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Telefilm su Carta di Elisa Pitta è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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5×02 – THE WRECK OF OUR HEART

Se vi siete persi gli episodi della prima,seconda, terza e/o quarta stagione, cliccate qui: 

PREVIOUSLY ON CROSSROADS

Volevo inoltre ringraziare tutti per il supporto e per seguire la storia, dai grafici del blog sembrate davvero tanti! E con questa puntata parte l’ultima stagione di CrossRoads.. Ora più che mai ho bisogno del vostro parere per salutare degnamente Liz and company 🙂

 


NEW ORLEANS, 2018


Colonna Sonora – Whatever It Takes (3 scene)

areoporto new orleans

“Benvenuti a New Orleans! Speriamo che abbiate fatto buon viaggio e auguriamo ai passeggeri buon soggiorno!”

HANK HD3

Hank sorride tra sé, mentre trascina il suo trolley da viaggio. Si guarda intorno, avidamente osserva tutti i particolari di quell’aeroporto. Si costringe ad ammettere che gli mancava essere a casa.

NICK: Bello, è solo un aeroporto.

nick 5 stagione

Hank si gira verso l’amico, fa un sorriso indecifrabile.

HANK: Già.

Mentre un turbinio di ricordi lo travolge, si costringe a seguire il resto del gruppo, tra cui un’assonnata Mackenzie.

MACKENZIE (4)

MACKENZIE: Non so voi, ma io ho solo voglia di andare a farmi una bella dormita…

Logan fa un sospiro teatrale.

LOGAN

LOGAN: Ti inviterei nella nostra camera di lusso a cinque stelle, ma tuo padre ti aspetta…

Mackenzie sorride in direzione di Logan.

MACKENZIE: Mio padre fa una pasta imbattibile. E comunque vi raggiungerò per il festino serale.

LOGAN: Festino serale? Ehi Nick, hai organizzato un festino e non mi hai detto niente?

Nick si volta verso l’amico, senza capire. Mackenzie sospira.

MACKENZIE: Scherzavo, Logan. Perché nessuno capisce mai quando faccio una battuta?

LOGAN: Forse perché la tua faccia è monoespressiva.

MACKENZIE: Cosa? La mia faccia è monoespressiva? Ma se trasmetto una vastissima gamma di emozioni!

Logan alza le spalle.

LOGAN: Se lo dici tu… Dov’è la macchina?

Hank guarda i tre, si stringe nelle spalle.

HANK: E che ne so, avevo detto a Murple di…

“Oddio, sono i Carpe Diem! Posso farmi autografare una chiappa?”

Mackenzie sorride, alzando gli occhi al cielo, e la stessa cosa fa Hank. Anche senza averlo ancora visto, lo hanno già riconosciuto. Si girano tutti verso l’entrata dell’aeroporto e lo vedono lì, il sorriso ampio che si aspettavano di trovare, nonostante tutto. Mackenzie va incontro a Justin, sorridendogli, lo abbraccia forte. Hank arriva subito dietro.

JUSTIN: Però, che accoglienza calorosa! Se mi dicessi anche che hai cambiato sponda…

justin 4sea2

Mackenzie lo colpisce su un braccio.

MACKENZIE: E io che pensavo fossi maturato.

JUSTIN: E invece… Però dimmi che almeno TU lo sei.

Hank sorride all’amico, vedendo che si riferisce a lui.

HANK: Purtroppo sì. Ma sono giusto tornato per regredire un po’ con te.

Ora Justin lo guarda, fa un sorriso mesto.

JUSTIN: Già, ne ho proprio bisogno.

Anche Hank lo guarda, vorrebbe chiedergli delle cose ma capisce che non è il momento giusto. Si limita ad abbracciarlo, dandogli una pacca amichevole sulla schiena.

HANK: Ora siamo a casa.

JUSTIN: Sì, ora siete a casa.


NEW YORK, OGGI


casa editrice

editor presentazione

Lena Dubay invita chi ha bussato ad entrare, già certa di sapere chi sia. Quando vede affacciarsi Liz nel suo studio, sorride spontaneamente.

LENA: Elizabeth!

liz 5

Liz fa un sorriso sincero, stringe la mano all’editor prima di accomodarsi di fronte a lei.

LENA: Bentornata. Ho visto che l’accoglienza a Buffalo è stata calorosa. Ti avrei accompagnato, ma come sai la Raindow…

LIZ: Non c’è problema, davvero. Io e Dan ce la siamo cavati benissimo.

Lena Dubay fa un piccolo sorriso, poi torna a guardare la ragazza, dopo aver dato un’occhiata veloce a dei fogli di fronte a lei.

LENA: Insomma, gli incassi dell’ultimo libro sono buoni. Non arrivano a quelli di “Un Padre”, ma sono comunque soddisfacenti.

Liz annuisce, poco interessata. Sa che Lena Dubay solleverà un altro argomento, ed è quello che la rende nervosa.

LENA: Tuttavia, è ormai passato un anno dal tuo ultimo libro. So che hai avuto un periodo… Difficile, ma è necessario non perdere il ritmo, lo sai…

Liz annuisce brevemente, preparata.

LIZ: Lo so bene, ma… Non ho idee.

Lena Dubay incrocia le mani, guarda Liz con un sorriso sicuro.

LENA: Hai già avuto momenti del genere, e il tempo ti ha dimostrato che è solo questione di impegno e pazienza. Cerca di ritagliarti dei momenti per te, in cui svuotare la mente dai pensieri e concentrarti sulla storia che hai dentro.

Liz la guarda poco convinta, ma l’editor continua a guardarla decisa.

LENA: Sono sicura che scriverai qualcosa di molto buono. Ci vediamo tra… Due settimane?

LIZ: Facciamo tre.

Lena la guarda un attimo, brevemente, poi fa un sorriso cedevole.

LENA: Facciamo tre.


NEW ORLEANS


casa hank esterno

Hank non fa in tempo ad entrare in casa, che vede la madre alzarsi dal divano e corrergli incontro.

CECILIA: Hank! Matt scendi, è arrivato Hank!

mamma hank

Il ragazzo si fa travolgere dall’abbraccio caloroso della madre, mentre vede il padre scendere dalle scale della zona notte.

MATT: Chi si rivede!

padre-hank-5-stagione

Hank fa un sorriso ampio in direzione del padre, che lo abbraccia amichevolmente, scrutandolo con lo sguardo.

MATT: Ti trovo bene, nonostante il fuso orario.

Hank si porta una mano dietro la nuca, gestualità che non ha perso nonostante gli anni.

HANK: Sono poche dalla California…

CECILIA: Ti saremmo venuti a prendere in aeroporto, ma non hai voluto….

HANK: Mamma te l’ho detto, c’era Just…

MATT: Già, Justin. Dov’è andato?

JUSTIN: Sono proprio qui.

I due si girano, mentre Justin entra in casa trascinando la valigia di Hank.

JUSTIN: Il signorino ormai è così famoso che tratta tutti come fattorini.

CECILIA: Hank!

Hank guarda Justin rimproverandolo, poi si gira verso i genitori.

HANK: Non è vero…

JUSTIN: No, scherzavo. Ho pensato voleste salutarlo, quindi ho scaricato io la sua roba dal taxi.

Cecilia si rilassa, già in apprensione per la probabile educazione persa dal figlio.

CECILIA: Bene… Una tazza di tè?

Justin annuisce, grato.

CECILIA: Ho fatto anche una ciambella.

Justin sorride suo malgrado, sa che la madre di Hank sta parlando con lui. Cecilia lo guarda ancora un attimo, e il sorriso cordiale che stava rivolgendo a Justin si tramuta in qualcosa di più profondo.

CECILIA: Sono contenta di vederti.


NEW YORK, OGGI


ospedale ny

dottor norton

DOTTOR NORTON: Purtroppo non possiamo…

Il dottore si interrompe di colpo, girandosi nel sentire la porta aprirsi. Ethan entra nella sala riunione, trafelato.

ethan 5

ETHAN: Scusatemi, ma il giro nel reparto è stato più lungo del previsto e la tirocinante non è ancora arrivata…

Il dottor Norton fa un leggero sorriso, come a scusarlo.

DOTTOR NORTON: Tranquillo, Ethan. Siediti pure. Lascia che ti presenti il chirurgo Smith e la ferrista Clark, entrambi nuovi arrivati proprio per il caso di Caroline.

Ethan fa un cenno di saluto alle due persone davanti al dottor Norton, che ricambiano. Poi si siede accanto al dottore, che lo informa di quanto detto.

