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5×10 – WHAT DO YOU GOT

Se vi siete persi gli episodi della prima,seconda, terza e/o quarta stagione, cliccate qui: 

PREVIOUSLY ON CROSSROADS

Volevo inoltre ringraziare tutti per il supporto e per seguire la storia, dai grafici del blog sembrate davvero tanti! E siamo arrivati  all’ultima stagione di CrossRoads.. Ora più che mai ho bisogno del vostro parere per salutare degnamente Liz and company 🙂


NEW YORK, OGGI


Il telefono squilla un’ultima volta prima di interrompersi, e Liz si sveglia di soprassalto quando sente la voce di Lena Dubay. Alza si scatto la testa, appoggiata sul divano.

“Elizabeth, sono Lena. Ti chiamavo per sapere come procede il libro. Gli estratti per la promozione sono finiti e sono andati piuttosto bene, ma ora il pubblico vuole una data. Pensi di riuscire a passare alla Rainbow nei prossimi giorni? Grazie.”

Liz pensa confusamente che non ha scritto una riga da quando i Carpe Diem sono arrivati a New York. Il che sembra moltissimo tempo fa, invece sono passati solo un paio di giorni. Mentre si solleva stancamente dal divano, dove ha peraltro passato la notte, si convince che passeranno ancora molti giorni prima che riesca a mettere mano al romanzo. Almeno finché non avrà capito dove è finito Ethan. Si alza sistemandosi gli abiti sgualciti della sera prima, cerca con gli occhi il telefono, sperando in una chiamata che non c’è.


NEW ORLEANS, OGGI


“Allora Hank, come andiamo oggi?”

Hank regala a Tyler, il suo fisioterapista, un sorriso lieve, mentre una ruga gli si forma al centro della fronte. Rimane con le braccia strette alle ruote, lo sguardo che va avanti e indietro su quel corridoio di mezzo metro con il corrimano. Tyler lo guarda, cerca di alleggerire la tensione che da due giorni aleggia nella stanza.

Tyler

TYLER: Hai dormito bene o….

HANK: Tutto bene, grazie.

Il ragazzo rinuncia, sa che Hank è già concentrato sul suo obiettivo, un obiettivo utopico, il voler camminare dopo solo due giorni. Si avvicina alla sedia a rotelle, fa per toccargli una gamba.

TYLER: Cominciamo con il massaggio circolatorio…

Hank fa per allontanare la gamba, impreca spontaneamente quando si accorge di non poterlo fare. Le gambe non rispondono ai suoi comandi e per un attimo si domanda disperato se torneranno a farlo di nuovo. Cerca di non guardare Tylor, che dal basso gli chiede come va.

HANK: Come sempre. Non sento niente.

TYLER: Non devi scoraggiarti…

HANK: Già. Me lo dicono tutti.

Senza aspettare una risposta, il ragazzo si dirige verso il lettino.


NEW YORK, OGGI


Ethan scende le scale, in ritardo, il volto tirato. Non ha dormito molto, ma è fiducioso che le cose miglioreranno dopo oggi. Peter si gira di colpo, lo guarda apprensivo.

PETER: Oggi è il gran giorno, quindi.

Ethan annuisce, rinuncia a mangiare qualcosa, si limita a sorseggiare il caffè appena preparato dal fratello.

PETER: Sono sicuro che andrà bene.

ETHAN: Deve andare bene. Ha diritto ad una vita migliore. Se lo merita.

Peter annuisce, poi scruta il fratello, indagatore.

PETER: Pensavo che questi tre giorni di ferie ti servissero per prepararti, ma a giudicare dalla faccia…

ETHAN: Ho un po’ di pensieri.

Peter annuisce, poi si schiarisce la voce, serio.

PETER: Lo so, ed è per questo che non ti ho chiesto niente di…

ETHAN: Lo apprezzo.

Peter fa un sorriso storto, sa che è il modo abituale del fratello di sviare le conversazioni scomode.

PETER: Già. Ma dopo oggi non ho più intenzione di non rispondere alle chiamate di Liz. Ti avrà sicuramente cercato in ospedale senza trovarti, e ora nemmeno io….

ETHAN: Tranquillo, so che vuoi essere imparziale.

Peter assume un tono deciso.

PETER: Questo va al di là dell’imparzialità. Si tratta di prendere una decisione una volta per tutte, per il bene di entrambi.

Ethan alza di colpo lo sguardo, per un attimo Peter pensa che si aprirà, che si deciderà a comunicargli ciò che ha deciso. Invece dopo un attimo Ethan annuisce.

ETHAN: Hai ragione. Stasera ci penserò.

Peter vede il fratello alzarsi, dirigersi con calma verso l’appendiabiti, afferrare il cappotto.

ETHAN: Augurami buona fortuna.

Peter gli sorride, fraterno.

PETER: Buona fortuna. Anche se non ne hai bisogno, ne sono sicuro.

Peter lo guarda uscire di casa, poi il volto si adombra. Rimane in silenzio, dubbioso, aguardare il telefono.


NEW ORLEANS, OGGI


Colonna Sonora – Transformation (2 scene)

Brendon Grey

Il dottor Grey guarda Jessy da dietro alla scrivania, le mani a coppa su cui appoggia il mento.

