rivela il top, visto che le piace che la gente dica la verità, è una cosa che tendo a preferire anche io o almeno che siano veramente dei bravi bugiardi.
    – Domanda importante: posso unirmi al gruppo di quelli che invidiano Nick???
    – Hank che vede la chiamata di Liz e gli viene lo sguardo da bambino davanti ai regali di Natale, che pacioccoso 🙂
    – Trovo ben riuscita anche l’immagine di Liz che si culla, risentendo la voce di Hank, come il fatto che quest’ultimo la senta sorridere, trovo il tutto molto dolce.
    – Ethan ha smosso un discreto odio verso di lui, in queste puntate, ma devo dire che la frase che dice a Vicky, sul resistere nei momenti di dolore, mi sembra molto saggia. E’ facile essere felici quando le cose vanno bene, quindi questa sua affermazione, da una bella nota di realismo, alla sua vicenda e a tutto il telefilm. Con questo non voglio dire che mancasse di realismo, però è un’affermazione molto profonda per un telefilm e mi ha positivamente colpito.
    – Per spezzare la serietà del punto precedente, vorrei far notare, che praticamente Liz decideva i vestiti di tutti i suoi amici! Mi piacerebbe andare a far shopping con lei, così le posso far decidere il mio guardaroba 🙂
    – Notevole la frase di Nick all’aeroporto, riguardo le cose che desideriamo, è una gran verità.
    – Hank che mente a se stesso mi fa una gran pena, per non parlare della povera Josie e il suo futuro da gattara. Io lo dicevo che era meglio che ritornava con Taylor (non ditelo in giro ma lei a febbraio è a Bologna, anche se con un gruppo un po’ meno femminile di quello che l’accompagnava qui su Crossroads 🙂 )
    – Nella commovente scena di Liz che parla con la tomba del padre, alla fine ho pensato che sarebbe stato meglio che quelle parole le avesse rivolte ad Ethan, che forse l’avrebbero aiutato a darsi una svegliata. Che mi sembra sia stata la stessa idea del loro terapista.
    – Il pezzo più triste della puntata, che secondo me forse è una delle più tristi in assoluto (fino ad ora questa stagione è stata una gara dura) è stato quando Liz esplicita l’idea che trasporta i ricordi su carta per “ricordare di essere stata felice”. Detto così sembra che nega assolutamente la possibilità di una felicità futura, che è un’eventualità drammatica. Speravo in un portarli su carta, per donare l’eternità a quei momenti felici.
    Ora torno in trepidante attesa per il fatto che ci stiamo avvicinando a Chrismukkah!!! 🙂

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