DOTTOR NORTON: Stavamo dicendo che la situazione di Caroline è sotto controllo. La bambina risponde bene alla terapia, e il tumore è circoscritto. Se la operiamo ora, possiamo evitarle altra sofferenza, sia a lei che a sua madre…

Ethan annuisce, pratico.

ETHAN: Sì, hanno già patito molto.

Il dottor Smith guarda Ethan, chiedendo con gli occhi altre informazioni.

ETHAN: Mi sono occupato di Caroline quando è arrivata al Madison Hospital un anno e mezzo fa. Leucemia. La mamma se n’è accorta in tempo, e la bimba ha reagito molto bene alla chemioterapia. Purtroppo qualche mese fa il tumore si è ripresentato, in maniera più aggressiva, ai reni.

DOTTOR NORTON: Anche in questo caso pensavamo di intervenire con la chemio, ma Caroline ha solo otto anni ed è ancora debilitata dal ciclo precedente….

ETHAN: E il tumore si è espanso.

Il dottor Smith annuisce, pensieroso. Poi la ragazza vicino a lui si schiarisce la voce.

INFERMIERA: Dovremmo vedere la RM.

vicky

Ethan annuisce, pratico, si alza.

ETHAN: Sì, è tutto nel mio studio… Se volete seguirmi…

DOTTOR NORTON: C’è un problema, tuttavia.

Ethan guarda il dottore, senza capire.

DOTTOR NORTON: Siediti, Ethan.

Ethan si risiede lentamente, guardando con apprensione il dottore.

DOTTOR NORTON: Come mi faceva presente il dottor Smith, un’operazione del genere ha un costo che purtroppo l’ospedale non può permettersi di coprire. E la madre di Caroline non ha un’assicurazione sanitaria adeguata…

ETHAN: Ho già parlato con la madre di Caroline, le ho detto che può contare sul mio aiuto e…

DOTTOR NORTON: E’ una cifra molto importante, Ethan.

INFERMIERA: Senza contare che se si fa per uno, allora…

Ethan si gira verso la ragazza, la guarda duro.

ETHAN: Caroline ne ha bisogno ora.

INFERMIERA: Anche Jhon Klove, se è per questo.

Ethan inarca le sopracciglia, ma la ragazza continua.

INFERMIERA: Letto 11, terzo piano. Sedici anni. E’ al suo quarto intervento.

Ethan fa per parlare, ma le parole gli muoiono in gola. Sa anche lui che la ragazza ha ragione.

DOTTOR NORTON: Tuttavia, non è detta l’ultima parola. Abbiamo presentato richiesta al fondo comune e ci sono buone probabilità…

Ma Ethan smette di ascoltare, lo sguardo gli si fa vacuo. Ricorda la prima volta che ha incrociato lo sguardo di Caroline, erano passati sei mesi da quando Liz aveva abortito, e lui passava i giorni e le notti al Madison Hospital, cercando di trovare un senso. E poi era arrivata lei, e lui e il dottor Norton erano riusciti a curarla, e lui vi aveva visto una sorta di disegno…

Si riscuote, sentendo una mano appoggiarsi alla sua spalla. Il dottor Norton lo guarda, già in piedi.

DOTTOR NORTON: Stiamo andando. Non hai un appuntamento, tra poco?

Ethan annuisce distrattamente, segue il gruppo fuori dalla sala riunioni. I quattro percorrono il corridoio verso l’ingresso dell’ospedale, Ethan vede il dottor Norton impegnato in una conversazione con il dottor Smith. Poi vede l’infermiera rallentare, affiancarlo.

INFERMIERA: Io… Mi dispiace per prima. Non volevo certo dire che…

ETHAN: No, avevi ragione. E’ che io… Tendo a ragionare di pancia.

La ragazza sorride, alza un sopracciglio.

INFERMIERA: Non si direbbe. Almeno, di solito quella sono io. Comunque piacere, io sono Vicky.

Ethan si gira verso di lei, sorridendo.

ETHAN: Ethan, piacere. Lavori qui?

VICKY: Da un anno, ormai.

ETHAN: Non ti ho mai visto…

Vicky fa un leggero sorriso, arrossendo leggermente.

VICKY: Io sì.

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Ethan la guarda, per un attimo sorride lusingato, poi vede Liz all’ingresso, stringersi le braccia attorno al corpo. La vede girarsi verso di lui, fare un sorriso sollevato. Il dottor Norton la vede, saluta Smith e si avvicina a sua volta.

DOTTOR NORTON: Elizabeth!

Liz sorride in direzione del dottore; prova un moto di gratitudine nei suoi confronti, sa la posizione che il dottore ha sostenuto durante la sua gravidanza.

LIZ: Dottor Norton! Come sta?

DOTTOR NORTON: Non c’è male, e tu? E’ da tempo che non ti vedo in giro…

LIZ: Già…

L a ragazza si interrompe, vedendo Ethan avvicinarsi dopo aver salutato l’infermiera.

ETHAN: Ehi, scusa il ritardo. Vado a cambiarmi…

Liz annuisce, non fa in tempo a rispondere che Ethan scompare di nuovo nei corridoi.

DOTTOR NORTON: Scusalo, non ha avuto buone notizie.

LIZ: Cosa è successo?

Il dottor Norton fa un lungo respiro, scuotendo la testa.

DOTTOR NORTON: Non dovrei parlartene, ma… C’è la possibilità che Caroline non possa essere operata.

Liz guarda incredula il dottore.

LIZ: Cosa? Caroline ha bisogno di quell’operazione…

DOTTOR NORTON: Lo sappiamo bene, ma non possiamo farci nulla. La madre non ha un’assicurazione sanitaria e l’ospedale non può coprire i costi…

LIZ: A quanto ammonta il costo?

Il dottor Norton la guarda, fa un sorriso leggero.

DOTTOR NORTON: Sei proprio come Ethan. Purtroppo Elizabeth, anche se voi riusciste a coprire i costi, una beneficenza a favore dell’ospedale non determinerebbe per forza l’attuazione dell’operazione.

Liz corruga le sopracciglia, senza capire.

LIZ: In che senso…

DOTTOR NORTON: La politica dell’ospedale è quella di risolvere le emergenze. Questa è una di quelle, ma non è l’unica.

Liz guarda il dottor Norton, scoraggiata.

LIZ: E fare una donazione alla madre?

Il dottor Norton si stringe nelle spalle.

DOTTOR NORTON: Potrebbe essere una soluzione, ma stiamo cercando di raggiungere canali istituzionali prima. Purtroppo la beneficenza in questi anni non è servita a molto…

Liz guarda il dottor Norton, cercando di inseguire un pensiero scaturito da qualche parte nella sua testa, che tuttavia non riesce ad afferrare. Poi Ethan va loro incontro, interrompendo la conversazione.

ETHAN: Sono pronto.

LIZ: Oh… Ok. Allora arrivederci, dottor Norton.

DOTTOR NORTON: Arrivederci, Elizabeth. A dopo, Ethan.

Il ragazzo annuisce, poi i due si allontanano verso le porte scorrevoli dell’ospedale.




REDAZIONE rock magazione

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Beth si affaccia con timore all’ufficio di Kathleen, la trova immersa nella lettura i alcuni documenti. Tossendo leggermente le fa alzare gli occhi.

KATHLEEN: Oh… Ciao.

Kathleen
Kathleen

BETH: Ciao. Mi ha detto Marlene che mi cercavi… L’articolo sugli Shameless non andava bene?

Kathleen scuote la testa, sbrigativa.

KATHLEEN: No, anzi. La domanda era… Molto puntuale.

BETH: Ne vuoi parlare o…

KATHLEEN: No, ma volevo ringraziarti.

BETH: Oh… Beh, prego. E’ il mio lavoro.

KATHLEEN: Già, ma non era concordato che tu andassi là. Quindi pensavo di offrirti un altro fuori programma.

Beth alza un sopracciglio, ironica.

BETH: E questo sarebbe il tuo modo di ringraziarmi?

KATHLEEN: Almeno potrai tornare a New Orleans. Ho pensato fosse un’occasione per salutare vecchi amici…

Beth la guarda, irrigidendosi leggermente. Non ha mai parlato di Nick a Kathleen e dubita che la ragazza sappia qualcosa, probabilmente non si riferisce a lui, eppure sa che c’è solo un gruppo con un concerto programmato a New Orleans.