DOTT. GREY: E tu come l’hai presa?

Jessy guarda il dottore, scuote la testa confusa.

JESSY: Io…?

DOTT. GREY: Sì, mi hai parlato solo di Justin e di Liz. Ma tu come hai preso quello che è successo al vostro amico?

Jessy si porta i capelli dietro alle orecchie, a disagio.

JESSY: Io non… Sì insomma, mi è dispiaciuto, ma il mio rapporto non è nemmeno lontanamente paragonabile a…

Il dottor Grey si appoggia sullo schienale della sedia, il movimento interrompe Jessy, che lo guarda in attesa di una spiegazione a quella domanda.

DOTT. GREY: Non ci vediamo da una settimana, Jessy, e devo dirti la verità, ti trovo molto bene.

Jessy arrossisce, mentre il dottore riprende.

DOTT. GREY: E sono felice che tu abbia a cuore gli altri, ma… E’ questo il problema. Devi ritagliarti del tempo per concentrarti su di te, su quello che provi e su quello che vuoi.

Il dottor Grey fa una piccola pausa, che Jessy utilizza per ribattere.

JESSY: Non capisco… E’ quello che ho fatto per anni e…

DOTT. GREY: No, quello che hai fatto per anni è stato subire le conseguenze della tua decisione di ignorare te stessa. Quando le tue amiche sono partite avresti dovuto dirgli che ti dispiaceva. Non lo hai fatto, hai pensato che sarebbe stato un gesto egoista, giusto?

Jessy annuisce, in silenzio.

DOTT. GREY: E quando Justin ti ha detto che sarebbe rimasto… Hai pensato che avesse fatto così tanto, e tu così poco, che non era un’opzione quella di ipotizzare una tua partenza. Hai pensato che il tuo futuro dovesse essere per forza a New Orleans. Come poteva essere altrimenti? Lui era rimasto per te.

JESSY: Io non merito un uomo come Justin, dottor Grey.

Jessy guarda l’uomo con gli occhi pieni di lacrime.

JESSY: Non merito la persona meravigliosa che è diventata, che è diventata nonostante me.

Jessy alza le braccia, che le ricadono sui fianchi.

JESSY: Insomma, mi guardi. Chi sono?

DOTT. GREY: Sei una persona, Jessy.

JESSY: Già, ma una persona vuota. Cosa ho? Dove sono arrivata? Da nessuna parte. Ho vissuto per anni in una casa che il mio ragazzo si è pagato con il suo lavoro all’università e con il suo precedente incarico come musicista. Justin è un professore bravissimo, e un musicista eccellente. Io non ho un’indipendenza economica, ora vivo con i miei genitori, e nemmeno una affettiva. Non ho amici qui, e non so stare da sola, questo è chiaro.

Jessy si interrompe, si asciuga una lacrima, cercando di mantenere un contegno.

JESSY: Mi sono laureata, poi mi sono trascinata nella vita di Justin come un peso. Ecco quello che sono.

DOTTOR GREY: E allora riparti.

JESSY: E come?

DOTT. GREY: Sei andata via da casa di Justin, mi pare di capire. Questo deve avere delle motivazioni.

JESSY: Gliel’ho detto. Non mi sento…

DOTT. GREY: E allora vedi, Jessy, sei in grado di fare qualcosa. Sei in grado di capire quando le cose non funzionano, e io credo che lentamente, aiutando te stessa, farai in modo che tutto vada per il verso migliore. Starai accanto alle tue amiche e darai a Justin il futuro che merita.

Jessy guarda il dottore, amareggiata.

JESSY: Che sia con me o senza di me.

DOTT. GREY: Sì.

Jessy annuisce, cerca di ignorare il magone formatolesi.

JESSY: Quindi cosa mi consiglia di fare?

DOTT. GREY: Di prenderti tutto il tempo che ti serve per diventare la donna che già sei.




JUSTIN: Ed è questo che dovete imparare: nessun sogno è troppo lontano per essere afferrato. Ricordatelo sempre, quando le partiture vi sembreranno noiose o incomprensibili. A domani!

Justin saluta brevemente i ragazzi, comincia a sistemare le sue cose sulla cattedra. Quando alza gli occhi Hanna lo sta guardando, sulla soglia della classe ormai deserta.

JUSTIN: Sì?

HANNA: Io volevo solo dirle… Che la trovo bene, professore.

Justin nota il ritorno al “lei”, non fa commenti.

HANNA: Non sono qui per importunarla, solo per dirle che ammiro la sua forza. Ho saputo di quello che è successo a Frank Berkley, so che suonavate assieme e so che deve essere dura.

Justin la guarda, si sorprende della sua ammissione mentre la fa.

JUSTIN: Lo è.  Ma più per lui che per me.

Hanna annuisce, rimanendo a distanza.

HANNA: Certo, posso solo immaginarlo. Ma sono sicura che con lei ce la farà. Ora vado, queste partiture non si leggono da sole…

Justin le sorride, fa per riabbassare lo sguardo ma Hanna lo interrompe.

