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Telefilm su Carta di Elisa Pitta è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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5×15 – STARS

Se vi siete persi gli episodi della prima,seconda, terza e/o quarta stagione, cliccate qui: 

PREVIOUSLY ON CROSSROADS

Volevo inoltre ringraziare tutti per il supporto e per seguire la storia, dai grafici del blog sembrate davvero tanti! E siamo arrivati  all’ultima stagione di CrossRoads.. Ora più che mai ho bisogno del vostro parere per salutare degnamente Liz and company 🙂


NEW ORLEANS, OGGI


 

Ellie sobbalza di colpo, accorgendosi che il braccio su cui sorreggeva la testa sta cedendo. E’ ormai sera, è arrivata a New Orleans da un paio di ore, non è nemmeno passata davanti a casa. Ha raggiunto la palazzina di Mackenzie e poi si è fermata, indecisa su cosa fare. Se suonasse si troverebbe davanti Mathias, il padre di Mackenzie. E non saprebbe cosa dire. Il coraggio che l’ha portata a prendere l’aereo e lasciare tutti i parenti a Los Angeles l’ha abbandonata non appena ha visto la casa della ragazza. Ellie ha ripensato a tutto quello che ha vissuto tra quelle mura, e d’improvviso si è sentita in colpa. E allora è rimasta seduta su un muretto poco distante dalla porta di casa, a guardare l’uscio, chiedendosi cosa fare. Poi la porta si apre di colpo.




Mackenzie guarda il padre, appoggia la tazza di caffè sul tavolo.

MACKENZIE: Grazie per questa dose di energia. Mi serviva.

Mathias annuisce, partecipe.

Mathias

MATHIAS: Stasera sei a cena qui, o…?

MACKENZIE: Credo di sì. Devo andare da Justin, poi dovrebbe arrivare Hank…

La ragazza si blocca di colpo, pensando alla laurea di Ellie.

MATHIAS: Hai parlato con..

MACKENZIE: No.

Il tono perentorio della ragazza non scoraggia il padre.

MATHIAS: Pensi che non si meriti gli auguri?

Mackenzie si gira di colpo, in mano il giubbotto di pelle.

MACKENZIE: Non si tratta di “meritare” o meno, papà. Si tratta del fatto che la persona che si è laureata non è la persona che conoscevo. E’ un’estranea.

Mathias la guarda intensamente, dopo poco fa un piccolo cenno d’assenso.

MATHIAS: Invece Ellie l’avresti chiamata?

MACKENZIE: Ellie non mi avrebbe mai tradito.

La ragazza si infila il giubbotto nel silenzio della cucina.

MACKENZIE: Ci vediamo dopo.




Colonna Sonora – Chasing Cars (3 scene)

Ellie sente il cuore fermarsi quando vede la porta aprirsi e Mackenzie uscire fuori. Prova ad alzarsi, ma sente le piante dei piedi fortemente ancorate al terreno, le gambe che si rifiutano di eseguire i comandi. Ellie resta a guardare Mackenzie allontanarsi lungo il viale, sempre più lontana da lei. Di colpo si alza, e senza rendersene conto, la raggiunge. Non la chiama, è la ragazza che sentendo dei passi si ferma, e si gira. E se la ritrova davanti.


NEW YORK, DIREZIONE AEROPORTO


Jessy si riscuote dai suoi pensieri, decide di interrompere il silenzio che si protrae dalla partenza tra lei e Liz.

JESSY: Beh, è stata sicuramente una laurea movimentata, no?

Liz si gira di colpo, la guarda come se fosse sorpresa di trovarla lì, accanto a lei.

LIZ: Già.

JESSY: Cosa ne pensi?

Liz si passa una mano sulla fronte, tenta di scacciare dalla mente le parole di Hank.

LIZ: Non lo so… Forse a volte è troppo tardi.

Jessy aggrotta le sopracciglia, intuisce che l’amica non sta parlando esclusivamente di Ellie.

JESSY: E’ successo qualcosa con Hank?

Liz fa un profondo respiro.

LIZ: Lui mi ha detto…Mi ha detto che è ancora innamorato di me.

Jessy si gira di scatto, quasi strattona la cintura messa per prepararsi all’atterraggio.

JESSY: Cosa? E.. E tu?

LIZ: E io… Io sto con…

Liz si interrompe, guarda in terra, mentre l’aereo si prepara ad atterrare. Jessy la guarda, comprensiva.

JESSY: “Stavi”, Liz.

LIZ: Se uso il passato significa che mi sono arresa.

JESSY: O che l’hai accettato.

Liz la guarda, Jessy vede nel suo sguardo un dolore e un’incertezza che ricordava di aver visto solo molti anni prima nello sguardo della ragazza. Poi l’aereo atterra.


NEW ORLEANS, OGGI


Ellie cerca per un attimo di riattivare la salivazione, mentre Mackenzie continua a guardarla, il suo volto un miscuglio di emozioni diverse.

ELLIE: Ciao.

Ellie si sforza di fare un sorriso, nonostante il volto di Mackenzie sia di colpo diventato imperscrutabile.

ELLIE: Io… Come stai?

Mackenzie la guarda, le affiorano mille domande che vorrebbe porle, iniziando dal perché la ragazza sia lì, a New Orleans, quando dovrebbe festeggiare la sua laurea, come abbia fatto ad arrivare prima di Hank, cosa sia successo in questi giorni e in tutti questi mesi. Invece si sforza di assumere un tono distaccato, la rabbia che nonostante il tempo non riesce a trattenere.

MACKENZIE: Perché sei qui, Ellie?

ELLIE: Perché… Perché mi dispiace, Mack. Perché mi sono comportata male, perché ho fatto cose che non ti meritavi. Il mio stato mentale, quello che pensavo fosse più giusto per me in quel momento, non mi giustifica.

MACKENZIE: No, non lo fa. Così come non possono farlo queste parole.

Ellie si sforza di trattenere le lacrime, ignorando il tono duro di Mackenzie continua a guardarla negli occhi. Sa di meritare ogni parola.

ELLIE: Hai ragione. E non cerco una giustificazione. Avevo solo bisogno di dirti che mi dispiace. Ne avevo bisogno e ne avevo il dovere. Così come quella di darti delle spiegazioni, anche se ora so che è tardi….

MACKENZIE: Sì, lo è. E’ tardi e non cambia le cose.

Ellie nega lentamente.

ELLIE: Invece sì. Le cambia a me.

Mackenzie rimane un attimo a guardarla, sulla via che conduce a casa sua, quella che hanno fatto tantissime volte assieme e che la ragazza ha fatto da sola più di una volta, compresa quella in cui portava una busta con sé, che conteneva i suoi sogni e poi le aveva fatte allontanare. Torna con gli occhi su di lei, e per un istante le sembra di guardare quella Ellie di tanti anni fa, quella preoccupata per loro, terrorizzata da una relazione ma pronta a rischiare, non la persona che l’ha tradita mesi prima. Ma è solo un attimo.

MACKENZIE: E invece no. Io non ti perdonerò mai, Ellie.

Ed Ellie viene quasi scossa da quelle parole, ma si sforza di trattenere le emozioni, anche se la voce le trema.

ELLIE: Sapevo che avresti detto così.

MACKENZIE: E allora perché sei venuta?

Ellie abbassa lo sguardo per un attimo, e quando lo rialza Mackenzie è stupita non tanto delle lacrime negli occhi della ragazza quanto del piccolo sorriso commosso che le si affaccia sul volto.

ELLIE: Perché ho voglia di sperare che un giorno ci riuscirai, nonostante tutto. Ho bisogno di sperare, Mack. Spererò fino alla fine.

La ragazza la guarda ancora un attimo, regalandole quel sorriso strano, poi si gira e si allontana, Mackenzie non sa nemmeno diretta dove e per un attimo vorrebbe chiederglielo, alza un braccio in direzione della schiena di Ellie, ma non pronuncia alcuna parola. La guarda allontanarsi, mentre le parole della ragazza fanno rumore dentro di lei.




Logan e Nick scorgono Hank tra la folla, il cantante si affretta ad informare Roy.

NICK: E’ arrivato!

Nick lo guarda, un sorriso di aspettativa sul volto. Vedono Hank avvicinarsi, un sorriso incerto che Nick attribuisce allo spaesamento.

NICK: Allora, com’è andata?

Hank si sforza di sorridere, ma scuote la testa e Nick capisce che in quel sorriso c’è qualcosa che non va.

HANK: Non è andata.

NICK: Cosa? Cosa ti ha detto?

HANK: Niente. Non ha detto niente.

NICK: Ma com’è possibile? Insomma, sei stato chiaro? Magari ha frainteso…

HANK: No, Nick, non può avere frainteso. E ora non voglio fraintendere nemmeno io.

Nick prova a ribattere, ma Logan interviene, captando il tono freddo di Hank.

LOGAN: Andiamo adesso. Ne parliamo in hotel.

HANK: Non c’è niente di cui parlare.

Poi Hank li supera, e segue Roy verso l’uscita.