KATHLEEN: I Carpe Diem, li hai mai sentiti? Suonano lì, e presto verranno anche a New York… Magari lì è più facile avvicinarli.

beth-allibita

Beth rimane a guardare Kathleen, mentre la sua mente immagina l’incontro con Nick. Non si vedono da due anni, e non ha idea di come il ragazzo la saluterebbe.

KATHLEEN: Ovviamente solo se ti va.

Kathleen guarda Beth, che continua a non dire nulla.

KATHLEEN: Beth? Allora, che mi dici?


NEW ORLEANS


casa hank

CECILIA: Come sarebbe a dire che non puoi uscire?

Hank guarda la mamma, sorridendo paziente.

HANK: Non è che non posso uscire, solo che, se decido di farlo, è probabile che qualche paparazzo mi insegua e distrugga la mia poca privacy.

Cecilia fa per ribattere, poi lo sguardo le cade su Justin, seduto di fronte ad Hank, al tavolo. Capisce che il figlio si sta riferendo a lui, abbozza un sorriso di scuse.

CECILIA: Certo… Beh, io devo andare a lavoro, quindi potete mangiare qui. Ho fatto il tacchino con le patate, e…

Justin prova a rifiutare, ma Cecilia lo interrompe, categorica.

CECILIA: Non dire sciocchezze, devi mangiare. Ti vedo sciupato. E anche te.

Il figlio guarda la madre esasperato, mentre lei gli bacia una guancia e va al piano superiore a prendere la borsa. Hank sa benissimo che la madre oggi non lavora, gli aveva detto di essersi presa un giorno di permesso, ma sa che Cecilia si è accorta come lui che Justin ha bisogno di parlare.

Hank aspetta che la madre sia uscita, prima di alzarsi stirandosi.

HANK: Direi che possiamo scaldare il tacchino, ho una fame…

JUSTIN: Andata.

Hank guarda l’amico fargli quel sorriso lieve, per un attimo ricorda tutti i sorrisi aperti e pieni di energia che Justin gli ha regalato da piccolo. Non resiste, lo guarda seriamente.

HANK: Come stai?

Justin cambia faccia, smette di sforzarsi di sorridere.

JUSTIN: Ho visto giorni migliori.

HANK: E Jessy?

Justin fa un piccolo sospiro.

JUSTIN: Anche lei.

Hank annuisce brevemente, accende il forno, poi si siede di nuovo di fronte all’amico.

HANK: Hai provato a parlarle?

JUSTIN: Lei non… Non parliamo molto ultimamente, no.

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Hank annuisce pensieroso, fa per parlare, ma la voce di Justin, improvvisamente soffocata, gli fa rialzare lo sguardo.

JUSTIN: E’ che io non so… Non so cosa fare, Hank. Non lo so davvero…

Il ragazzo si porta le mani al viso, davanti all’amico, che lo guarda impotente.


CALIFORNIA, OGGI


ELLIE sea5

Ellie estrae il suo panino dalla borsa e afferra il cellulare, in tempo per vedere la chiamata di Mackenzie. Risponde come può, il cellulare incastrato tra la spalla e l’orecchio.

ELLIE: Ehi!

MACKENZIE: Ehi! Non credevo di trovarti al primo colpo…

ELLIE: Sei stata fortunata. Siete arrivati?

MACKENZIE: Già. Sono a casa, papà sta preparando gli spaghetti…

Ellie sente Mathias salutarla, sorride.

ELLIE: Ah, vorrei mangiare con voi, invece del mio misero panino con la frittata…

Mackenzie ride brevemente.

MACKENZIE: Vorrà dire che mangeremo anche per te…

ELLIE: Che magnanimità.

MACKENZIE: A che ora stacchi?

Ellie fa un leggero sospiro.

ELLIE: Questa è una domanda ancestrale, che ha scosso le menti di molti prima di noi. Ufficialmente alle otto di stasera, ma…

Ellie viene interrotta dalla voce di Robbie.

ROBBIE: ELEANOR!

ROBBIE

Ellie sbuffa rumorosamente, poi torna a parlare con Mackenzie.

ELLIE: Come senti mi chiamano. Ci sentiamo stasera, ok?

MACKENZIE: Sì, non so ancora…

Ma Ellie ha già messo giù, e si avvicina velocemente al regista.

ELLIE: Dimmi, Robbie.

ROBBIE: La tua pausa inizia ora.

ELLIE: Ah, perfetto.

ROBBIE: Ti voglio qui per le quindici.

ELLIE: “Mi vuoi qui?” Perché, dove dovrei andare?

Robbie alza le spalle, pratico.

ROBBIE: Se non lo sai tu. Mi hai chiesto la settimana scorsa di fare una pausa più lunga perché non potevi assolutamente mancare…

Ellie si batte una mano sulla fronte, ricordandosi in quel momento di avere lezione.

ELLIE: No, il seminario sui telefilm!

Robbie continua a guardarla, per niente toccato dai problemi della ragazza.

ROBBIE: Sì beh, alle 15 ti voglio qui.

Ellie si allontana velocemente, guardando l’orologio. Fa ancora in tempo ad arrivare, è mezzogiorno e il convegno inizia all’una… Fa un piccolo respiro, cercando di ritrovare la calma.

TERRY: Ehm… Ellie?

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Ellie si gira di colpo, se la ritrova davanti, la stessa persona che ha provato ad evitare per tutta la mattina.

ELLIE: Oh, Terry.  Dimmi.

TERRY: Mi chiedevo se conoscessi un posto dove mangiare. Io e le altre abbiamo fame, e il regista ci ha dato pochissimo tempo…

Ellie annuisce, pratica, senza incrociare troppo a lungo gli occhi della ragazza.

ELLIE: Sì, certo, c’è una buonissima pizzeria qua di fronte, a prezzi abbordabili per essere a Los Angeles… Fammi sapere che ne pensi!

Le rivolge un piccolo sorriso di circostanza, poi si infila velocemente la tracolla. Quando alza lo sguardo, Terry le sta sorridendo, due piccole fossette ai lati delle labbra.

TERRY: Ok, grazie mille. Se ti va puoi unirti a noi e…

ELLIE: Oh, no, grazie, ho il panino. Allora…Ci vediamo dopo.

La saluta velocemente, consapevole di non essere riuscita a mostrare la calma che avrebbe dovuto. Terry la guarda allontanarsi, perplessa.


NEW ORLEANS, OGGI


Colonna Sonora- Upward Over The Mountain (3 scene)

nuova casa justin

jessy arrabbiata

Jessy apre gli occhi, inizialmente scruta la parete di fronte, confusa. Piano piano realizza dove si trova, lentamente si volta sulla schiena. I frammenti di memoria tornano al loro posto, ricorda la sera precedente, l’arrivo di Justin: quando è arrivato, e da quanto tempo stava dormendo? Si alza stancamente dal letto, il desiderio impellente di tornare a dormire. Sfregandosi il volto si dirige in cucina, vede il lavello perfettamente pulito, sa che non è stata opera sua. Volta la testa verso l’orologio, si accorge che è ora di pranzo, eppure non ha fame. Si chiede dove sia Justin, per un attimo fugace. Poi guarda il calendario, un cerchio rosso intorno a quello che, presume, sia oggi. E si ricorda che Justin le aveva detto che Hank sarebbe tornato. Pensa che non lo vedrà tornare a casa stasera, che forse se ne andrà di nuovo con i Carpe Diem, e Jessy spera che lo faccia, perché così non sentirebbe più nemmeno quel flebile senso di colpa. Si appoggia al tavolo, incrocia le braccia e riappoggia la testa sulle mani, chiudendo gli occhi.




casa hank esterno

Justin fa un respiro profondo, tenta di ritrovare la calma per rispondere alla domanda di Hank.

JUSTIN: No… Non ci sono stati miglioramenti.

Hank lo guarda, di fronte a loro il tacchino con le patate ormai fredde.

HANK: Mi stai dicendo che è da un anno che va avanti questa storia?

Justin fa un sorriso triste, appoggia la forchetta nel piatto.

JUSTIN: in realtà da prima, anche se… Anche se non ne ho la certezza. Rick e Dalia dicono che…

Hank aspetta che il ragazzo finisca di parlare, paziente.

JUSTIN: Dicono che Jessy lo covava da parecchio tempo. Loro sono sempre stati attenti, per quello non si è mai manifestato, ma…

HANK: E quindi la colpa sarebbe la tua.

Justin alza lo sguardo, un lampo di odio per sé stesso traspare nei suoi occhi.

JUSTIN: Sì.

HANK: Che stronzata.

Justin torna a giocare con la forchetta, poco convinto.

JUSTIN: Non lo so, Hank… A volte credo che abbiano ragione.