HANNA: Se ha bisogno di parlare comunque… Io ci sono.

Ora è il turno di Justin di fermarla, la ragazza è già protesa verso l’uscita.

JUSTIN: Grazie, Hanna.

Hanna si gira, speranzosa.

HANNA: Se vuole, io adesso…

JUSTIN: Stasera no.

Justin le fa un sorriso storto.

JUSTIN: Come hai detto tu, ho un amico che ha bisogno di me.


CALIFORNIA, OGGI


Ellie soffoca uno sbadiglio mentre sistema le sue cose nella borsa. La lezione di quella mattina è stata interessante, ma lei ha dormito poco, tra il fuso orario e i pensieri per Mackenzie. Afferra la tracolla, fa per avviarsi lungo il corridoio, senza accorgersene urta qualcuno. Si gira, desolata.

ELLIE: Scusami, io…

Si ferma, vede di fronte a lei Rebecca.

BECCA: Sei tornata.

Ellie la guarda a disagio, stringe il manico della tracolla.

ELLIE: Già. Hai notato la mia assenza, a quanto pare…

BECCA: Tranquilla, Ellie, non ti sto pedinando. Semplicemente il professor Rouge sente la mancanza della sua allieva migliore.

Ellie fa un leggero sorriso, cerca di sdrammatizzare.

ELLIE: Non avevo certo pensato che tu….

BECCA: Avresti potuto, considerando che l’ultima volta che abbiamo parlato ero davanti a casa tua. Ma sei stata piuttosto chiara, Ellie. E poi mi pare di capire che tu abbia cambiato bionda.

Ellie la guarda, ferita da quelle parole.

ELLIE: Non è una sostituzione, se è quello che credi…

Becca fa una risata sarcastica, che ammutolisce la ragazza.

BECCA: Non è a me che devi dare spiegazioni, Ellie. Ma se lo fai, significa che Mackenzie continua ad essere all’oscuro di tutto. Quindi scusami, ma una “sostituzione” è proprio quello che mi sembra sia avvenuto. Contenta tu…

Becca fa per allontanarsi, la voce di Ellie la fa girare nuovamente.

ELLIE: Se credi che sia contenta, non hai capito niente.

BECCA: Come potrei? Sei scomparsa quando hai cominciato a sentirti improvvisamente in colpa. Come se ti fossi ricordata di avere una ragazza subito dopo essere venuta a letto con me.

ELLIE: So benissimo di avere una ragazza. Non è tuo compito ricordarmelo.

BECCA: Ma ho tutto il diritto di essermi fatta un’idea su di te.

Ellie la guarda un attimo, sa che non dovrebbe chiederle niente, e invece lo fa.

ELLIE: Che sarebbe?

Rebecca la guarda un attimo prima di rispondere.

BECCA: Che sei un’egoista, Ellie. Che ti nascondi dietro ad una vita piatta a New Orleans per fare quello che fa stare bene te. Ma la vita è fatta di persone, altre persone, che hanno altri sentimenti. Di cui pare non ti importi. E vorrei avvisarla, la tua pretendente là fuori, ma poi penso che sono affari vostri. Non certo miei. Perché, se non ti fosse ancora chiaro, tu non mi piaci più. E sono sicura non piaceresti più nemmeno a lei, se sapesse che non è la prima con cui tradisci la tua ragazza.

Ellie rimane a guardarla allontanarsi, un magone formato da rabbia e impotenza. Vorrebbe ribattere ma ha paura che le parole della ragazza siano vere, ed è con quel pensiero che si avvia verso l’uscita dell’università, negli occhi ancora lo sguardo di Mackenzie prima di salutarla all’ospedale. All’uscita vede Terry seduta su un gradino con la coda dell’occhio, ma continua dritta, gli occhi che le si riempiono di lacrime di disgusto per sé stessa.

TERRY: Ellie! Ehi, Ellie!

Ma Ellie continua a camminare, cammina finchè Terry non la raggiunge, cerca di fermarla prendendola per un braccio, una presa che lei si scrolla di dosso, girandosi rabbiosa.

ELLIE: Cosa ci fai qui?

Terry la guarda seria, guarda i suoi occhi pieni di lacrime.

TERRY: Che succede?

ELLIE: Succede che ho avuto una brutta settimana!

TERRY: Ti va di parlarne…

ELLIE: Non è con te che dovrei parlarne!

Terry rimane un attimo in silenzio, aspetta che l’urlo di Ellie si perda nell’aria prima di rispondere.

TERRY: Ma vuoi parlarne con me, Ellie?

Ellie la guarda, in un attimo tutta la rabbia si dissolve, rimane la disperazione di non sapere che strada sta intraprendendo.

ELLIE: Sì.

 


NEW ORLEANS, OGGI


Logan si stropiccia la faccia assonnato, prima di aprire la porta della camera d’albergo.

LOGAN: Ehi Roy! Non ti aspettavo prima di mezzogiorno…

Roy Murple lo guarda con supponenza.

ROY MURPLE: Sono le due del pomeriggio, Logan.

Logan segue il manager, che senza aspettare che il ragazzo si infili delle scarpe o una t-shirt, comincia a camminare lungo il corridoio.