RETTORE: Purtroppo non abbiamo buone notizie.

Justin guarda il rettore dell’università, poi sposta lo sguardo sui suoi colleghi. Sono quelli più giovani, assunti come lui da poco e invitati all’incontro di quella sera.

RETTORE: Lo stato della Lousiana non ha fondi da indirizzare all’università. Questo non prevede la chiusura della LSU, fortunatamente, ma il taglio ai fondi sicuramente sì. Potete immaginare come mai ho convocato proprio voi.

Justin scoglie le braccia incrociate, guarda il rettone.

JUSTIN: Siamo gli ultimi arrivati.

RETTORE: E siete i professori delle materie artistiche, principalmente.

Justin guarda i suoi colleghi ancora una volta, poi uno di loro si schiarisce la voce.

INSEGNANTE: Quindi è questa la linea politica attuata? Vogliono sacrificare l’arte?

RETTORE: Lo Stato ritiene che bastino i corsi della UNO…

JUSTIN: Quelli che ho frequentato io. E sono una cosa completamente diversa.

Il rettore guarda Justin, un sorriso di scuse sul volto. Quel ragazzo gli è sempre piaciuto, ma non può fare nulla per lui, stavolta.

RETTORE: Lo so, Justin. Ma si guardi intorno… Ormai a New Orleans nessuno pensa più alla musica.

Justin guarda il rettore, annuisce suo malgrado, mentre una forte frustrazione lo pervade.

JUSTIN: Quindi quando è la data di scadenza?

RETTORE: Entro la fine dell’anno.

INSEGNANTE: In pratica abbiamo ancora tre mesi di attività.

RETTORE: Vi ho avvisato non appena ho saputo. Spero sia abbastanza per cercare un altro lavoro o… Per cambiare aria.




Justin esce dall’accademia arrabbiato, percorre quasi correndo le scale dell’ingresso. Vorrebbe prendere a calci tutto, si dice mentre stringe i pungi e pensa ai sacrifici fatti, alle scelte prese, e si confessa ancora una volta che insegnare gli piace, che non è un ripiego ma una passione forte, che parte sempre dal suo primo grande amore: la musica.

“Giornata stressante?”

Si gira di colpo, riconoscendo la voce. La vede, camuffata in un berretto da baseball e grossi occhiali da sole.

MACKENZIE: Stavi quasi per scapparmi.

JUSTIN: Quando sei arrivata?

MACKENZIE: Stamattina. Ma… Ho avuto degli imprevisti.

JUSTIN: Che tipo di imprevisti?

Mackenzie scrolla le spalle, gli si avvicina sorridendo.

MACKENZIE: Parliamo prima dei tuoi, ok?

Poi la ragazza gli passa un braccio sulle spalle, e i due si avviano lungo il vialetto.

JUSTIN: Dove andiamo?

MACKENZIE: A piedi da nessuna parte. Abbiamo una macchina che ci aspetta in fondo alla strada.


NEW YORK, OGGI


Liz sente Jessy muoversi in cucina, si decide ad alzarsi dal letto, a distogliere gli occhi dal soffitto. Non riesce a razionalizzare quello che è successo solo poche ore prima, la decisione di Ellie, la confessione di Hank, come se tutto dovesse necessariamente ritornare al principio. Non è questo che si era immaginata per lei, ma Ethan sì. Ethan lo aveva sempre temuto, ed è per quello che si sente in colpa.

Si alza dal letto, apre la porta certa di vedere Jessy intenta a cucinare, invece l’amica è al computer, che trascrive febbrilmente qualcosa su un foglio di carta accanto a lei per poi tornare con gli occhi sullo schermo.

LIZ: Dimmi che stai finendo il finale al posto mio.

Jessy alza gli occhi, quasi sorpresa di vederla lì, gli occhi che brillano.

JESSY: Ho un’idea.

LIZ: Per il finale?

JESSY: Per Justin.

LIZ: Justin? Per la storia del lavoro?

Jessy annuisce, fa un piccolo sospiro.

JESSY: L’ho chiamato. Prima, quando eri con Hank…

E Liz ha di nuovo quella sensazione spiacevole, di predestinazione.

LIZ: Non me lo hai detto…

JESSY: Non mi sembravi dell’umore. In ogni caso… Ho pensato che potrei fare il mio progetto su New Orleans.

LIZ: Il progetto per essere ammessa al corso di laurea?

Jessy annuisce.

JESSY: Esatto.

LIZ: Quindi lo farai.

JESSY: Quindi lo farò. Se lo vinco… Attueranno il progetto e farò il corso gratuitamente.

LIZ: Rimarrai a New York per altri tre anni.

Jessy annuisce, per un attimo il suo sorriso vittorioso vacilla.

LIZ: Eppure lo stai facendo per Justin.

JESSY: Lo sto facendo per Justin perché lui è l’amore della mia vita, Liz. Perché lui c’è stato sempre quando ne avevo bisogno, ed ora ho l’occasione di fare lo stesso per lui.

LIZ: Come fai a dire che è l’amore della tua vita? Vi siete lasciati.

Jessy la guarda, fa un sorriso comprensivo.

JESSY: Perché io non valuto l’entità di un rapporto dalla sua durata. Non so se io e Just torneremo mai assieme, se il nostro destino è trovare altre persone e imboccare altre strade, ma non cambia quello che siamo stati l’uno per l’altro. E innamorarsi di nuovo, o reinnamorarsi di qualcun altro, non tradirebbe minimamente quello che mi lega a lui.

Liz la guarda, quasi ferita.

LIZ: Perché mi stai dicendo queste cose?

JESSY: Perché nemmeno tu una volta giudicavi i rapporti dalla loro durata, Liz. E mi dispiace tu abbia iniziato a farlo ora, perché… Ho paura tu possa perdere l’occasione di essere di nuovo felice.

Liz distoglie lo sguardo, sente un magone formarsi all’altezza della gola.

LIZ: Io e te siamo diverse, Jessy. Abbiamo due storie diverse.

JESSY: Sei ancora innamorata di Hank, Liz?

Liz si gira di colpo, la guarda quasi stupita di quella domanda così diretta.

JESSY: Perché la differenza sta tutta qui, secondo me.


NEW ORLEANS, OGGI


Justin scende dalla macchina, guarda Mackenzie ironico.

JUSTIN: Tutto questa suspence per portarmi a casa mia?

Mackenzie chiude la portiera dall’altro lato, lo guarda alzando le spalle.

MACKENZIE: Che vuoi che ti dica, sono un personaggio famoso ormai, devo tutelare la mia privacy….

Justin scuote la testa, si avvicina al portone di casa, cercando le chiavi nella tasta.

JUSTIN: Cosa non si fa per scroccare una birra…

Per un attimo abbiamo pensato non arrivaste più!”

Justin si gira di colpo, riconoscendo la voce di Nick. Vede i tre altri membri dei Carpe Diem scendere da una macchina parcheggiata poco distante, avvicinarsi a Justin. Hank, a capo di tutti, si ferma quando è solo a pochi centimetri dall’amico.

JUSTIN: E voi… Quando…

HANK: Pensavi davvero non sarei venuto?

L’amico lo guarda, si limita a scuotere la testa, commosso.

HANK: Sono arrivati i rinforzi, Just.

Poi i due si abbracciano, e per un secondo Justin si sente sollevato.

LOGAN: Non per interrompere il momento, ma… Questa cassa di birra pesa.




Justin si siede dopo poco, ritrovando una sedia nella camera da letto. Di fronte a lui, i Carpe Diem al completo. Nick gli porge una bottiglia di birra.

NICK: Però, ti sei sistemato bene.

Justin scrolla le spalle, prima di fare un sorso.

JUSTIN: Avresti dovuto venirci i primi tempi, quando c’era Je…

Il ragazzo si interrompe di colpo, poi fa un breve sospiro.

JUSTIN: Andiamo, raccontatemi qualcosa di bello.

Logan fa una risata nervosa.

LOGAN: Penso che tu abbia fatto la domanda sbagliata, amico.

Justin guarda Hank, fiducioso.

JUSTIN: Beh, tu non hai niente da dire?

Hank scuote la testa, mentre Mackenzie si gira verso di lui.

MACKENZIE: Sì, infatti. Com’è andata con Liz?

HANK: Non è andata.

JUSTIN: Non glielo hai detto? Andiamo, Hank, non glielo hai detto nemmeno stavolta…

HANK: Sì invece. Gliel’ho detto. Le ho detto che la amo, quindi penso che più chiaro di così….

JUSTIN: E lei?

Hank guarda l’amico, alza le spalle, esasperato dalla ciclicità di quelle domande.

HANK: E lei non ha detto niente.

MACKENZIE: Cosa vuol dire che non ha detto niente?

HANK: Vuol dire che è stata in silenzio. Anzi no, mi ha detto che avrei perso l’aereo e quindi… Eccomi qui.

Il batterista fa un lungo sorso, poi riappoggia la bottiglia sul tavolo, guarda l’amico di sottecchi.