HANK: E perché dovresti crederlo?

Justin lo guarda, un misto di disperazione e vergogna.

JUSTIN: Perché è cominciato tutto per colpa mia.


NEW ORLEANS, UN ANNO PRIMA


Justin era tornato a casa facendo il solito rumore, e Jessy per la prima volta si era sentita irritata più che sollevata di non poter stare più da sola, per quel giorno.

JUSTIN: Sono a casa!

Jessy si era sporta dal tavolo della cucina, lo aveva guardato.

JESSY: Me ne sono accorta.

JUSTIN: Non è questo il modo di accogliermi, nononono…

Justin si era avvicinato a lei, cominciando a farle il solletico, e Jessy aveva dimenticato il malumore.

JESSY: Qual è la novità?

Justin aveva alzato le sopracciglia, curioso.

JUSTIN: Come fai a sapere che c’è una novità?

JESSY: Ormai ti conosco, Justin Evans.

jessy-spiega

Justin si era seduto accanto a lei, facendo un sospiro teatrale.

JUSTIN: Beh, visto che proprio insisti non posso proprio tacere…

Jessy si era limitata a guardarlo con un sorriso ironico, chiedendosi quanto Justin avrebbe fatto durare la suspence.

justin-smorfia

JUSTIN: Sono diventato insegnante di ruolo!

Jessy aveva sgranato gli occhi.

JESSY: Oh…. Wow. E… Sei contento?

JUSTIN: Certo! Tu invece… Perché non lo sei?

Jessy aveva provato a negare, ma Justin l’aveva guardata, serio.

JUSTIN: Jessy.

Jessy si era stretta nelle spalle, sbrigativa.

JESSY: Sono davvero contenta, invece. Non è per te che sto così, è che Liz aveva promesso di chiamarmi e invece non è reperibile…

Justin l’aveva guardata, la fronte corrugata.

JUSTIN: E’ una settimana che dice che deve chiamarti…

JESSY: Già. Ed Ellie non mi risponde al telefono. Ho provato a contattarla, ma niente.

Jessy si era alzata, poi si era girata verso Justin, abbattuta.

JESSY: Insomma Hank e gli altri suonano e trovano il tempo per chiamarti. Invece loro no!

Justin si era alzato, allarmato, aveva cercato di avvicinarsi a Jessy, per calmare quella rabbia improvvisa.

JUSTIN: Ti chiameranno, ok? Non hanno avuto…

JESSY: NON DIRMI CHE NON HANNO AVUTO TEMPO!

Lo aveva guardato, gli occhi pieni di rabbia. Lui le aveva accarezzato il viso, cercando di calmarla.

JUSTIN: Senti, perché non vai a farti una doccia mentre io preparo la cena? Hai fame?

Jessy aveva negato con la testa.

JESSY: Non molta.

Justin aveva guardato fugacemente la clavicola ormai evidente di Jessy, poi si era sforzato di sorridere.

JUSTIN: Vedrai che te la farò venire. Dobbiamo festeggiare, ti porto fuori. Dai, vai a prepararti.

Jessy aveva annuito, poco entusiasta. Justin aveva aspettato di sentire l’acqua scrociare prima di chiamare Rick.

JUSTIN: Non stiamo migliorando.




casa jessy esterno

Rick
Rick

Rick camminava avanti e indietro, di fronte a Justin, seduto su una sedia in vimini che mai aveva sentito così scomoda, mentre Dalia si teneva il viso tra le mani.

RICK: Posso sapere cosa è successo?

JUSTIN: Te l’ho già detto, Rick, non lo so. Forse è perché non trova lavoro, si è scoraggiata e così…

DALIA: E’ proprio questo il punto, Justin. Non dovrebbe scoraggiarsi.

Dalia
Dalia

JUSTIN: Beh, anche io ho la mia vita, ok? Non posso controllarla ventiquattr’ore su ventiquattro….

RICK: E allora falla tornare a casa!

Era esploso il padre, guardandolo arrabbiato.

JUSTIN: E che cosa cambierebbe?

Un silenzio aveva seguito quelle parole, mentre sul volto di Justin compariva un sorriso sarcastico.

JUSTIN: Già, si allontanerebbe da me. La causa di tutti i suoi problemi.

RICK: Justin, sei un bravo ragazzo. Ma Jessy aveva la possibilità di sviluppare la malattia da quando è nata, eppure finché ha vissuto qui…

JUSTIN: Non c’entra niente questo! Il problema è che molti dei suoi punti di riferimento se ne sono andati, che lei non trova lavoro e soprattutto che non era consapevole di covare una malattia!

Rick aveva guardato Justin, che era scattato in piedi, i pugni chiusi. Gli aveva risposto dopo un attimo, ferito.

RICK: Stai dicendo che è colpa nostra?

JUSTIN: Sto dicendo che se lo avesse saputo…

DAALIA: E come avremmo dovuto dirglielo, secondo te? “Jessy, amore, per colpa della mamma puoi sviluppare una malattia, una di quelle insidiose, per cui non basta una medicina, per cui non si hanno certezze, nemmeno riguardo l’ereditarietà…”

JUSTIN: Dico solo che l’avreste preparata.

RICK: No, l’avremmo spaventata! E lei non aveva bisogno di questo!

JUSTIN: Ma io avevo bisogno di saperlo!

DALIA: Perché ci avresti pensato due volte prima di stare con lei, non è vero?

Justin aveva aperto la bocca per parlare, poi l’aveva richiusa. La verità era che non lo sapeva. La verità era che amava Jessy, ma non sapeva come comportarsi. Aveva guardato i due, deciso.

JUSTIN: Quello che conta è che ormai è un problema anche mio. E non ho intenzione di abbandonarla. Ce la faremo con o senza il vostro aiuto.

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I genitori di Jessy non lo avevano trattenuto mentre usciva di casa.


NEW ORLEANS, SEI MESI PRIMA


Jessy si era lamentata leggermente, mentre si sistemava meglio sulla sedia nella sala di attesa dell’ospedale di New Orleans. Justin era andato verso di lei, un bicchiere di caffè in mano.

JUSTIN: Non ne vuoi un po’?

JESSY: Non capisco perché siamo venuti.

Justin l’aveva guardata ancora una volta, quel corpo che amava sparito nei vestiti che solo sei mesi prima le andavano bene e ora sembravano appartenere a qualcun altro, cadevano lungo le spalle e le gambe.

JUSTIN: Penso che sia meglio parlare con qualcuno di questo tuo continuo mal di testa…

JESSY: Sappiamo entrambi perché siamo qui. Il punto è che non ho fame, Just. Non sono malata.

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Justin aveva fissato ostinatamente il suo caffè, chiedendosi perché non aveva avuto il coraggio di parlare con Jessy. Non era suo compito parlare con lei, ma sapeva da Rick che quando avevano affrontato il discorso Jessy si era limitata a guardarli senza espressione, per poi dire che “quelle” malattie non erano ereditarie. La dottoressa di era affacciata dal suo studio.

DOTTORESSA WINE: Jessy, accomodati!

Dott. ssa Wine
Dott. ssa Wine

Jessy aveva sorriso tenuamente alla dottoressa, che la conosceva da quando era piccola. Lei e Justin erano entrati nello studio, mentre la dottoressa Wine si accomodava dietro la scrivania.

DOTT. WINE: Mi ha detto Justin che hai spesso delle cefalee che ti impediscono di uscire dalla camera…

JESSY: Justin esagera, dottoressa, è fin troppo premuroso. E’ che quando ne soffro fatico a mangiare, ed è quello il suo problema in realtà. Non gli piaccio più, così.

Il tono con cui Jessy aveva pronunciato quelle ultime parole voleva essere giocoso, ma la frase era risultata triste. Il ragazzo l’aveva guardata, scuotendo la testa.

JUSTIN: Cosa dici, non è vero…

DOTT.SSA WINE: Però effettivamente sei dimagrita molto. Eri già molto magra… Vuoi pesarti?

Jessy aveva annuito riluttante, e quando la dottoressa l’aveva pesata e letto i kg, Jessy l’aveva guardata alzando appena le spalle.

JESSY: Sì, sono dimagrita un po’…

JUSTIN: Hai perso sei chili in sei mesi, Jessy.

JESSY: Ho mal di testa, va bene?

La dottoressa aveva guardato Jessy, registrato quell’improvviso scatto di collera, poi si era diretta nuovamente dietro la scrivania.

DOTT. WINE: Molto bene. Siediti, Jessy.