LOGAN: Aspetta…. Ehi, Roy!

Logan lo segue, seminudo, continuando a parlare.

LOGAN: Senti, so che abbiamo avuto delle divergenze, e so anche che adesso sei concentrato su Hank, cosa giustissima e…

ROY MURPLE: Noi non abbiamo avuto delle “divergenze”, Logan. Tu ti comporti da anni come se fossi il musicista di una band che suona nei locali nel finesettimana con l’unico scopo di rimorchiare delle sedicenni.

Logan lo guarda serio.

LOGAN: Sai benissimo che non è così. La mia passione… Per la “presenza femminili”, ecco, non toglie quello che significa per me la musica.

Roy Murple torna a dargli la schiena, riprende a camminare verso la hall. Logan, suo malgrado, si vede costretto a seguirlo.

LOGAN: Dobbiamo proprio parlarne adesso? Sono in boxer e…

ROY MURPLE: Tu parli di “significato”. Io non so cosa significhi per te la musica, Logan, e questo perché tu non mi hai mai dato prova di tenerci. Nick ha interrotto una relazione per la musica, e tutti sappiamo quanto tenga a Beth. Mackenzie si è rassegnata a vedere Ellie una volta ogni due, tre mesi, e Hank… Dobbiamo davvero parlare di quello che sta facendo Hank per la musica?

LOGAN: Io non ho una relazione, non vale fare il confronto….

ROY MURPLE: No, tu non hai una relazione, e all’inizio pensavo che questo fosse un vantaggio, mentre ora mi trovo a domandarmi se una ragazza non ti avrebbe fatto assumere un comportamento diverso.

Logan si ferma sulla soglia della hall, per mantenersi invisibile ai passanti che potrebbero vederlo dalle porte vetrate.

LOGAN: Quindi cosa pensi di fare? Trovarmi una ragazza?

Roy Murple lo guarda alzando gli occhi al cielo.

ROY MURPLE: Lungi da me, ho già abbastanza pensieri. Proprio per questo ho trovato qualcuno che mi potesse aiutare a pensare a te. Venga, Addison.

Logan fa appena in tempo a capire che nella hall c’è qualcuno per lui, che una ragazza sorridente si affianca a Murple, guardandolo professionalmente.

Addison

ROY MURPLE: Logan, questa è Addison Lastrange, la tua nuova personal manager.

Logan guarda la ragazza, sogghignando.

LOGAN: Però. Sicuro che non sia la mia ragazza?

ADDISON: Sono lesbica.

Logan rimane per un attimo in silenzio, quasi deluso.

LOGAN: Avrei dovuto capirlo. Uno come me mezzo nudo e nessuna reazione?

Addison alza un sopracciglio, sorridente.

ADDISON: In ogni caso, signor Hedge, ci sono uomini molto più belli di lei.

Logan apre la bocca, poi la richiude, sorpreso. Roy fa un sorriso soddisfatto.

ROY MURPLE: Ora capisci perché l’ho scelta? E’ off limits dal punto di vista relazionale e per di più è molto simpatica.

LOGAN: Già, lo stesso aggettivo che avrei usato io.

Roy Murple lo guarda, di colpo smette di sorridere.

ROY MURPLE: E’ il tuo turno di dimostrare cosa significa la musica per te, Logan.

Il manager gli lancia un ultimo sguardo, poi lo supera tornando verso il corridoio. Logan si gira verso l’uomo, urlando per farsi sentire.

LOGAN: E ora cosa dovrei fare con lei? Il baby-sitter?

Addison gli si avvicina, affiancandolo.

ADDISON: Credo che, ahimè, quello sia il mio compito.




Tyler aiuta Hank a rialzarsi, il ragazzo sorregge il peso del suo corpo con le braccia, arpionate ai corrimano.

TYLER: E’ ancora presto….

Hank fa uno scatto di irrequietezza, mentre il fisioterapista lo aiuta a riaccomodarsi sulla sedia.

HANK: Se continuiamo di questo passo, tra un anno sarò ancora seduto qui.

Tyler lo guarda, sul volto un’espressione compassionevole che Hank non sopporta.

HANK: E non guardami così!

TYLER: E’ solo che è normale provare questi sentimenti, lo capisco e…

HANK: Capisci? Cosa capisci, tu? Capisci cosa significa stare seduto qui, ad aspettare che un cazzo di muscolo torni a fare quello che faceva fino ad una settimana fa? Cosa vuol dire volersi alzare continuamente da questa sedia? Rialzarsi da terra da solo, senza dover chiedere continuamente aiuto?

Tyler lo guarda, paziente.

TYLER: C’è chi non si rialzerà mai, Hank.

Hank fa un sorriso amaro, scuotendo la testa.

HANK: Già. Tipico. Quindi dovrei essere felice di quello che ho. Due gambe che non posso più usare per fare quello che voglio. Una vita che non posso più vivere.

TYLER: Si tratta solo di avere pazienza, Hank. Per queste cose ci vuole tempo…

HANK: Io non ho tempo!

Il fisioterapista rimane in silenzio davanti all’urlo del ragazzo, si stringe nelle spalle, senza sapere cosa aggiungere.