JUSTIN: Beh… Non puoi biasimarla se è rimasta in silenzio. Glielo hai detto in aeroporto, dieci minuti prima di partire, e lei è sicuramente confusa. Ma prima o poi…

MACKENZIE: Hai fatto bene ad andartene.

Justin guarda l’amica, un sopracciglio aggrottato.

JUSTIN: E perché?

MACKENZIE: Perché se è confusa non è decisa. E se non è decisa vuol dire che non sa cosa vuole.

JUSTIN: O forse che non vuole essere impulsiva, Mack. Non vuole dire cose di cui potrebbe pentirsi.

MACKENZIE: Ci sono decisioni che sono inevitabile.

JUSTIN: E questo chi lo dice?

La ragazza porta indietro i capelli, prima di parlare, decisa.

MACKENZIE: Non è difficile, Justin. O sei innamorato, o non lo sei.

JUSTIN: Quindi tutti quelli che si amano stanno insieme secondo questo ragionamento, giusto?

NICK: E invece la vita ci dimostra che non è così.

Mackenzie guarda la bottiglia, le toglie con l’indice una goccia di condensa.

MACKENZIE: In ogni caso, io sto con Hank.

LOGAN: E questo da quando?

MACKENZIE: Da sempre. Forse… E’ meglio così. E’ meglio che lui e Liz…

JUSTIN: Hai visto Ellie.

La ragazza alza gli occhi di scatto.

MACKENZIE: E tu come lo sai?

Si gira verso Hank, guardinga.

MACKENZIE: Glielo hai detto tu?

HANK: No, io so solo che è scappata nel bel mezzo della sua laurea, nemmeno sapevo se era riuscita a raggiungerti prima che andassi da Justin…

NICK: Nel bel mezzo della laurea? Eroico.

MACKENZIE: Smettiamola di essere romantici, Nick.

Poi guarda Justin, curiosa.

MACKENZIE: E allora come lo sai? Te lo ha detto lei?

JUSTIN: Ho tirato ad indovinare. Ti conosco abbastanza da riconoscere quasi tutte le cause del tuo umore.

Mackenzie non nasconde più la rabbia e la delusione ora, torna a concentrarsi sulla bottiglia.

LOGAN: E quindi l’hai vista? Che ti ha detto?

MACKENZIE: Si è scusata. Le ho risposto che era inutile, ha detto che lo sospettava ma non le importava, e voleva dirmelo lo stesso. Poi se n’è andata. Fine della storia.

Logan la guarda, le sopracciglia aggrottate.

LOGAN: Cosa vuol dire fine della storia? Non ci hai detto praticamente nulla…

JUSTIN: Davvero?

Mackenzie guarda Justin, stizzita.

MACKENZIE: “Davvero” cosa?

JUSTIN: Davvero è finita?

MACKENZIE: Come puoi pensare che io possa perdonare quello che mi ha fatto?

JUSTIN: Tu hai mai preso in considerazione l’idea di poterlo fare?

MACKENZIE: No, Justin. Perché non si può. Discorso chiuso.

Il ragazzo la guarda, fa per aggiungere qualcosa ma poi tace, si perde nei suoi pensieri. Logan si schiarisce la voce, cercando di far tornare il buonumore.

LOGAN: In ogni caso, non so se Mackenzie ti ha spiegato qualcosa rispetto al concerto…

Justin si riscuote, nega con il capo.

LOGAN: L’idea è fare un concerto di beneficenza. Insomma, lo abbiamo fatto tante di quelle volte, perché non per salvaguardare la scuola di musica di New Orleans?

Justin li guarda, poi scuote la testa.

JUSTIN: Non posso accettare…

HANK: Oh, e invece lo farai.

NICK: Questa è casa nostra, bello. Se non ci fosse stata questa città, i locali come lo Spotted o l’Hard Rock, non saremmo mai arrivati dove siamo ora. Nessuno di noi.

MACKENZIE: Resta solo da capire dove suonare.

Hank annuisce, partecipe.

HANK: Abbiamo pensato di suonare all’università, così avrebbe visibilità oltre alla raccolta fondi…

Justin annuisce, poi di colpo gli torna in mente Dereck.

JUSTIN: E’ un’idea, però… Io ne ho un’altra.




Colonna Sonora – Where I Sleep

Ellie ripercorre per l’ennesima volta il vialetto di casa, maledicendosi per non aver aspettato i genitori. Per un attimo si chiede a cosa sia servito, poi il suono del cellulare la distrae. Rimane per un attimo a guardare il nome di chi la chiama, confusa, poi risponde.

ELLIE: Pronto?

BECCA: Ciao Ellie, scusa se ti disturbo, starai festeggiando, ma il professor Rouge ha provato a chiamarti tutto il giorno e…

Ellie chiude gli occhi, incassando il colpo. Lo sapeva, Jessy glielo ha perfino ricordato mentre prendeva il taxi, e ora dovrà fare i conti con le sue scelte.

ELLIE: Scusa, non ho risposto perché… Non sono a Los Angeles, al momento.

Rebecca resta un attimo in silenzio, spiazzata.

BECCA: E pensi di riuscire a tornarci per le sette e mezza di domani mattina?

Ellie guarda l’orologio, che segna le nove di sera.

ELLIE: Io… Io credo di no, Becca. Domani chiamerò il professor Rouge, ma sono sicura che lui…. Non avrà problemi a scorrere la lista.

BECCA: Invece sai che ci teneva ci fossi tu.

ELLIE: Lo so, ma… Questo era più importante.

BECCA: Posso chiederti dove sei?

ELLIE: Io sono… Sono a casa. Dovevo parlare con Mackenzie, quindi…

BECCA: E com’è andata?

Ellie fa un sorriso triste, mentre guarda la casa dove è nata.

ELLIE: Come già immaginavo.

BECCA: Quindi…

ELLIE: Quindi Mackenzie mi ha ribadito che sono una stronza, e che non mi perdonerà mai. Ma va bene così.

Rimangono per un attimo in silenzio, poi Becca torna a parlare.

BECCA: Hai fatto quello che dovevi.

ELLIE: Peccato non averlo fatto subito.

BECCA: Mi sembrava di aver capito che volessi chiudere con i rimpianti.

ELLIE: E’ così.

BECCA: Quindi spero che questo non ne diventi un altro, Ellie. Lavorare all’università era una grande opportunità e adesso….

ELLIE: E adesso troverò qualcos’altro. Avevo bisogno… Di fare questa cosa. Umanamente parlando.

Ellie sente silenzio dall’altro capo del filo.

BECCA: Lo so. Proverò a parlare con il professor Rouge, ma non ti assicuro niente…

ELLIE: No, lo farò io. Ma grazie. Davvero.

Le due rimangono in silenzio, Ellie sente in lontananza l’arrivo di una macchina.

BECCA: Buona fortuna, Ellie.

ELLIE: Anche a te.

Poi la comunicazione si interrompe, ed Ellie sente una portiera aprirsi. Si gira e vede i suoi genitori scendere dal taxi, la madre andarle incontro, abbracciarla preoccupata.

ANNE: Che è successo Ellie? Com’è andata?

Ellie alza le spalle, cerca di nascondere la commozione.

ELLIE: E’ andata. Andiamo a casa, ora.

 


NEW YORK, IL GIORNO DOPO


Lena Dubay abbassa i fogli, guarda Liz, seduta di fronte a lei, in attesa.

LENA DUBAY: Sono sorpresa.

LIZ: Perché? I pezzi non vanno bene?

L’editor scuote la testa, non distendendo però la ruga formatalesi al centro della fronte.

LENA DUBAY: No anzi… I pezzi funzionano, eccome. E’ solo che… Credo sia la prima volta in tutta la mia carriera che mi trovo davanti uno scrittore che non sa come finire il proprio romanzo.

Liz tentenna, cercando di spiegare all’editor quello che pensa.

LIZ: No, io… Sono solo indecisa tra queste due opzioni…

LENA DUBAY: Radicalmente opposte.  In una la protagonista torna con Tony e nell’altro va via perché capisce che non potranno stare più assieme.

Liz si passa una mano tra i capelli, in difficoltà.

LIZ: E’ che… Non so ancora quale finale sia.. Il più realistico.

Lena Dubay alza un sopracciglio.

LENA DUBAY: Basta pensare a Sammy. Che tipo è Sammy, Elizabeth?

Liz si ferma un attimo, guarda fisso davanti a sé, il volto della Dubay. Quel volto lentamente sparisce,e Liz torna in aeroporto, e davanti a sé ha Hank, che le dice che la ama, e lei rimane in silenzio e lo lascia andare via. E poi sparisce anche Hank, e di fronte a sé c’è Phil, Phil che l’aspetta all’aeroporto e lei che non si presenta, che alla fine sceglie di restare, e lui che parte da solo. E poi si ritrova sul balcone della casa di suo padre, dove Ethan l’aspetta e le dice che non funziona più, che loro non funzionano più, e lei che piange e annuisce e dice che ha ragione, e che se ne va. E poi sparisce tutto e c’è solo lei, all’aeroporto di New Orleans, che torna a casa dopo aver provato a seguire un sogno e aver fallito.