Jessy si era riaccomodata vicino a Justin, tremando leggermente.

DOTT. WINE: Come va, Jessy?

JESSY: In che… In che senso?

DOTT. WINE: Oh, in generale. Come stai, cosa stai facendo ora?

Vedendo che la ragazza non rispondeva, ostinandosi a guardarsi le mani, la dottoressa aveva continuato.

DOTT. WINE: Se preferisci, Justin può uscire…

JESSY: Niente.

La dottoressa si era sporta sul tavolo, interrogativa.

DOTT. WINE: Come scusa, tesoro?

JESSY: Niente. Io non… faccio niente.

Il modo in cui lo aveva detto aveva confermato alla dottoressa i suoi sospetti.

DOTT. WINE: In che senso? Lavori, segui dei corsi…

JESSY: No io… Sto a casa. Pulisco, cucino… Sto cercando lavoro, ma non è facile, e qualcuno deve fare qualcosa, Justin è sempre fuori…

Justin si era trattenuto dal dire che la casa vigeva da mesi nel caos più totale, che tornava a casa trovando Jessy a letto, spesso profondamente addormentata.

DOTT. WINE: Capisco. E le tue amiche? Eleanor…

JESSY: E’ a Los Angeles. Liz a New York e gli amici di Justin sono… In California.

La dottoressa aveva atteso ancora un attimo, prima di girarsi verso il computer.

DOTT. WINE: Mi piacerebbe che incontrassi un mio collega, Jessy.

La dottoressa aveva messo in stampa un foglio e si era girata verso la ragazza, sorridendo affabile.

DOTT. WINE: E’ una persona molto competente, e sono sicura che potrà aiutarti…

JESSY: In che cosa, esattamente? Sono solo emicranie, basterà una medicina…

DOTT. WINE: Certo, ma non vorrei ci fosse altro…

JESSY: Un tumore?

Il modo in cui lo aveva detto era monocorde, se n’era accorto anche Justin.

DOTT. WINE: No, non credo che… In ogni caso il dottor Grey ci aiuterà ad eliminare qualche opzione.

La dottoressa aveva porto il foglio con l’appuntamento a Jessy, che lo aveva scorso velocemente, prima di alzare lo sguardo, incredula.

JESSY: Uno psichiatra?

DOTT. WINE: E’ solo per accertarmi che non sia… Insomma, per escludere una possibilità.

JESSY: Che sarebbe?

La dottoressa Wine aveva fatto un sospiro, prendendo tempo. Infine aveva capito che non poteva più svicolare.

DOTT. WINE: Quelli che mi hai descritto prima… Sono sintomi di una malattia seria, e vorrei escludere la possibilità che sia… Che insomma, tu soffra di depressione.


NEW ORLEANS, OGGI


casa hank esterno

Hank guarda brevemente l’amico, poi si schiarisce la voce, lo guarda serio.

HANK: Non è colpa tua. Non c’entra niente il fatto che vivesse con te, o che tu abbia avuto un lavoro fisso prima di lei… La depressione è interna…

hank-sguardo-preoccupato

JUSTIN: La depressione può avere anche sintomi esterni.

HANK: Jessy ha un’ereditarietà genetica, Just. Le cose che sono successe…

JUSTIN: Le cose che sono successe hanno fatto precipitare tutto.

Hank lo guarda, capisce che l’amico non ha intenzione di non prendersi la responsabilità di questa cosa.

HANK: Perfetto, può darsi che sia così. E’ un dato di fatto, non possiamo fare altro che accettarlo. E poi dobbiamo ripartire da lì.

JUSTIN: Non posso ripartire con una persona che nemmeno mi parla…

HANK: Non è con te che dovrebbe parlare, lo sai.

Justin alza lo sguardo sull’amico, annuendo.

JUSTIN: Sì, lo so. Ma non vuole andare dal dottor Grey, è già la terza volta che manca gli appuntamenti e io non mi sento di costringerla…

HANK: Dovrai fare un tentativo. Provare anche in questo modo.

Justin guarda Hank, scuote la testa.

JUSTIN: L’autoritarismo non è una soluzione…

HANK: Qual è l’alternativa?

Justin lancia uno sguardo fugace all’amico, poi è costretto ad ammetterlo.

JUSTIN: Nessuna.

Il cellulare di Hank fa sobbalzare il ragazzo, che guarda velocemente il nome sul display.

HANK: E’ Mackenzie.

JUSTIN: Ah, rispondile. Dille che siamo qui.

HANK: Ehi Mac!

Justin vede il ragazzo annuire, ascoltare attento.

HANK: Mi piacerebbe, e piacerebbe anche a Justin. Sono sicuro che vuole passare un po’ di tempo con te ma… Dovrete rimandare a domani. Stasera ha una cosa importante da fare… E anche io.


NEW YORK


Colonna Sonora- We Don’t Eat

Ethan aveva aperto la porta a Liz, che lo aveva anticipato nell’entrare nello studio. Un dottore distinto si alza dalla poltrona, sorridendo ad entrambi.

DOTTOR MARCH: Elizabeth, Ethan, accomodatevi!

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Stringe la mano ad entrambi, poi li guarda sedersi sulle poltrone di fronte a lui, senza abbandonare il suo sorriso rassicurante.

DOTTOR MARCH: Allora, come state?

Liz annuisce, sforzandosi di sorridere.

LIZ: Bene.

Il dottor March fa un piccolo cenno d’assenso, registrando la bugia. Poi guarda Ethan.

DOTTOR MARCH: E lei, Ethan?

Ethan si stringe nelle spalle, finge tranquillità.

ETHAN: Oh io… Bene.

Il dottor March alza un sopracciglio.

DOTTOR MARCH: Bene. Cosa mi raccontate?

LIZ: Io… Sono appena tornata da una conferenza per incontrare i lettori. Ora ho.. Ho questo nuovo romanzo da scrivere, e sono in alto mare…

Il dottor March interrompe cortesemente Liz, che si maledice per quel brutto vizio di parlare a raffica quando è agitata. Il dottore guarda Ethan, che risponde, sbrigativo.

ETHAN: Noi siamo in alto mare con l’operazione di una paziente a cui io tengo molto. Non ci sono i fondi e non sappiamo se riusciremo a risolvere la cosa.

Il dottor March guarda Liz.

DOTTOR MARCH: Lei lo sapeva?

LIZ: Io… sì.

DOTTOR MARCH: Oh, bene. Vedo che abbiamo fatto progressi nella comunicazione e…

LIZ: Me lo ha detto oggi… Il primario di Ethan.

Il dottor March si interrompe, fa un sorriso che vuole sembrare rassicurante.

DOTTOR MARCH: Capisco.

ETHAN: E’ una notizia di oggi…

DOTTOR MARCH: Come siete arrivati qui, Ethan?

Il ragazzo lo guarda, senza capire.

ETHAN: In… In taxi.

DOTTOR MARCH: Bene. E di cosa avete parlato durante il tragitto?

I due si scambiano uno sguardo fugace, domandandosi se mentire o meno. Poi Liz si schiarisce la voce, ammette la verità.

LIZ: Noi non.. Non abbiamo parlato.

Il dottor March annuisce, senza perdere la speranza.

DOTTOR MARCH: Bene allora… Allora potete parlarne ora.

Liz guarda lo psicologo senza capire, ma il dottor March si limita a fissarla a sua volta, invitandola a guardare Ethan. E così fa Liz, mentre vede che il ragazzo si sforza di alzare gli occhi su di lei.

LIZ: Io… Allora… Mi dispiace per Caroline…

ETHAN: Già.

Entrambi si guardano, mentre Liz sente montare quell’insopportabile senso di impotenza, si chiede come sia possibile arrivare a non riuscire più a comunicare. Poi il dottor March si schiarisce la voce.

DOTTOR MARCH: E questo come la fa sentire, Ethan?

Ethan guarda il dottore, pensando ad uno scherzo.

ETHAN: Come mi fa sentire… Uno schifo, ecco come mi fa sentire.

DOTTOR MARCH: E questo perché…

ETHAN: Perché? Perché tengo a Caroline, lei è come una…

Si interrompe, mentre vede Liz distogliere in fretta lo sguardo da lui. Il dottor March lo guarda, aspettando che continui.

ETHAN: E’ come una sorellina per me.

Il dottor March guarda ancora un attimo Ethan, poi si rivolge a Liz.

DOTTOR MARCH: Lei sapeva che Ethan si è …. Molto legato a questa bambina?

LIZ: Io sì, certo. Conosco anche io Caroline e…

DOTTOR MARCH: E anche per lei è come… Una sorella?