“Beh, presumo che dovrai trovarlo.”

Hank si gira di colpo, vede Justin apparire sulla porta della stanza.

JUSTIN: Io l’ho trovato per venire qui. E ti assicuro che avrei avuto altro da fare.

Hank lo guarda, prova a sorridere ma tutto quello che ottiene è una smorfia forzata. Justin lo guarda, fa un leggero sorriso.

JUSTIN: E ora ti consiglio di farti bello.

Hank aggrotta le sopracciglia, il cattivo umore di poco prima che torna a farsi strada in lui.

HANK: Non ho voglia di uscire, Just…

JUSTIN: Ah, ma non usciamo. E’ solo che hai visite.

Hank guarda l’amico, per un attimo sente il cuore accelerare e si odia, si odia notando come Liz riesca ancora a smuoverlo da quella rabbia che dovrebbe essere totalizzante, da quell’obiettivo che dovrebbe essere il suo unico pensiero. Poi si odia per essere già così abbattuto, e sa che lei non approverebbe il suo comportamento, e allora guarda Tyler.

HANK: Grazie per tutto, Tyler. Ci vediamo domani.

Il fisioterapista lo guarda un po’ sorpreso, poi sorride annuendo.

TYLER: A domani.

Hank guarda Tyler allontanarsi, poi Justin si schiarisce la gola, richiedendogli l’attenzione.

JUSTIN: Posso farla salire o prima devi incipriarti il naso?

HANK: Cambierebbe poco la mia condizione, credo. Just, posso solo sapere di chi stiamo parlando?

Justin lo guarda, poi si schiarisce la voce.

JUSTIN: Il principe ha detto che puoi venire!

Hank guarda il corridoio deserto, la vede apparire di colpo, i lunghi capelli castani, il volto incredulo e dispiaciuto. Sorride, nonostante tutto.

HANK: Ciao, Josie.


NEW YORK, OGGI


Ethan si sfila i guanti, esausto si appoggia alla parete della sala preparatoria, di fronte a lui la sala operatoria finalmente vuota. Rimane in silenzio, gli occhi socchiusi, per un tempo che gli sembra infinito, osservando le luci al neon che lentamente si spengono lasciando la sala di fronte a lui nell’oscurità. Dopo poco la porta si apre, entra Vicky.

VICKY: Oh, pensavo… Pensavo fossi già da Veronica.

Ethan la guarda, fa un leggero sospiro.

ETHAN: No, andrò tra poco. Stavo solo…

VICKY: Prendendoti un momento. Certo, lo capisco.

La ragazza si toglie i guanti, passa le mani sotto l’acqua, lentamente.

VICKY: Anche a me capita, dopo un’operazione. E’ come se avessi bisogno di un momento prima di riconnettermi al mondo. Un attimo per capire che “la me” prima di entrare in sala operatoria è cambiata, sebbene a volte solo minimamente. E anche per darmi una pacca virtuale sulla spalla, anche se sono solo una ferrista.

Vicky si gira, sorride al ragazzo mentre si asciuga le mani. Anche Ethan le sorride debolmente in risposta.

ETHAN: Questa non era un’operazione qualunque.

VICKY: Lo so. So quanto ci tenevi, si è visto in sala.

ETHAN: il dottor Norton non approverebbe questo poco distacco emotivo.

Vicky fa un leggero sorriso alla battuta di Ethan.

VICKY: Il dottor Norton ti apprezza proprio per il tuo cuore. E anche io.

Ethan arrossisce suo malgrado, Vicky lo alleggerisce dall’impasse distogliendo lo sguardo.

VICKY: Sei pronto?

Ethan la guarda, si discosta dal muro, fa il primo vero sorriso della giornata, si concede l’essere soddisfatto di sé.

ETHAN: Andiamo a dire a Veronica che l’operazione è andata bene.


NEW ORLEANS, OGGI


JOSIE: Come stai? Ho provato a chiamarti, non sapevo dove fossi… Poi ho pensato di andare da Justin per avere notizie…

JUSTIN: Me la sono ritrovata davanti, ovviamente i miei colleghi erano tutti molto invidiosi…

Hank scuote la testa, sorride leggermente, quando incrocia gli occhi di Josie vede che la ragazza lo sta guardando preoccupata.

JOSIE: Sono contenta che tu stia facendo riabilitazione. Che non ti sia arreso, insomma.

Hank alza le spalle, a disagio.

HANK: Non posso. Insomma, se smetto di lottare…. Smetto di vivere.

Josie lo guarda, annuisce partecipe.

JOSIE: Sono fiera di te.

Hank arrossisce, a disagio.

HANK: E’ quello che mi ha detto anche mia madre.

Josie sorride, mentre Justin si alza, cerca di lasciarli un momento da soli.

JUSTIN: Caffè?

JOSIE: Volentieri.

Justin si guarda intorno.

JUSTIN: Appena capisco dove…

HANK: Primo piano. La signora della reception ne fa uno buonissimo.