LIZ: Sammy è un personaggio… Che sa quello che vuole. Ma che non lotta fino in fondo per ottenerlo. Non in amore, almeno. Sammy crede che le cose accadano per una ragione, e molto spesso si trova ad assecondare la vita. Non si sforza di cambiare gli eventi. Lo fa solo se ne vale la pena, e per lei solo la scrittura ha questo potere. Perché sa che è un tassello fondamentale per il suo personale “senso” di esistere.

Lena Dubay guarda la ragazza, dopo poco annuisce, capendo più di quello che vuole far sembrare.

LENA DUBAY: Allora mi sembra chiara la strada che prenderà anche questa volta.




Beth si distrae nuovamente, l’articolo appena iniziato che ammicca sullo schermo del computer. Chiude la pagina, torna alla sua casella di posta, ricontrolla il biglietto per Miami. Due settimane, e lo rivedrà. Non può nascondere un sorriso, che viene interrotto da due mani che si appoggiano sul tavolo.

MATT: Beth, l’articolo per oggi?

Beth alza lo sguardo, contemporaneamente cerca di nascondere la pagina delle email.

BETH: Oh io… Sto guardando le ultime cose.

Matt alza un sopracciglio, dubbioso.

MATT: Sicura?

BETH: Sicura! Questione di mezz’ora al massimo…

La ragazza si interrompe di colpo, vede il cellulare lampeggiare accanto a lei, insistente. Matt si gira a sua volta, mentre Beth guarda dubbiosa il nome di Jessy apparire sullo schermo.

BETH: Ehm… Io… Facciamo un’ora, ok?

La ragazza rivolge a Matt un sorriso di scuse, poi afferra il cellulare, incerta si dirige fuori.

BETH: Pronto, Jessy?

JESSY: Ciao Beth. Ti… Disturbo?

BETH: Beh io… Dimmi pure.

JESSY: Ecco, non so se lo sai ma… Justin rischia di perdere il lavoro.

Beth si porta una mano alla bocca, sorpresa.

BETH: Come? Io non… Non lo sapevo, Liz non mi ha detto nulla…

JESSY: Perché lo sappiamo da poco, Hank me lo ha detto ieri… So che i ragazzi sono andati a New Orleans, e penso abbiano un’idea, ma ecco… Io ho la mia.

Beth sente il cuore battere al pensiero di Nick a New Orleans. Ricorda in un attimo le domeniche passate a mangiare pasta nel suo appartamento, ma Beth scaccia le immagini, si sforza di mantenere l’attenzione su Jessy.

BETH: Ti ascolto.

JESSY: Sto seguendo un corso propedeutico per entrare alla facoltà di Arte e… Per vincere una borsa di studio è necessario presentare un progetto riguardo all’investimento di fondi in luoghi inerenti all’arte e… Ho pensato di proporre il fondo per l’università dove lavora Justin.

BETH: Mi sembra una buona idea.

JESSY: Poi ho pensato che come l’università, altri luoghi di New Orleans rischiano di essere chiusi. Justin mi ha detto che anche lo Spotted, il Transylvania e molti altri sono semivuoti ultimamente… Quindi ho pensato di estendere l’idea a tutti i luoghi di interesse culturale presenti a New Orleans.

Beth annuisce, perplessa.

JESSY: E adesso ti starai chiedendo perché ti ho chiamato.

BETH: A dire la verità, sì.

JESSY: Mi chiedevo se ti andasse di scrivere un articolo sulla cosa. Seguire l’intero progetto, trovare un piccolo posticino nel Discover per parlare di questa iniziativa… Non dovessi vincere il concorso, magari attireremmo in ogni caso una qualche attenzione mediatica.

BETH: Io… Devo chiedere, come sai non sono una reporter fissa e proprio ora devo partire per…

Beth si interrompe, pensierosa.

BETH: Sai già cosa pensano di fare i Carpe Diem?

JESSY: No, ma posso informarmi. Perché? Potrebbe determinare il tuo esserci o meno?

BETH: Decisamente sì.


NEW ORLEANS


Logan picchietta nervosamente con un dito contro il rivestimento della macchina, tanto che ad un certo punto un nervoso Roy si gira, sul sedile anteriore.

ROY MURPLE: C’è qualche problema, Logan?

LOGAN: No io… Stavo solo ingannando il tempo.

ROY MURPLE: Siamo qui da soli cinque minuti. Tu di solito hai tempi di attesa molto più lunghi, credimi.

Logan annuisce, si sforza di mantenere ferme le mani, con l’unico risultato di cominciare a muovere spasmodicamente le gambe.

ROY MURPLE: E poi non ho capito come mai sei voluto venire. Poi a quest’ora. Di solito non ti svegli prima delle undici….

E il motivo arriva, Logan vede una massa di capelli biondi alzare la mano nella loro direzione, appena uscita dall’aeroporto. Si avvicina trascinando il trolley, guardandosi intorno curiosa. Poi apre la portiera posteriore, e sorride a Logan prima di girarsi verso Roy Murple.

ADDISON: Eccomi. Mi aspettavate da molto?

ROY: No, cinque…

LOGAN: Sì.

Roy Murple si interrompe, guarda Logan che scuote la testa.

LOGAN: Di mattina ogni minuto viene amplificato.

Addison lo guarda, seduta accanto a lui.

ADDISON: E questa nuova teoria?

ROY MURPLE: Ribadisco, potevi stare a casa.

LOGAN: Non riuscivo a dormire.

ADDISON: Fuso orario?

Logan si stringe nelle spalle, poi non resiste, deve sapere. Abbassa la voce, si avvicina a lei, sorridendo per la vicinanza.

LOGAN: Come stai tu? Tua mamma?

Addison si gira, sorridendole, e i due sono solo a pochi centimetri di distanza.

ADDISON: Molto meglio. L’ho vista più in forma e… Sono più tranquilla anche io, e devo ringraziare te.

Logan si stringe nelle spalle, a disagio.

LOGAN: Non ho fatto niente…

ADDISON: Non inizieremo una discussione in cui io comincio a dire “invece sì” e tu “invece no” fino all’arrivo in albergo, sappilo.

Logan alza un sopracciglio.

LOGAN: Perché, chi ti ha detto che andiamo in albergo?

Addison alza un sopracciglio, divertita.

ADDISON: E dove vorresti andare?

Logan si sposta in avanti, per raggiungere Roy, il cuore che batte forte nel petto.

LOGAN: Roy, possiamo prendere la macchina?

ROY MURPLE: Dove vuoi andare?

LOGAN: A fare un giro…

ROY MURPLE: Assolutamente no.

LOGAN: Andiamo, c’è Addison con me!

Roy Murple si gira, soppesando la proposta. Infine annuisce.

ROY MURPLE: Ok.




Colonna Sonora – It Will Rain (2 scene)

JUSTIN: Direi che sei arrivato.

Nick si gira verso il ragazzo, che lo guarda, al volante della sua macchina.

NICK: Io…

JUSTIN: Tu volevi arrivare davanti alla casa di Beth, giusto?

Nick guarda il ragazzo, poi Mackenzie, seduta al posto del passeggero, diretti allo Spotted.

NICK: Voglio venire anche io.

JUSTIN: Ti aspettiamo.

Hank, accanto a lui, annuisce.

HANK: Prenditi il tempo che ti serve.

NICK: Ci metto un attimo.

Il ragazzo scende dalla macchina, gli occhiali da sole scuri sul viso. Non sa perché ogni volta che arriva a New Orleans una forza incomprensibile lo conduce lì. Sorride tra sé, dicendosi che probabilmente la sua natura da musicista lo rende malinconico. Vede il palazzo silenzioso, si siede sulla loro panchina, appoggiandosi allo schienale.

Ricorda la conversazione avuta con Beth, quella in cui la ragazza proponeva che quello diventasse il loro posto. Se lo ricorda ancora, sono passati quasi quattro anni. Quattro anni che sembrano una vita. Si gira verso il legno della panchina, non sa nemmeno perché, ma deve farlo. Deve incidere qualcosa, deve lasciare il segno di quello che è stato, perché ancora gli fa vibrare il cuore.




Hank, Mackenzie e Justin lo guardano allontanarsi e poi sedersi lontano, sulla panchina di quel piccolo spazio verde. Justin si schiarisce la gola.

JUSTIN: Non gli è ancora passata, è? E pensare a tutto il tempo che ci ha messo per capire che ne era innamorato…

Sente Hank fare un piccolo ghigno triste, lo guarda dallo specchietto retrovisore.

HANK: A volte penso che sia una sorta di punizione. Sai, il karma. Te ne accorgi quando è tardi.

JUSTIN: Siamo noi a decidere quando è tardi, Hank.

MACKENZIE: In una relazione si è in due. Non puoi obbligare qualcuno a provare le tue stesse cose.