Liz guarda un attimo il dottore, quel “sorella” volutamente sottolineato, abbassa lo sguardo, tutti in quella stanza sanno la verità.

LIZ: N…No. Ma lui ha sicuramente più rapporto con Caroline di quanto ne possa avere avuto io e…

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ETHAN: Dove vuole arrivare?

Il dottor March guarda Ethan benevolo, ma il ragazzo non abbandona lo sguardo duro.

DOTTOR MARCH: Ribadivo solo il suo concetto.

ETHAN: Come se fosse una cazzata.

DOTTOR MARCH: Se lei ha avuto questa impressione, Ethan…

ETHAN: Io non ho avuto nessuna cazzo di impressione, è esattamente quello che ha voluto far credere lei!

Ethan si passa una mano tra i capelli, esasperato.

ETHAN: Senta, mi dispiace non darle le risposte che vorrebbe, ma trovo difficile ora come ora trovare l’utilità in questa seduta, considerati i miei pensieri e le mie preoccupazioni. E mi creda, ci sto provando, ma…

DOTTOR MARCH: Ci sta provando.

ETHAN: Sì, ci sto provando!

DOTTOR MARCH: Sa che affinché la terapia funzioni è necessario essere sinceri, vero, Ethan?

ETHAN: Certo.

DOTTOR MARCH: Quindi conferma il suo affetto fraterno dei confronti della bambina?

Ethan abbassa lentamente la testa, e per un attimo Liz pensa che Ethan accetterà di dire la verità. Quando il silenzio diventa prolungato, Liz capisce che il ragazzo non ha più intenzione di parlare. Si schiarisce la voce, decisa ad interrompere quel tentativo chiaramente naufragato, ma Ethan alza la faccia di colpo, gli occhi lucidi.

ETHAN: Cosa vuole che le dica, dottore? Vuole che le dica che mi sono legato a Caroline come se fosse una figlia? Vuole che le confermi che quando vedo quella bambina penso alla mia, a quella che non è mai nata? Cosa cambierebbe, questo?

Liz si volta lentamente verso il ragazzo, che continua a guardare il dottore con il volto paonazzo.

DOTTOR MARCH: Ora Liz lo sa.

ETHAN: Liz lo sa benissimo senza bisogno che io glielo rinfacci ogni volta…

LIZ: Come se non lo facessi comunque.

Ethan si volta verso la ragazza, incredulo.

ETHAN: Io ti rinfaccio… Come puoi dire una cosa del genere, Liz? Non ho mai più nominato la cosa dopo che hai… Che hai…

LIZ: Che ho ABORTITO, Ethan?

Ora è Liz ad urlare, disperata, mentre Ethan sembra quasi ritrarsi a quella parola.

LIZ: E pensi che i tuoi silenzi e i tuoi sguardi non abbiano parlato?

ETHAN: Beh scusa se non sono riuscito a censurare anche quelli!

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LIZ: E’ quello il punto! Io non volevo che tu ti censurassi! Io volevo che mi parlassi, come abbiamo sempre fatto!

ETHAN: Lo facevamo quando poteva cambiare qualcosa! Ma ora dirti quello che provo per quello che hai fatto non cambierà che lo hai fatto!

LIZ: Ma serve ad entrambi! Serve a me sentirlo e serve a te dirlo! Altrimenti queste sedute sono inutili!

ETHAN: Hai ragione.

Liz vede Ethan alzarsi, guardare brevemente il dottore.

ETHAN: Queste sedute sono inutili.

Il ragazzo lascia la stanza prima che qualcuno abbia il tempo di fermarlo.


NEW ORLEANS, OGGI


Mackenzie bussa nella stanza ancora una volta, poi fa per tornare al piano inferiore quando un Logan mezzo addormentato si affaccia, stropicciandosi il viso.

LOGAN: Ehi. Scusa, dormivo.

MACKENZIE: Solo?

Logan fa una smorfia ironica.

LOGAN: Sì, solo.

Mackenzie sorride, mentre il ragazzo si sposta per lasciarla passare.

MACKENZIE: Ok… Però!

Mackenzie si guarda intorno, sorridendo.

MACKENZIE: Vi siete trattati bene. Quando ero più piccola passavo sempre di qua chiedendomi chi avesse così tanti soldi da poterci alloggiare…

LOGAN: Noi.

Mackenzie lo guarda, fa un leggero sorriso, poi si fa dubbiosa.

MACKENZIE: Ma Nick?

Logan indica con un cenno del capo la parete laterale.

LOGAN: Sta nell’altra camera. Ma ora non c’è, mi ha detto che faceva un giro.

MACKENZIE: Un giro? Senza nessuno?

LOGAN: Ha detto che non andava in centro. In ogni caso…

Logan guarda Mackenzie, fa un leggero sorriso.

LOGAN: Cosa beviamo?




casa beth

NICK: Sì, aspettami qui. Non ci metterò molto. Grazie.

L’autista guarda il cantante dei Carpe Diem poco convinto, mentre Nick si allontana dalla macchina e comincia ad avviarsi nel parco, un berretto calato sulla testa. Affonda le scarpe in quelle prime foglie di autunno, a passo svelto, mentre davanti a lui si staglia il grosso edificio di cemento armato, e poco più in basso, una panchina. La panchina. Nick sorride tenuamente, mentre inevitabilmente i ricordi gli tornano alla mente.

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NICK: Certo che qui siamo particolari, eh..

BETH: E te ne sei accorto ora?

NICK: Dai, cos’ha questo quartiere che non va… C’è anche il parco!

BETH: Pausa sigaretta speciale?

NICK: Ho finito tutto.

BETH: Dilettante.

Il ragazzo la segue, si siede con lei sullo schienale della panchina, di fronte al complesso residenziale.

BETH: Fammi un filtro..

NICK: Agli ordini!

 

Si siede di nuovo sullo schienale, i piedi larghi sul legno, lo sguardo rivolto agli appartamenti che scorre fino a quello di Beth.

BETH: Anche mio padre è morto.

Nick si gira verso di lei, gli occhi sgranati.

NICK: Sul serio? Cavolo bella, mi dispiace..

BETH: Già. Anche a me.

BETH: Sai cosa non mi dispiace, invece?

NICK: Cosa?

BETH: Questo quartiere.

Nick la guarda, incredulo.

NICK: Ma se hai detto..

BETH: Beh, ci ho ripensato. Mi piace questa panchina. Potrebbe sostituire il muro del The Spotted Cat.

Sorride al ricordo e poi torna serio, un sorriso triste si affaccia sul volto. E Nick si sente improvvisamente solo.




LOGAN: No, la solitudine non è un sentimento che non mi appartiene.

Mackenzie lo guarda, mentre Logan addenta un panino. Lei sorseggia una birra e sgranocchia qualche nocciolina al bar dell’hotel.

MACKENZIE: E’ impossibile. Appartiene a tutti gli uomini.

LOGAN: Sì ma… Come fai a sentirti solo? Insomma, guardati intorno! Non siamo MAI soli. Ci manca solo che ci accompagnino anche a pisciare e…

MACKENZIE: Non credo sia qualcosa legato alla mera presenza fisica.

Logan finisce di mangiare il suo panino, poi la guarda, serio.

LOGAN: Sai cosa penso? Che agli uomini appartenga un’altra cosa. L’insoddisfazione.

MACKENZIE: Non sto dicendo che sono insoddisfatta della mia vita. E’ solo che…

LOGAN: E’ solo che?

Mackenzie beve un altro sorso, come a darsi forza.

MACKENZIE: E’ solo che a volte mi chiedo cosa sto facendo.

LOGAN: Stai suonando.

MACKENZIE: Certo, lo so. E poi?

LOGAN: Non era quello che volevi?

MACKENZIE: Sì. Non solo, però.

Logan fa un sospiro, poi la guarda sorridendo.

LOGAN: Ho capito, stai avendo una crisi esistenziale come quella di Justin.

MACKENZIE: No, io non voglio abbandonare la musica, non mi vedrei bene da nessun’altra parte se non sul palco. E’ solo che… A volte non mi basta.

LOGAN: E credi che basti a qualcuno? Andiamo, Mac. Perfino io ho altre aspirazioni oltre a suonare.

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MACKENZIE: Eppure sembri gestirla meglio di me.

LOGAN: Perché non ho fretta.

Logan beve un lungo sorso, come a confermare quanto appena detto.