Justin sorride, si allontana lungo il corridoio, lasciandoli soli. Per un attimo i due rimangono in silenzio, ricordandosi entrambi l’ultima volta che si sono visti, le ultime cose dette. Hank spezza quel silenzio, ringraziandola con gli occhi.

HANK: Mi fa piacere che tu sia venuta. Non credevo che…

JOSIE: Perché sei uno stupido.

Hank annuisce, ironico.

HANK: Ti ringrazio per i complimenti.

JOSIE: Se hai pensato che solo perché è finita non tenga più a te, è l’unica cosa che mi viene da dirti.

Hank la guarda, a disagio.

HANK: Me lo meriterei.

Josie lo guarda, gli occhi tristi.

JOSIE: Non è colpa tua se non provavamo le stesse cose.

HANK: Josie, io…

JOSIE: Ti dispiace. Lo so.

Rimangono per un po’ in silenzio, poi Josie cerca di spezzare il silenzio, un tono forzatamente allegro.

JOSIE: Per il resto come va? Pensavo ci fosse Liz qui con te….

HANK: No, noi… Noi non stiamo insieme. Lei sta con Ethan, e io…

JOSIE: Glielo hai detto?

HANK: Cosa avrei dovuto dirle?

JOSIE: Non lo so. Ricordo che non sei proprio il massimo con i discorsi, ma gli amici non ti mancano e avresti potuto farti aiutare da loro…

HANK: Volevo farlo. Ma poi…

Hank si interrompe, si indica.

HANK: Ho altre priorità. E forse… Forse ho accettato l’idea che tra noi sarà così per sempre.

Josie fa un sorriso amaro.

JOSIE: Prima o poi dobbiamo farlo tutti, no?

HANK: Giusto. E tu?

Josie si stringe nelle spalle.

JOSIE: Io vado avanti. Tengo duro e non mi arrendo. Come te.

HANK: Siamo in due ad essere orgogliosi, allora.

I due si guardano, Josie fa per parlare, poi l’arrivo di Justin li interrompe.

JUSTIN: Ecco il caffè…

Lo porge a Josie, mentre Hank lo guarda con disappunto.

HANK: E per me?

JUSTIN: Per te niente. Mi sembri già abbastanza nervoso.

Hank sbuffa, ma si ritrova a dare ragione all’amico. Josie prende il caffè, poi si alza.

JOSIE: Allora io vado.

HANK: Ok. Grazie per essere passata.

JOSIE: Di nulla.

Josie lo guarda, per un attimo pensa di abbassarsi per abbracciarlo, poi ci ripensa. Justin si alza, risoluto.

JUSTIN: Ti accompagno all’uscita…

JOSIE: Ok.

La ragazza si avvicina ad Hank, sorridendo cordiale.

JOSIE: Allora… Tieni duro.

HANK: Anche tu. Magari ci vediamo.

Josie annuisce, e mentre lo fa Hank è sicuro di cogliere i suoi occhi lucidi.

HANK: O magari no. Come preferisci.

Lei lo guarda, gli regala un ultimo sguardo riconoscente, poi si allontana lungo il corridoio con Justin.


NEW YORK


Beth guarda l’amica osservare sconcertata la sua tazza di thè, i capelli raccolti sulla nuca, il volto chiaramente stanco.

BETH: Per ora l’unica cosa che puoi fare è concentrarti sul lavoro.

Liz alza gli occhi, sorride tristemente.

LIZ: Questo è il tuo prezioso consiglio?

Beth alza le spalle, pratica.

BETH: E’ quello che faccio io. Non so cos’altro suggerirti.

LIZ: Sì, hai ragione. Scusa se sono così… Irritante.

BETH: Sei preoccupata. Lo capisco. Ma la Dubay vuole un altro capitolo entro la prossima settimana, e sai quanto ha investito su questo libro, in termini di tempo e di contatti. E so quanto ci hai investito tu.

LIZ: Già. E’ paradossale, l’ho usato come valvola di sfogo per quello che mi stava succedendo, e ora è come se la realtà non mi permettesse più di scrivere. Come se l’assenza di dolore….

BETH: Ma tu stai soffrendo, Liz.

Liz si blocca, sa che non può contestare l’amica.

LIZ: E’  che non so dove sia. Sono andata all’ospedale e il dottor Norton mi ha detto che aveva preso dei giorni di ferie, sembrava quasi stupito che io non sapessi dove si trovava. Non risponde al telefono, e ho paura di chiamare a casa perché se non fosse a New Orleans dovrei spiegareil perchè della chiamata…

BETH: E quando lo troverai?

Liz la guarda, perplessa.

LIZ: Che vuoi dire?

BETH: Cosa pensi di dirgli quando lo troverai?

Liz scuote la testa, sfiduciata.

LIZ: Penso che debba parlare lui. E’ lui che se n’è andato. E io non capisco il perché.

BETH: Davvero?

Liz alza lo sguardo, vorrebbe parlare ma un’improvvisa voglia di piangere la trattiene. Il suono del telefono la distrae, si gira verso il cellulare, vede il numero di Peter.

LIZ: Ecco un altro che non mi ha risposto per giorni…

Accetta la chiamata, risponde al fratello con trepidazione.

LIZ: Ehi. Dov’eri finito?