Justin guarda Mackenzie, poi si gira vero Hank. Li guarda alternando.

JUSTIN: Sentite, capisco questa negatività. La vita ci ha dato delle belle bastonate nei denti, a tutti e tre. E capisco la voglia, la necessità di chiudere con il passato quando pensiamo  che non possa portarci da nessuna parte. Ma voglio dirvi una cosa.

Justin fa un profondo respiro, mentre i due lo guardano, in attesa.

JUSTIN: Io ci ho provato. Ci ho provato, e mi ricordo che ci ha provato anche Nick. Non so se lo abbiate fatto anche voi, ma se ci provate, e non funziona…Forse dovreste provarci ancora, e ancora, o forse è un segnale per farvi capire di non provarci più. Per dirvi che magari bisogna insistere in un verso, piuttosto che nell’altro. Che forse la strada vecchia non va abbandonata.

Mackenzie scuote la testa, lentamente. Hank invece guarda l’amico, serio.

HANK: Pensi ancora che Jessy sia il tuo destino, Just?

Justin lo guarda, gli occhi lucidi, sorridendo.

JUSTIN: Non ho mai smesso di pensarlo, in fondo.


NEW YORK


Colonna Sonora- Let’s Hurt Tonight (3 scene)

Jessy saluta Ellie, poi torna a concentrarsi sulla valigia. Non sa ancora quanto starà via, ma una energia che non provava da moltissimo la guida, insieme all’agitazione al pensiero di rivedere Justin. Apre nuovamente l’armadio, per metà già svuotato, si chiede cosa metterà quando lo vedrà, e il pensiero infantile la fa sorridere. E’ così che la trova Liz, entrando in camera.

LIZ: Jessy, cosa mangiamo…

La ragazza si ferma, vede la valigia aperta sul letto e per un attimo il solito senso di abbandono la invade. Guarda l’amica, si sforza di sorridere.

LIZ: Quando parti?

Jessy la guarda, decisa.

JESSY: Stavo aspettando te.

Liz fa una faccia confusa.

LIZ: Me? E perché?

JESSY: Perché ho pensato di girare una sorta di documentario su New Orleans. Ho già sentito Ellie, ha detto che è d’accordo, le serve solo una macchina da presa.

LIZ: E io cosa…

JESSY: Vorrei intervistarti. E’ un modo per spiegare che New Orleans è la culla di molti artisti, come la scrittrice Elizabeth Marshall, figlia del celebre musicista Jhonatan…

LIZ: E dei Carpe Diem.

Jessy la guarda, dopo poco annuisce.

JESSY: E dei Carpe Diem.

LIZ: Intervisterai anche loro.

JESSY: L’idea è quella. Devo ancora capire quale sia il loro programma, ma potrebbe venire anche Beth, deve intervistarli per il Rock Magazine e se hanno in programma di fare un concerto….

LIZ: Io non posso venire, Jessy.

Jessy la guarda, dubbiosa.

JESSY: Devi finire il libro? Magari tornare a casa ti aiuterà….

LIZ: No, il libro è… E’ finito, ormai.

Jessy si apre in un sorriso, entusiasta.

JESSY: Ma è fantastico! Allora direi che ti sei meritata un periodo di pausa…

LIZ: No, io… Penso che non sia una buona idea.

Jessy la guarda, seria.

JESSY: Ho bisogno del tuo aiuto, Liz.

LIZ: Lo so, e voglio aiutarti, davvero. Ma puoi intervistarmi qui, e…

JESSY: Tu hai paura.

LIZ: Cosa?

Jessy la guarda, incredula.

JESSY: Hai paura di Hank. Di Hank e di New Orleans.

LIZ: Cosa stai dicendo…

JESSY: Non gli hai risposto. Non lo hai fatto, e non voglio certo dirti io il motivo, lo sai tu e sono affari tuoi. Ma hai deciso di non rispondergli, e questo lo devi affrontare. A meno che tu non voglia eliminare Hank dalla tua vita. E’ questo che vuoi?

LIZ: Non sono mai riuscita ad eliminarlo dalla mia vita.

JESSY: E allora prendi l’aereo e vieni con me. Torniamo a casa, Liz.

Liz abbassa lo sguardo, sospirando.

JESSY: O ti sei pentita del tuo silenzio?

Liz alza lo sguardo, scuote la testa.

LIZ: E che non voglio sbagliare più, Jessy.

JESSY: E pensi che rimanere qui non sia uno sbaglio?

LIZ: Lascerebbe le cose come stanno.

JESSY: Le cose non rimangono mai come sono.

Liz fa per rispondere, di colpo il suono del suo telefono interrompe le due. Liz estrae il cellulare, vede il nome di Peter lampeggiare.

LIZ: Pete? Come stai?

Sente il fratello assumere un tono grave, quando le risponde.

PETER: Io bene, tu? Dove sei?

LIZ: Sono a casa, perché?

Peter sospira, prima di rispondere.

PETER: Vorrei… Vorrei ti sedessi. Devo dirti una cosa che non ti piacerà, ma ancora una volta credo che tu abbia il diritto di saperlo.

Liz sente le forze abbandonarla, si siede sul bordo del letto, accanto alla valigia aperta dell’amica, lo sguardo verso il soggiorno, oltre la camera.

LIZ: Dimmi.

Jessy la guarda, senza capire si avvicina all’amica, le si siede accanto.

PETER: Ethan… Ethan ha deciso di partire.

LIZ: Partire? Dove?

PETER: L’ospedale… Un gruppo di suoi colleghi partirà per l’Africa. Glielo hanno proposto, e lui… Lui ha accettato. Ero scettico anche io, ma l’ho visto così felice, Liz… Era troppo tempo che non sorrideva.

Liz sente anche l’ultima speranza abbandonarla, trasformata in un singhiozzo che le esce dalla gola ma che lei tenta subito di reprimere.

LIZ: E allora perché me lo stai dicendo?

PETER: Perché… Ho pensato che volessi salutarlo.

LIZ: Non mi ha nemmeno avvisato.

PETER: Sai com’è fatto Ethan, Liz…

Liz fa un profondo respiro, interrompe le parole del fratello.

LIZ: Già. Grazie per avermelo detto, Pete.

La ragazza interrompe la chiamata, con le mani tramanti di delusione, e rabbia, compone il numero di Ethan.

JESSY: Che succede?

LIZ: Succede che se ne vuole andare in Africa senza nemmeno dirmelo!

Jessy guarda la ragazza avvicinare il telefono all’orecchio, ascoltare il rumore sordo degli squilli senza risposta e progressivamente prendere consapevolezza che Ethan ha tutto il diritto di partire senza dirle niente. Hanno due vite separate, diverse, distanti. E può tutto quell’amore risolversi in niente? Può. In fondo lo sa, che è più facile avvenga quello che sta avvenendo con Ethan, piuttosto che quello che è avvenuto con Hank. Sa bene che è vero, che quello con il batterista è un rapporto raro, che le persone si lasciano e si dimenticano. Ma mentre il telefono continua a squillare a vuoto Liz non riesce a farsene una ragione, non riesce ad accettare che diventino estranei, che tutto quell’amore sparisca, che lo stesso Ethan sparisca senza dirle niente. Sente partire la segreteria, e allora lancia il telefono, lontano da lei, e comincia a piangere, un pianto incontrollabile.

Jessy le si avvicina mentre Liz si distende sul letto, scuotendo la testa, incredula, arrabbiata, impotente.

LIZ: E’ finita.

E Jessy l’abbraccia, tenendole una mano e accarezzandole i capelli.




Ethan stringe la mano al dottor Norton, che lo guarda sorridendo, fiero.

DOTTOR NORTON: Sono sicuro che sarà un’esperienza che ti cambierà. Ma spero di lavorare ancora con te, Ethan.

Il ragazzo stringe la mano a quell’uomo, che ancora prima di essere un suo collega è stato il suo mentore, il suo perno, insieme al suo lavoro.

ETHAN: Grazie, dottor Norton. Spero anche io di rivederla presto.

DOTTOR NORTON: Allora buon viaggio… Quando partirai?

ETHAN: Dopodomani.

DOTTOR NORTON: Ed Elizabeth?

Ethan guarda il dottor Norton, e sorridendo, finalmente, lo dice.

ETHAN: Io e Liz ci siamo lasciati.

Il dottor Norton lo guarda, sorpreso.

DOTTOR NORTON: Oh, mi dispiace.

ETHAN: Credo sia stato meglio per entrambi.

Ethan fa un ultimo sorriso all’uomo.

ETHAN: Arrivederci, dottor Norton.

Lascia lo studio del dottore, si dirige nello spogliatoio, cercando nel camice il cellulare. Quando lo trova, vede una chiamata persa da Peter, poi una da Liz. Il sorriso gli muore sulle labbra, mentre capisce cosa è successo.


NEW ORLEANS, OGGI


JUSTIN: Mi dispiace.

Mackenzie lo guarda, sorridendo.