LOGAN: Tu sei… Fortunata, credimi. Hai già trovato la persona giusta, mentre io mi limito a flirtare con le ragazze che conosco ai concerti…

MACKENZIE: Pensavo che la cosa ti piacesse.

LOGAN: Oh, e mi piace! Altroché se mi piace! Ho intenzione di provarci con tutte le ragazze possibili disponibili, stai tranquilla.

Logan fa una breve risata, suo malgrado Mackenzie non può che imitarlo. Poi il ragazzo fa un sorriso storto.

LOGAN: Mi piacerà finché non trovo la persona giusta, però, solo che lei non è ancora arrivata. E a volte mi chiedo anche io se la mia vita mi basta. Ma credo che … Non saremmo umani se non desiderassimo sempre qualcosa. E per avere dei desideri, dobbiamo sentire che qualcosa ci manca.

Mackenzie guarda il ragazzo, stupita di quel discorso così serio. Logan le strizza l’occhio, prima di finire la birra.

MACKENZIE: Mi hai ricordato che ho una fidanzata da chiamare.

Logan le sorride, come a darle via libera. Mackenzie si alza, con il cellulare in mano, poi si gira un’ultima volta in direzione del bassista.

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MACKENZIE: E non ti preoccupare. Arriverà, ne sono sicura.


NEW YORK


Colonna Sonora- The Wreck Of Our Heart (fino alla fine)

Beth guarda Liz uscire dal bagno, gli occhi gonfi. Mette le due tazze di tè sul tavolo, la guarda accigliata.

LIZ: Non c’è niente che il tuo tè non possa risolvere, giusto?

Tenta di fare un leggero sorriso, che Beth ricambia come può. E’ preoccupata per la sua amica.

LIZ: Bene, ora basta parlare di questa inutile seduta…

BETH: Non è vero, non è stata inutile.

LIZ: No, ora so che Ethan mi odia…

BETH: Però ha ammesso di avere dei problemi.

LIZ: Lo sapevo già, Beth.

BETH: Non direttamente da lui.

Liz la guarda, poi fa un sospiro stanco.

LIZ: Già, e a cosa mi serve?

BETH: Io credo che adesso sarà più facile parlare. Ora che avete messo le carte in tavola, insomma.

Liz la guarda, poi scuote la testa, demoralizzata.

LIZ: Mi piacerebbe fosse così. Ma penso che tra i nostri problemi e quelli dell’ospedale, questo non sia il momento migliore.

Beth sorseggia il suo tè, pensierosa.

BETH: Pensi che il giornale potrebbe fare qualcosa per l’ospedale? Insomma, magari non il Rock Magazine che si occupa di musica, ma conosco un giornalista del Times che…

LIZ: In realtà pensavo che proprio la musica avrebbe potuto aiutarci. Ma ormai…

Beth corruga le sopracciglia, guarda l’amica, attenta.

BETH: Vai avanti.

LIZ: Ho pensato che… Che conosco Hank, e conosco Phil. Non li sento da tantissimo, ma so che i Carpe Diem hanno in programma un concerto a New York e… Se riuscissimo ad organizzare qualcosa di grosso, guadagneremmo certamente abbastanza fondi da…

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Liz si blocca di colpo, Beth vede la luce che le illuminava gli occhi svanire di colpo.

LIZ: Ma tanto sarebbe sicuramente troppo complicato, non ho i contatti e…

BETH: Ma io sì.

Liz alza gli occhi, speranzosa. Poi scuote la testa, come a voler scacciare quella speranza.

LIZ: No, Ethan ha un sacco di cose a cui pensare e…

BETH: Ci penseremo noi. E’ il mio lavoro, e tu hai bisogno di staccare.

LIZ: Non senti Nick da anni, non voglio metterti nella posizione di…

BETH: Sarò costretta a rivederlo. Domani vado a New Orleans per intervistare i Carpe Diem.

Liz fa per chiederle come si sente, ma Beth svia il discorso. Non è pronta ad affrontare la domanda.

BETH: Quindi facciamolo.

Liz guarda l’amica, dubbiosa.

LIZ: Dici sul serio?

BETH: Dico sul serio.

Beth la guarda, fa un sorriso sincero.

BETH: Come ai vecchi tempi.

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Anche Liz sorride ora, l’idea di un obiettivo concreto che le dà l’energia che le mancava da tempo.

LIZ: Già, come ai vecchi tempi.


NEW ORLEANS


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Josie esce dallo studio dell’avvocato sopraffatta dalla stanchezza. Quel tirocinio la sta distruggendo, e nonostante la laurea con il massimo dei voti, la sua vita tra lo studio legale e il lavoro al cinema nel weekend sta diventando ingestibile. Si avvia verso la fermata dell’autobus, la pesante tracolla che le sega ripetutamente la spalla.

“Serve un passaggio?”

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Si gira di colpo, riconoscendo la voce, e lo vede. Il viso e le spalle di Hank sbucano da una limousine nera dall’altro lato della strada. Il ragazzo si limita a guardarla sorridendo, contento di vederla. Anche Josie lentamente si apre in un sorriso, e la stanchezza della giornata sembra dissolversi di colpo. Si avvicina alla macchina, senza smettere di guardarlo. Quando arriva di fronte a lui scuote la testa, stupita.

josie-cammina

JOSIE: Ciao, Berkley.




nuova casa justin

justin 5 serie

Justin torna a casa senza preoccuparsi del rumore che può fare. La casa è sempre al buio, però il ragazzo vede sul tavolo una tazza per la colazione. Quell’insignificante oggetto gli dà la forza di fare quello che gli ha suggerito Hank.

Entra nella camera di Jessy, per la prima volta dopo mesi non la chiama, non si premunisce di accendere la luce nella camera attigua per non svegliarla. La chiama, deciso.

JUSTIN: Jessy.

Lei non risponde, gli occhi sbarrati, il corpo girato dalla parte opposta a quella di Justin. Il ragazzo si dirige verso l’interruttore e con un colpo secco illumina la stanza. Jessy chiude istintivamente gli occhi.

JUSTIN: Jessy.

JESSY: Cosa c’è?

Il tono esausto di Jessy non lo fa demordere.

JUSTIN: C’è che tu non stai bene.

JESSY: Ho solo un po’ di mal di testa, Just…

JUSTIN: No, non è vero.

Jessy rimane in silenzio, un braccio che le copre gli occhi. Justin si siede sul letto accanto a lei, le sposta il braccio davanti agli occhi.

JUSTIN: Guardami, Jessy. Guardami.

Jessy alza gli occhi sul ragazzo, stanchi, vuoti.

JUSTIN: Tu stai male e hai bisogno di aiuto. E io non posso dartelo, e i tuoi neppure.

justin parla4

JESSY: Ho bisogno solo di stare un po’ tranquilla….

JUSTIN: No, tu hai bisogno di andare dal dottor Grey..

JESSY: STO BENE.

JUSTIN: No, non è vero! Smettila di impedirmi di aiutarti, perché se continuiamo così…

Jessy si mette a sedere, lo guarda, e quasi spera per lui che sia così.

JESSY: Se continuiamo così cosa?

Justin la guarda un attimo, poi fa un breve sospiro.

JUSTIN: Se continuiamo così finiremo per ferirci sempre. E io non ce la faccio più, Jessy. Quindi fallo per te, e fallo per noi. Ti prego.

jessy-look

Justin si accascia, le mani che sorreggono i suoi occhi pieni di lacrime.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comments

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8 Risposte a “5×02 – THE WRECK OF OUR HEART”

  1. Logan filosofo non è credibile, però, fa la sua porca figura in questa puntata. Per la prima volta in tutte le stagioni di crossroads mi trovo a pensare “poveretto Justin” quindi siamo ad una svolta interessante. Sono curiosa di vedere come ci rimarrà Nick quando vedrà beth. Liz disastrosa, Erhan peso come la morte,situazione incredibile!

  2. Non vedo l’ora… anche se adesso già tremo per Ellie e Mac D: comunque sei sempre più brava, questo ci tenevo a dirlo… avevo scordato di riscriverlo (il primo commento era meglio, mannaggia!!!!)