Peter si prende un minuto prima di rispondere.

PETER: Non so se lo capirai, ma non potevo fare altrimenti.

LIZ: Cioè?

Eppure mentre lo chiede comincia ad intuire a cosa Peter si riferisca.

PETER: Mi trovo in una posizione scomoda, ma gli ho detto che il termine sarebbe stato oggi, quindi… E’ da me, Liz.

Liz si gira verso Beth.

LIZ: Digli che sto arrivando.


NEW ORLEANS, OGGI


Colonna Sonora- Just Give Me A Reason

JUSTIN: Vogliamo parlarne?

Hank alza la testa dal piatto, i ragazzi stanno cenando a casa di Justin, tra poco una macchina verrà a prendere il batterista per portarlo a casa.

HANK: Di cosa?

JUSTIN: Di Josie.

HANK: Non c’è molto da dire.

JUSTIN: Ti vuole molto bene.

HANK: Anche io gliene voglio. Ma sai che non basta. E mi dispiace averle causato tutto quel dolore, ma…

Justin annuisce, comprensivo.

JUSTIN: Ma al cuore non si comanda. Come feci io con Clara.

Hank sorride, concorde.

HANK: Esatto. Posso solo sperare che sia felice…

JUSTIN: Come lo siamo noi, giusto?

Hank fa una smorfia.

HANK: Ci abbiamo provato.

JUSTIN: Forse non abbastanza.

Hank si appoggia sulla sedia a rotelle, lo guarda serio.

HANK: Per quanto pensi di poter insistere da solo?

Justin annuisce, pensoso.

JUSTIN: Jessy non è in una situazione facile. Non è in grado di pensare lucidamente, e io devo…

HANK: E tu devi lasciarle il suo tempo. E forse imparare a lasciare andare.

JUSTIN: E’ quello che hai deciso di fare tu? Quindi finisce così? Un tentativo nemmeno portato a termine ti basta per gettare la spugna?

HANK: QUESTO mi basta per gettare la spugna.

Hank tocca la sedia a rotelle, torna a guardare Justin.

HANK: Non ho… Non ho tempo per Liz. Non ho tempo per inseguirla, per convincerla a stare con una persona ipotetica, perché la verità, Justin, è che non so come diventerò se non riuscirò più a suonare. Ma non credo che le piacerei. Sicuramente non piacerei a me.

Hank si prende un attimo per respirare, tentando di ritrovare la fermezza nella voce.

HANK: E lei è così simile a te, così incapace di lasciar perdere… Non si arrenderà con Ethan, la conosco. Così come tu non lo farai con Jessy.

Justin si prende un attimo di tempo per pensare a quello che ha detto Hank.

JUSTIN: Penso che tu faccia bene a pensare a te, adesso. Ma non fare l’errore di non considerare quanto le persone possano cambiare, Hank.

Hank rimane a guardare l’amico, sorpreso, ma Justin cambia discorso, riprende a mangiare.

JUSTIN: E ora parliamo della simpatia manifestata nei confronti del tuo povero fisioterapista.

Hank scuote la testa, sorride imbarazzato.

HANK: Ho avuto un momento di cedimento…

JUSTIN: E nessuno ti incolperà di questo. E’ umano. Solo… Puoi urlare anche con me, lo sai. Lo hai fatto per una vita, mi offenderei se cominciassi a riservarmi un eccessivo riguardo.

Hank scoppia a ridere, mentre Justin alza le spalle sorridendo, poi torna serio.

JUSTIN: Nessuno pretende che tu sia sempre sorridente, o ottimista e propositivo.  E nessuno ti giudicherà per le tue giornate no. Voglio che tu lo sappia.

Hank gli sorride, annuendo.

HANK: Grazie.




MACKENZIE: Di cosa?

Nick stappa la bottiglia di birra, poi la alza nella direzione della chitarrista.

NICK: Di avermi distolto dalla mia apatia.

Mackenzie sorride, si siede accanto a lui sul divano della camera.

MACKENZIE: Ma se hai scritto tutto il giorno!

NICK: Già, poca roba però. E niente che valga la pena conservare.

MACKENZIE: Fammi vedere.

Nick scrolla la testa, imbarazzato.

NICK: Naaa, lo sai che non mi piace condividere gli scarabocchi….

Mackenzie è più veloce, afferra i fogli accanto al ragazzo, li scorre velocemente. Nick non può far altro che aspettare un commento della ragazza.

MACKENZIE: Stiamo scrivendo una canzone d’amore?

NICK: No, la mia intenzione era… Scriverla sulla musica. Ma mi rendo conto che le cose si assomiglino.

Mackenzie fa per ribattere, ma la porta della camera si apre ed entra Logan, sconsolato.

LOGAN: Vi prego, basta parlare di musica.

Mackenzie lo guarda sprofondare su una poltrona accanto a loro, con un sopracciglio alzato.

MACKENZIE: Notizia del giorno: siamo musicisti.

LOGAN: Sei molto simpatica. Ma ho già avuto la mia dose di ironia per oggi.

MACKENZIE: Improbabile, non ci siamo visti.

NICK: A proposito, dov’eri finito?