MACKENZIE: Non ti preoccupare, ti perdoneremo il fatto di non ricordare la chiusura settimanale dello Spotted…

JUSTIN: Potevamo chiamarlo, ho il numero di Dereck…

HANK: Ci andremo di persona domani. Magari verrà anche Logan.

Nick si gira verso Hank, entrambi seduti sui sedili posteriori.

NICK: Oggi era con Addison.

I tre ridono, mentre Justin si fa curioso.

JUSTIN: Addison? E chi è?

MACKENZIE: Ah, questa è una bella storia…

La ragazza si interrompe, davanti agli occhi le passa la casa di Ellie. Sono nel suo quartiere, e lei non può fare a meno di notare che la stanza di Ellie è illuminata; Mackenzie si chiede fugacemente se sia rimasta a New Orleans invece di ripartire. La ragazza volta subito la testa, ma non può ingannare sé stessa, e nemmeno Justin, che non visto fa un piccolo sorriso.




Logan apre la portiera per far scendere Addison.

LOGAN: Ed eccoci arrivati.

Addison scende dall’auto, perplessa.

ADDISON: Non capisco.

Logan fa un sospiro teatrale.

LOGAN: Ti ho fatto vedere New Orleans.

ADDISON: Mi hai fatto vedere due bar.

LOGAN: Quel poco che conosco di New Orleans.

ADDISON: E ora siamo su un vialetto di ghiaia.

LOGAN: Non è un vialetto di ghiaia!! Da qui si vede quasi tutta la città.

Logan la precede di qualche passo, poi le fa cenno di avvicinarsi.

LOGAN: Su, andiamo.

Addison, poco convinta, lo segue.

ADDISON: Si vede l’aeroporto, principalmente.

LOGAN: Che è l’inizio di tutto.

ADDISON: L’inizio di cosa?

LOGAN: Della mia avventura con i Carpe Diem. Insomma, io vengo da Miami, non appartengo a questa città come gli altri… Ma è stata New Orleans a darmi un’opportunità. Cioè, in realtà è stato Alex, il fratello di Taylor…

Addison alza gli occhi al cielo.

ADDISON: Non poteva non esserci una ragazza.

LOGAN: No, non sono andato con lei.

Addison si gira, batte le mani ironica.

ADDISON: Bravo!

Logan scuote la testa, sorridendo.

LOGAN: Non che non avessi fascino, ovviamente. Ma lei era decisa a fare successo e… Lasciare da parte il resto. Che è quello che ho fatto io.

Addison guarda il ragazzo, ora seria, mentre la brezza serale li raggiunge, increspando l’acqua poco distante da loro.

ADDISON: Lo hai fatto per la musica? Stare da solo, intendo.

LOGAN: L’ho fatto perché non mi sono mai innamorato.

ADDISON: E come fai ad esserne sicuro?

LOGAN: Perché… Ho visto gli altri. Mackenzie, Hank, Nick… So che non ho mai provato quello che provano loro.

ADDISON: E considerato il loro mood, dovresti esserne contento.

LOGAN: Lo ero. Ma è come se mi fossi perso qualcosa di importante…

Addison annuisce, guardandolo.

ADDISON: E’ così. Ma penso anche che ognuno abbia i suoi tempi. Non è obbligatorio innamorarsi da adolescenti, o avere un amore che ti distrugge l’anima e ti rovina il sonno entro i trent’anni.  Sono certa che arriverà anche per te. Insomma, un figo così che rimane da solo?

Logan sorride, mentre Addison ammicca nella sua direzione, sorridendo. Poi il ragazzo guarda la città, sospira sorridendo.

LOGAN: Lo penso anche io in realtà. E mi piacerebbe succedesse a New Orleans. Insomma, tutte le storia d’amore dei Carpe Diem sono nate qui. Vorrei far parte del gruppo.

Quando si gira, vede Addison cambiare espressione, guardarlo infastidita.

ADDISON: Hai fatto tutto questo per convincermi a farti uscire, vero?

LOGAN: Cosa? No..

Logan la guarda, chiedendosi cosa non abbia funzionato della sua sottospecie di dichiarazione.

ADDISON: Torniamo a casa, Log.

LOGAN: No, Addy, hai completamente travisato…

Addison sospira, quando torna a guardarlo ha la sua solita ironia.

ADDISON: Certo. In ogni caso, puoi scordarti di andare in giro senza di me. E ora sbrigati a venire in macchina, prima che ti affoghi nel Missisippi.

Logan sorride, la vede entrare in macchina ed è solo allora che le risponde, a bassa voce.

LOGAN: Non ho intenzione di andare in giro senza di te.


NEW YORK, DUE GIORNI DOPO


Liz rilegge la fine del romanzo, poi spegne il PC, decisa. E’ così che deve andare, è così che deve finire Sammy. L’occhio le cade sull’orario, sa che deve tornare a casa dopo essere passata dalla Dubay, per salutare Jessy. Sa anche che tra qualche ora partirà anche Ethan. L’ha chiamata in quei due giorni, ma ora è stata Liz a non rispondere. Forse ha sempre avuto ragione il ragazzo, forse è giusto che loro smettano di avere legami. Non può obbligarlo a fare il contrario. Afferra la borsa, fa per uscire dalla biblioteca, l’unico luogo in cui si senta lontana dai cambiamenti che stanno investendo la sua vita. O meglio, la vita altrui.

“Elizabeth!”

La ragazza si gira, vede di fronte a lei Harry, che la guarda, indeciso.

HARRY: Pensavo non venissi più…

LIZ: Oggi era l’ultimo giorno. Ho finito.

Harry annuisce, sorridendo.

HARRY: Mi fa piacere! So che è stato faticoso, e ora finalmente puoi prenderti del tempo per te.

Liz fa una smorfia poco convinta.

LIZ: Sì, l’idea è quella.

HARRY: Non mi hai fatto più sapere niente per quell’aperitivo…

LIZ: Sì, hai ragione. E’ che….

Liz fa un profondo respiro, poi si decide a dire la verità.

LIZ: E’ che non sono pronta. Non so quando lo sarò, ma sicuramente non ora. Mi rendo conto di averti dato un’altra impressione all’inizio, ma in questi giorni sono successe così tante cose e… Sono già abbastanza confusa.

Harry la guarda, annuisce incassando il rifiuto.

HARRY: Certo, nessuno problema… Capisco.

LIZ: Grazie comunque per tutto.

Lei gli sorride, fa per andarsene, ma la voce di Harry la trattiene ancora una volta.

HARRY: Mi hai detto che somigliavo a qualcuno.

Liz si irrigidisce, quando si gira si limita ad annuire.

HARRY: A me hanno sempre detto che ho una vaga somiglianza con un musicista. Il batterista dei Carpe Diem, non so se li conosci.

Liz cerca di fingere confusione.

LIZ: No, forse… Per sentito dire.

Harry la guarda, vede sotto quella finzione di aver colpito nel segno, ma annuisce, sorridendo.

HARRY: Strano. Vengono anche loro da New Orleans.

Liz continua a sorridere.

LIZ: New Orleans è grande.

Rimangono in silenzio, poi la ragazza fa per salutarlo nuovamente.

HARRY: Io… Capisco quello che hai detto. E non ti conosco, e non so assolutamente quello che tu abbia passato nella vita, ma… Si vede che non sei serena, Elizabeth. E non ti sto dicendo che potrei renderti tale, solo… Non chiuderti alla vita, non accontentarti. Sei troppo giovane per non tentare di ricominciare.

Liz lo guarda, sente per l’ennesima volta quelle parole, stavolta dette da un estraneo. Si sforza di sorridere, mentre un improvviso senso di urgenza la raggiunge.

LIZ: E’ vero, assomigli a quel batterista.

Poi esce dalla biblioteca, ferma il primo taxi che passa per strada.

LIZ: Può portarmi all’aeroporto?




Colonna Sonora – Grace (2 scene)

Jessy chiude la valigia con un sospiro, si siede accanto ad essa, il telefono in mano. Dopo qualche minuto di tentennamento decide di chiamarlo. Justin risponde al secondo squillo.

JUSTIN: Ehi.

JESSY: Ehi, Just. Come… Come stai?

JUSTIN: Meglio, grazie.

Jessy sente una pace nelle sue parole, che stempera l’agitazione in cui il ragazzo verteva solo qualche giorno prima.

JESSY: E’ arrivata Mackenzie, eh?

JUSTIN: Già. E Hank.

Jessy sorride.

JESSY: Sono arrivati i rinforzi, insomma.

JUSTIN: E’ quello che hanno detto anche loro.

Jessy ride brevemente, poi Justin si schiarisce la voce, serio.

JUSTIN: Ora ne manca solo una.

Jessy sente gli occhi inumidirsi.

JESSY: Dovrai aspettare ancora poco.

JUSTIN: Cioè….

JESSY: Torno a New Orleans, Justin.

E Justin sente il suo cuore esplodere, e non sa che quello di Jessy batte alla stessa intensità del suo.