  3. Sono contentissima che tu abbia commentato! 🙂 così come il fatto che anche tu abbia apprezzato il tema (ovviamente non è esaurito e chissà se mai si esaurirà, però avevo paura di sembrare troppo superficiale…). Liz e Ethan sono in un momento delicatissimo, come scrivevo sotto, ma tranquilla, Hank e Liz ovviamente si rincontreranno 🙂 E abbi fede anche per Beth e Nick 🙂
    Ellie e Mack… Vedremo!
    p.s. sono contenta che qualcuno abbia notato la profondità del piccolo Logan, che probabilmente è malvisto perché sostituisce Justin 🙁

  4. Io avevo commentato con un papiro immenso che facebook ha deciso di cancellare… che amarezza. Riparto cercando di ricordarmi cosa avevo scritto… allora, non sapevo che la depressione potesse essere una malattia ereditaria e sono rimasta così °O° povera Jessy, mi fa tanta tenerezza, soprattutto perchè le sue amiche sono partite e lei è rimasta sola, indietro quasi rispetto a loro, anche se non è assolutamente così.
    Mi è spiaciuto molto per la piccola paziente di Ethan, ma sono fiduciosa che Liz e Beth organizzeranno un evento da favola, che raccoglierà un sacco di fondi (chissà… Liz potrebbe anche scrivere un libro su questa cosa, visto che sta cercando l’ispirazione).
    Menomale che nel panorama ship ci sono sempre Mac e Ellie <3 le adoro, spero che resistano nonostante la lontananza e la nuova comparsa di Terry. Mi è piaciuto molto il discorso che ha fatto Logan, su come l'essere umano sia perennemente insoddisfatto e sempre alla ricerca di qualcosa…
    Hank e Justin li amo insieme <3 amo come Hank, nonostante la lontananza, abbia capito che c'era qualcosa che preoccupava l'amico e sono felice che gli abbia dato un buon consiglio.
    Che dire? Aspetto con ansia la prossima puntata e pleaseeeeee pleaseeeeee… un po' di Liank thank u
    Alice
    P.S. Sono impaziente per Beth e Nick **

  5. Un pò ho pensato a quella scena di Sana, sai? 🙂 Un pò anche Justin è così, anche se devo ammettere che lui è un personaggio parecchio forte (che percorso ha fatto? ammettiamolo, che è il migliore 😛 ) e sono contenta che mi reputi in grado di parlarne, è un argomento che mi st a cuore, come tutti quelli di CrossRoads, in particolare questa stagione che è bella tosta dal punto di vista delle dinamiche sociali….
    Nick rimane un pissi, mentre Ethan e Liz hanno i loro problemi; quello che hanno vissuto ha bisogno di tempo per essere meabolizzato, soprattutto da Ethan.
    Ed Ellie…. Vedremo nella prossima 😉

  6. Ti ringrazio per i complimenti! Sono conteta che qualcuno abbia apprezzato sia il tema principale, ovvero quello della depressione, di cui sicuramente entreremo nel dettaglio nelle prossime puntate ( e sì, ha delle radici non genetiche, ma ereditarie. Che siano biologiche o meno è da vedere, molti credono che siano influenzati dal contesto sociale, e quello di Jessy verrà analizzato nella prossima puntata, ma sì, studi dimostrano che chi ha fenomeni depressivi in famiglia ha il 10% IN PIù di probabilità di sviluppare la malattia), e sia del tema più “sottostrato”, ovvero la sanità privata in America.
    Alla prossima 🙂

  7. La depressione, che si manifesta anche con gravi disturbi alimentari. Un tema particolarmente caro a chi decide di raccontare la vita in ogni sua sfumatura, senza appiattirla, e con Crossroads tu ci stai riuscendo benissimo. I pensieri sono subito andati a Cassie di Skins. All’intensità con cui ho seguito la storia di quel personaggio, del quale, più di tutti gli altri, ho riconosciuto il desiderio di scomparire. Ciò che, però, in questo caso mi ha stupito, è la presa di coscienza dei genitori di Jessy. In un periodo in cui, sì, la depressione è stata riconosciuta come malattia, ma che viene ancora, fin troppo spesso, superficialmente associata ad una mancanza di volontà. Invece, sono contenta che in questo caso i genitori, pur appartenendo ad un’altra epoca, siano stati in grado di riconoscerne la complessità (fattori esterni, interni, geni…), solo che odio il modo in cui hanno trattato Justin, come se potesse davvero essere colpa sua. Perché fino ad un momento prima mi sono sembrati particolarmente assennati, poi subito dopo così spietati? So che sono preoccupati per la figlia, ma non è incolpando Justin che l’aiuteranno. Anzi, lui mi sembra l’unico che stia davvero facendo qualcosa, e io spero tanto che anche Jessy possa trovare dentro di sé un minimo di forza per affrontare se stessa, prima di superare definitivamente il limite. Spero che la scena finale sia stata in grado di scuoterla. (Ti ricordi la scena di Sana con Akito? Quando cade in depressione, perde l’espressività del viso ma non ne è cosciente e Akito cerca di scuoterla in tutti i modi possibili, finché, ad un certo punto, anche lui non cade preda della sua disperazione: Sana non è l’unica a soffrire così tanto).
    Per quanto riguarda gli altri…mamma mia, stanno tutti affrontando periodi difficili…
    Nick: mi è piaciuto un sacco il flash back con Beth, ormai sono impaziente di assistere ad un loro incontro!! Poi, che bellissima idea che ha avuto Liz! Spero davvero tanto che possa andare in porto, e mi è piaciuto molto il pezzo dove si dice che questo obiettivo concreto le ha dato le energie che le mancavano da tempo! Anche perché se nell’altra puntata pensavo che Ethan, in un modo o nell’altro, si sarebbe avvicinato a Liz, in questa ho avuto la sensazione che siano ancora lontanissimi…quasi irraggiungibili.
    Direi che la prossima puntata ci riserverà molte sorprese e cambiamenti, vero? Anche perché sto cominciando a temere la presenza di Terry, con una Ellie così suggestionabile… (e come potrebbe non esserlo?! La capisco bene (╥﹏╥) )
    ♥♥♥

  8. Anche questa puntata tiene lì, se nella precedente ero interessato a conoscere il destino di Liz ed Ethan, in questa non vedevo l’ora di leggere le battute che mi illuminavano su quanto successo tra Justin e Jessy. Anche in questa puntata questo sistema narrativo, genera interesse.
    1) Immagini:
    – Effettivamente Megan non ha troppe espressioni, di solito non fa parti impegnate, è sempre la bella di turno e via così, credo che Crossroads sia la prima cosa di spessore nel suo CV 🙂
    – Bella la gif: “i like you Wade Kinsella”,sto recuperando Hart of Dixie e non posso che non adorare certe scene.
    2) Discorsi e frasi:
    – Mi piace l’inizio con il “Benvenuti a New Orleans!” detto al megafono, lo trovo sempre molto carino come inizio nei telefilm, fa molto Inizio.
    – Mi si sono inumiditi gli occhi a leggere i ricordi di Nick con Beth.
    – Mi è piaciuto molto e per certi versi condivido il discorso di Logan.
    – Chiappa…ahahahahahahaha scusa, non odiarmi, ma non si può sentire! Anche se ho riso per 15 minuti buoni 😛
    3) Temi (qui torno serio):
    – Interessante il tema della sanità pubblica, che mi sembra rilevante in questa puntata. Come tutti sanno in America, la sanità non funziona come in Italia. E’ interessante che questa condizione venga trattata in questo telefilm su carta. Tante volte ci capita di dare per scontato privilegi che oggi abbiamo, che ci sono stati lasciati in “eredità”, da persone che li hanno conquistati lottando e siamo così abituati ad averli, da dimenticarne l’importanza. Li consideriamo ovvi e ci dimentichiamo che altre persone come noi, in altri Paesi del mondo, non vivono nelle nostre stesse condizioni.
    – L’altro punto forte della puntata, la depressione di Jessy. Sicuramente la poverina sta passando e ha passato un brutto periodo, come non capirla, ha praticamente perso ciò che la faceva muovere: le amiche e lo studio. Penso sia normale che si sia spenta, sopratutto visto che da quanto sembra non è riuscita a trovare delle alternative. Sono situazioni che nella vita capitano, anche ai migliori e più motivati, credo che il momento di massima disperazione nel testo di questa puntata si evince, quando viene esplicitato il pensiero di Jessy, dove lei spera che Justin torni con i Capre Diem, così che lei non posso più sentire “niente”, quello che rimarrebbe se escludesse anche quel “flebile senso di colpa”. Anche l’immagina è ben scelta, con una Mischa dagli occhi spenti, quasi vuoti. Complimenti per la scena, magistrale.
    – Domanda che scaturisce dal mio pozzo di ignoranza: ma veramente la depressione ha radici genetiche?
    P.S. Aspetto la prossima puntata ormai quasi sperando che Liz molli Ethan, se deve andare avanti così, meglio non vederli più insieme 🙁

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