JESSY: Ho un’idea, ma dovrò parlare anche con Hank e gli altri…

Justin annuisce, finge di ascoltare, ma le orecchie sono piene di quella tachicardia che aveva dimenticato, e che solo Jessy è in grado di causargli.




“Sammy aveva percorso come un automa il tragitto che separava casa sua dall’aeroporto. Aveva pagato il tassista ed era scesa, i piedi che si muovevano senza controllo verso il check-in. Aveva guardato le partenze, individuato la sua, mentre le parole di Tony della sera precedente ancora le scorrevano in testa. Lui le aveva detto che l’amava, ma questo poteva essere una garanzia? Loro si amavano da una vita, eppure non erano mai riusciti a stare veramente insieme. Non voleva forse dire qualcosa? Certo, partire avrebbe voluto dire perderlo. Ma lo sapeva, le persone si perdono.”

Liz scende dal taxi e comincia a correre, sa che è in ritardo, ma spera di arrivare in tempo per vederlo, per parlargli un’ultima volta, perché non vuole assecondare la vita, non più.




Ethan segue Vicky e gli altri in coda al check- in. La ragazza si gira verso di lui, ne intuisce l’agitazione che causa sempre qualcosa di sconosciuto.

VICKY: Tutto bene?

Ethan la guarda, sorride.

ETHAN: Sì.

VICKY: Nessun ripensamento?

Ethan ripensa a quelle chiamate a cui Liz non ha risposto, per un attimo ha il desiderio di rivederla, ma sa che è qualcosa che non può avverarsi. Fa per annuire, quando una voce lo fa girare.

“Ethan!”

Il ragazzo la vede lì, affannata, ferma al centro dell’aeroporto, che lo guarda. E’ un attimo, poi Liz torna ad avvicinarsi, per quanto consentito. Ethan si gira verso il gruppo, guarda Vicky.

ETHAN: Arrivo.

Poi le va incontro. Si fermano quando sono a pochi centimetri l’uno dall’altro, lei con il cuore in gola e il fiatone, lui che la osserva sconvolto e agitato. La ragazza alza gli occhi su di lui, e Ethan ci vede quell’affetto che è sicuro, anche i suoi occhi trasmettono.

LIZ: Peter mi ha detto…

ETHAN: Ho provato a chiamarti, ma…

LIZ: Ho pensato che non volessi dirmelo.

ETHAN: No, io… Ho pensato non ti interessasse.

Liz scuote la testa, decisa.

LIZ: Certo che… Senti, io capisco. Cioè no, ma ci sto provando. So che non devi più condividere niente con me, ma…

Liz si ferma, si guarda intorno, cerca di radunare le parole.

LIZ: Ma insomma, è una bella novità.

Ethan la guarda, annuisce, commosso a sua volta.

ETHAN: Hai ragione. Mi dispiace.

Liz sorride triste, poi lo guarda.

LIZ: E così parti.

ETHAN: Già.

LIZ: Sai già quando tornerai?

Ethan si stringe nelle spalle.

ETHAN: Sono sei mesi, ma il periodo… E’ soggettivo.

LIZ: Sei agitato?

ETHAN: Un po’. Ma… Ne avevo bisogno. Non per fuggire o altro, solo per…

LIZ: Per non assecondare la vita. Capisco.

Ethan la guarda, poi fa uno dei sorrisi che ha sempre riservato a Liz.

ETHAN: E’ che a volte.. Fa bene staccare la spina. Cambiare aria, tentare… Qualcosa. Dovresti provare anche tu.

Liz lo guarda negli occhi, quegli occhi che ha amato, visto sorriderle, guardarla con amore, e poi rabbia, e poi dolore, e ora come se sapessero. Perché Ethan ha sempre saputo di lei più di quanto Liz fosse disposta ad ammettere.

LIZ: Già. Sono più incasinata di te, non so da dove partire…

ETHAN: Prova dall’inizio.

Ethan la guarda, poi sorride e Liz con lui, prima di scoppiare in un singhiozzo. Ethan si protende verso di lei, per un attimo pensa di abbracciarla, poi si ferma.

ETHAN: Io devo andare…

LIZ: Ok.

Liz annuisce, e alla fine lo fa lei. Abbraccia quel corpo che ha amato, quel ragazzo che per lei ha significato così tanto, per così tanto tempo, e che ora se ne sta andando per trovare la sua strada. E’ un attimo, un attimo così intimo tra loro, ormai distanti da troppo tempo, che sembra durare tantissimo.

Poi Liz si allontana, lo guarda con le lacrime agli occhi.

LIZ: Buon viaggio, Ethan.

Ethan le sorride, gli occhi lucidi.

ETHAN: Anche a te, Liz.

Poi le fa un ultimo saluto con la mano, e si allontana. Vicky lo vede riavvicinarsi, capisce a grandi linee cosa è successo. Gli si avvicina.

VICKY: Devo richiedertelo. Nessun ripensamento?

Ethan la guarda, e tra le lacrime Vicky vede spuntare un sorriso.

ETHAN: No. Sono pronto. Andiamo.

Vicky gli sorride, comprensiva, poi entrambi si avvicinano alla hostess.

Liz rimane a guardarlo, lascia che le lacrime le righino le guance, poi se le asciuga con la mano aperta. Guarda il grande orologio all’aeroporto, e si dice che è ancora in tempo.




Beth bussa alla porta di Matt, che alza lo sguardo.

MATT: Ehi, Beth, dimmi…

BETH: Devo chiederti un permesso. Per quanto riguarda il concerto dei Carpe Diem.

Matt corruga la fronte, perplesso.

MATT: Ci hai ripensato? Vuoi che mandi Will o…

BETH: No io… So che faranno una tappa straordinaria a New Orleans. Per una raccolta fondi dell’università.

Matt alza le sopracciglia, interessato.

MATT: Sembra interessante. Chi lo sa?

BETH: Per ora solo io. E credo di potermi assicurare l’esclusiva.

Matt la guarda, colpito.

MATT: Quando dovresti partire?

BETH: Tra qualche ora.

Matt alza le sopracciglia, impressionato.

MATT: Beh, allora ti consiglio di andare.

Beth si apre in un sorriso.

BETH: Grazie, grazie, grazie! Non ti deluderò!

Matt la vede uscire di furia dall’ufficio, un sorriso che non conosce sul viso della ragazza. Suo malgrado, sorride anche lui.

MATT: Non ne ho dubbi.




Colonna Sonora – Stars (fino alla fine)

“Tutti i giorni qualcuno perde qualcun altro. E non si fa altro che lasciare dietro di noi rapporti spezzati, mani che ancora cercano la nostra presa, occhi che chiedono risposte. Non sarebbe stata la prima volta. Ma sapeva anche che prima o poi ci si ritrovava a fare i conti con tutte quelle mancanze. Davanti a quel tabellone Sammy si era chiesta se sarebbe stata pronta ad affrontare il momento dei rimpianti. Se sarebbe riuscita a guardarsi indietro senza convincersi di aver fatto le mosse sbagliate. Se sarebbe riuscita a convivere con le sue scelte, a rimediarvi quando possibile e ad accettarle quando non potevano più essere cambiate.”

Liz arriva alla Rainbow House, si ferma davanti alla segretaria.

SEGRETARIA: Signorina Marshall, come posso aiutarla…

LIZ: Devo parlare con la signorina Dubay.

La segretaria le rivolge uno sguardo di scuse.

SEGRETARIA: Purtroppo la signorina Dubay è impegnata in una riunione…

LIZ: E’ urgente. E ci metterò pochi minuti.

La segretaria cede, prende il cordless e compone il numero interno.

SEGRETARIA: Provo a sentire… Signorina Dubay? C’è qui la signorina Marshall… Dice che è urgente…La faccio salire?

La segretaria si gira per cercare Liz, che ha già salito velocemente le scale per il piano superiore.




Lena Dubay l’aspetta fuori dalla sala dove si sta tenendo la riunione. La vede arrivare trafelata, la guarda confusa.

LENA DUBAY: Elizabeth, non ti aspettavo. Ho ricevuto il finale scelto, e devo dire che mi ha molto convinta. Entro il weekend manderemo tutto in stampa e…

LIZ: E’ questo il punto. Mi dispiace, ma… Ho cambiato idea.

Lena Dubay corruga le sopracciglia.

LENA DUBAY: Rispetto a cosa?

LIZ: Rispetto al finale.

Liz le porge dei fogli appena stampati.

LIZ: La versione definitiva è questa. Mi dica cosa ne pensa, gliela manderò in formato digitale. A presto, e scusi l’interruzione.

Lena Dubay rimane a guardare la ragazza andarsene così come è arrivata, di corsa, stringendo in mano il nuovo finale.


NEW ORLEANS


“Sammy aveva fatto un profondo respiro e poi si era girata. Aveva dato le spalle al tabellone delle partenze, a quel viaggio, a quel sogno, per inseguirne uno più importante. Si era avvicinata alla fermata dei taxi con un unico pensiero in mente: raggiungere Tony prima che fosse troppo tardi”.

Hank scende le scale di casa, stropicciandosi gli occhi. Cecilia lo guarda, alle prese con la colazione.

CECILIA: Oh, appena in tempo. Ho preparato qualcosa anche per Justin e gli altri, nel caso…

Hank si avvicina alla madre, scuote la testa.

HANK: Siamo di corsa, dobbiamo andare a parlare con Dereck…

MATTHEW: Dereck? L’unico a darvi uno straccio di possibilità quando ancora non eravate nessuno?

Hank guarda il padre accomodato sul divano, il giornale aperto davanti a sé.

HANK: Proprio lui.

Cecilia lo guarda, si mette le mani sui fianchi.

CECILIA: E tutta questa roba?

Hank le si avvicina, le dà un bacio affettuoso sulla guancia.

HANK: Per pranzo. Invito tutti qui, manager compreso. Ti va bene?

Cecilia guarda il figlio, gli occhi sgranati.

CECILIA: Matthew! Dobbiamo fare la spesa!

Il padre di Hank alza gli occhi al cielo, si solleva lamentandosi dal divano.

MATTHEW: Non potevi rimanere in hotel?

HANK: Non può competere con la mia camera da quindicenne.

Il padre sorride, vede il figlio allontanarsi camminando sulle sue gambe, per un attimo si sente cedere all’emozione.

MATTHEW: Hank?

Il ragazzo gira su sé stesso, la mano sulla maniglia della porta.

HANK: Sì?

MATTHEW: E’ bello averti a casa.

Il ragazzo sorride, sincero.

HANK: E’ bello esserci.


NEW YORK


“Sammy aveva fermato con la mano un taxi in arrivo, e aveva visto scendere Tony. Lui l’aveva guardata, tutt’altro che sorpreso.

-Cosa ci fai qui?- le aveva chiesto Sammy, allibita.

-Cosa stai facendo tu, piuttosto.-

-Io….Io ho deciso che… Io ti amo, Tony. E non ho intenzione di rinunciare a tutto questo. Di rinunciare a noi.-

Il ragazzo l’aveva guardata, poi aveva scosso la testa, raggiungendola sul marciapiede.

-E io non ho intenzione di farti rinunciare al tuo sogno, Sammy. Tu non mi hai mai permesso di farlo. –

-Era una vita fa…-

-Questo non cambia quello che siamo. Il tempo non cambia la persona che sei, e io so che mi odierai se ti permetterò di perdere quell’aereo. E io mi odierò, per averti reso una persona che si arrende.-

Sammy l’aveva guardato, gli occhi pieni di lacrime.

-E allora che ne sarà di noi?-

Tony aveva aperto le braccia, indicando entrambi.

-Guardaci, Sammy. Abbiamo attraversato rotture, partenze, ritorni, rapporti con altri eppure… Eppure siamo ancora qui. Siamo io e te, e lo saremo per sempre. Di questo ne sono sicuro. –

– Insomma, dici di lasciar fare alla vita?-

Tony aveva scosso la testa.

-Penso che saremo in grado di fare da soli, senza scomodare la vita. E ora ti conviene baciarmi e correre a prendere l’aereo, perché lui non ti aspetterà.-

Jessy si chiude la porta della camera dietro di lei, osserva per un’ultima volta la casa vuota. Osserva di nuovo il telefono, si chiede dove sia finita Liz. Si siede ad una sedia della cucina, digita il numero del taxi.

JESSY: Pronto? Buongiorno, vorrei un taxi in Avenue Street, al numero…

Si interrompe, vede una Liz sudata e accaldata entrare come una furia in casa.

JESSY: Liz!?

La ragazza si gira, la vede in quel momento e il suo volto arrossato si apre in un sorriso.

LIZ: Sono ancora in tempo per venire con voi?

Jessy riattacca la chiamata, annuisce.

JESSY: Cosa ti ha fatto cambiare idea?

Liz ripensa ad Ethan, alle sue parole.

LIZ: Qualcuno mi ha detto che ogni tanto fa bene partire.

Jessy la guarda, cerca di capire se dietro a quella decisione se ne nasconde un’altra, più importante.

JESSY: Lo hai detto ad Hank?

Liz scuote la testa, decisa.

LIZ: No, io… Ho solo voglia di tornare a casa.

Jessy sorride nella direzione dell’amica.

JESSY: E allora facciamolo. Torniamo a casa.

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5 Risposte a “5×15 – STARS”

  1. Ahahahah ma scusaa, hai appena detto “per un attimo ho creduto al finale senza lieto fine”, però direi che i Lethan si sono salutati…. Come la fiera dei depressi? Ahahaha abbi fede, presto si riprenderanno (e d’altronde sono sempre stati un pò emo). Hai visto che Jessy si riprende? Faccio in tempo anche a farti cambiare idea, lo so 🙂

  2. Super puntata, per un momento ho creduto nel finale senza lieto fine, però ora vedo buoni presupposti. Vorrei dire solo una cosa: io dico NO ALLA PARTENZA DEL MANZO CON VICKY, io mi oppongo, Lethan per sempre. I carpe diem sembrano la fiera dei depressi, però, Logan batte tutti sulla sfiga! Sono già nati i Laddison? 🙂 In questo episoio, quasi mi piace Jessy, devo dire con molto stupore.

  3. Ovvio che ricordo! Tutto! Quella su Jessy voleva essere solo una considerazione sciocca, su un viaggio mentale che mi ero fatto mentre leggevo 🙂

  4. Grazie per il commento!
    Riguardo l’idea che ti sei fatto di Jessy, penso che la ragazza fosse solo sorpresa… Sono passati parecchi anni e probabilmente ti sei dimenricato, ma Jessy non è mai stata Liank (quella è Ellie). Però Jessy è un’amica, vuole bene a Liz e vuoleche sia felice. Dalle considerazioni puntuali che le ha fatto in questa puntata, è chiaro che forse ha un quadro più obbiettivo della situazione.
    Alla prossima! 🙂

  5. L’immagine di copertina con Rachel in quel bell’abito azzurro è fantastica *_* Una principessa!
    – Come è fantastico anche l’inizio della puntata, con la descrizione dell’arrivo di Ellie e lo stacco dentro casa di Mac, la loro discussione è sicuramente il momento più triste di questa puntata. Devo dire che a me le scuse di Ellie mi hanno quasi commosso, mi sembravano molto sentite.
    – La reazione di Jessy alla notizia che gli riferisce Liz, riguardo la dichiarazione di Hank, ha formato nella mia testa, l’immagine di un barboncino al guinzaglio agitato davanti a una crocchetta.
    – Notevole la scena da Civil “love” War tra i membri dei Carpe Diem, in casa di Justin.
    – Non poteva sfuggirmi la citazione del Transylvania, di classe 🙂
    – Le scene di Nick davanti a casa di Beth e dei Logdison lungo il fiume, sono venute stra bene secondo me. Per ora continuano a sembrarmi, (che finiscano bene o male) le coppie più riuscite di Crossroads. Comunque la brezza serale mi ha fatto venire voglia di andare al mare!
    – Mi ha colpito molto il fatto che Liz non riesca a lasciare andare Ethan e ammetto che questa scena, aiuta molto a far chiarezza su quello che lei ha provato per lui. Secondo me il suo cuore ha ragione, è insensato che persone che per tanto tempo si sono volute bene, poi si debbano lasciare per sempre o si è costretti a dimenticarle, così per futili motivi come dei litigi e divergenze, quando ci sono già altri eventi della vita incontrollabili che ci obbligano ad allontanarci per sempre.
    – “Ma insomma, è una bella novità” mi ha cappottato, frase splendida, in una scena che aveva toni epici, è stata spettacolare. Altra grandissima frase è stata “Matthew! Dobbiamo fare la spesa!”. Citando il bellissimo film “Un’ottima Annata”, la comicità è tutta questione di tempi 🙂
    – In questa puntata ho apprezzato molto anche la colonna sonora, sia risentendo Let’s Hurt Tonight, che era anche nella soundtrack di un film con Will Smith che mi ispirava e che avrei voluto vedere questo inverno. Poi ho trovato molto bella anche Stars, che non conoscevo ed è stata una bella sorpresa.
    – Se il finale del libro di Liz è come appare ora, a me non dispiacerebbe, come non mi dispiacerebbe neppure se Crossroads finisse così. Molto meglio della storia del filo rosso del destino. Devo dirlo, a me quella storia non va proprio giù. Io al più seguo la teoria del maglioncino. Secondo me nell’amore come in tutte le altre cose della vita il destino non c’è, l’unico filo rosso utile è quello per fare un bel maglioncino per tenere al caldo le persone a cui si vuole bene quando fuori è freddo. Gli unici intoppi che vedo nel potere degli esseri umani sono malattia e/o morte, per il resto tutto si costruisce, mattone dopo mattone, intrecciando filo dopo filo. Se dovessi vivere una vita pensando che esiste un destino che mi lega a qualcosa o qualcuno, rimarrei a letto a dormire ogni mattina 🙂

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