LOGAN: Socializzavo con la mia nuova manager.

MACKENZIE: Nuova? Cosa è successo?

Logan sorride, lusingato.

LOGAN: Apprezzo il tuo timore di non vedermi più, ma tranquilla, Roy non mi ha cacciato. Solo ha ritenuto necessario avessi una… Supervisione extra, ecco.

MACKENZIE: Come dargli torto.

NICK: Ed è carina?

LOGAN: E’ lesbica.

Nick lo guarda, comprensivo

NICK: Mi dispiace.

LOGAN: Credo che Murple l’abbia assunta apposta. Un requisito essenziale.

Logan si gira verso Mackenzie, ironico.

LOGAN: Meglio per te.

MACKENZIE: Sono fidanzata.

LOGAN: Sì sì, me lo ricordo. E il fatto che sacrifichiate le vostre relazioni per suonare è la conferma di quanto ci teniate al gruppo. Invece io devo farmi torchiare da una simpaticona senza nemmeno poterci andare a letto per dimostrarlo.

MACKENZIE: A proposito di musica… Nick sta scrivendo un pezzo nuovo.

LOGAN: Sulla musica?

NICK: Su quello che comporta farne un lavoro.

LOGAN: Donne, locali e fama?

MACKENZIE: Non quello che comporta per te, Logan.

Logan alza gli occhi al cielo, ironico, poi torna serio.

LOGAN: E cosa comporta secondo te?

Nick ci pensa un attimo.

NICK: Io… Non lo so ancora. Come hai detto tu, abbiamo fatto molte rinunce e a volte mi chiedo se… Se ne sia valsa la pena. Con questo non voglio dire che tornando indietro non rifarei le stesse scelte. Dico solo che è dura viverne le conseguenze ogni giorno.

LOGAN: Non è stata una tua scelta, amico. E’ stata Beth a voler chiudere tutto. Voi avreste potuto avere una relazione a distanza, guarda Mack e Ellie…

MACKENZIE: Forse avete fatto meglio così.

Nick si gira verso Mackenzie, anche Logan la guarda dubbioso.

NICK: Che intendi dire?

MACKENZIE: Solo che… Mentirei se dicessi che le cose sono come una volta. Ed è normale, noi siamo diverse, ma ultimamente Ellie è più diversa del solito. E’ distante, non solo fisicamente, e sento che invece di risolversi la cosa si sta aggravando.

NICK: Ellie è in California, Mack. Possono essere successe un sacco di cose, non legate a te, che le hanno dato da pensare. Non puoi sapere…

MACKENZIE: Già, non posso sapere. E non posso saperlo perché lei non me ne ha parlato. Ed è ridicolo pensare che la distanza le impedisca di raccontarmi cosa le succede. Ma se non se la sente di raccontarmi le cose, che senso abbiamo noi?

NICK: Sono sicuro che c’è una spiegazione e…

LOGAN: Perché non lo dici a lei, invece di dirlo a noi?

MACKENZIE: Gliene ho parlato, ma…

LOGAN: E sei stata lì ad ascoltare la risposta?

Mackenzie lo guarda, fa per confermare ma poi ci riflette.

LOGAN: Insomma, in questi giorni è successo l’impossibile, e magari la discussione è passata in secondo piano. Il punto è che se fai delle domande, devi anche prenderti del tempo per ascoltare le risposte.

MACKENZIE: Quindi cosa mi consigli di fare?

Logan finge di pensarci.

LOGAN: Beh, vediamo…. Con tutte le cose che abbiamo da fare qui a New Orleans, sicuramente sarà difficile convincere Roy a farti andare un paio di giorni a Los Angeles.


NEW YORK


Colonna Sonora – Reason Why (2 scene)

Peter sente il campanello suonare, guarda Ethan seduto sul balcone, che fissa un punto imprecisato della città di New York. Ha visto il fratello accettare senza discutere il fatto che avesse detto a Liz che si trovava da lui.

Si dirige verso la porta, quando la apre vede gli occhi di Liz incrociare i suoi, in un misto di comprensione, biasimo, tristezza e impotenza.

PETER: Ciao.

LIZ: Ciao, Pete.

Poi Liz guarda dietro al ragazzo, cercando Ethan, senza intravederne la sagoma. Peter si scosta per farle vedere il balcone aperto.

PETER: E’ fuori.

Liz annuisce, poi entra in casa.


CALIFORNIA


Ellie guarda Terry, seduta al tavolo della sua cucina, in attesa di una reazione da parte della ragazza. Le ha raccontato tutto, di Hank, di Mackenzie, e alla fine le ha parlato di Rebecca, di nuovo, spiegandole la visita della ragazza e quello che le ha detto oggi. Le ha confessato di non aver parlato con Mackenzie. Ha visto Terry contrarsi, guardarla con occhi diversi.

ELLIE: Non c’è niente di male a dire che sei delusa. La vecchia Ellie non lo avrebbe mai fatto, giusto?

Terry la guarda, poi si stringe nelle spalle.

TERRY: Non sei più la vecchia Ellie.

Ellie annuisce seria, poi rialza lo sguardo sulla ragazza.

ELLIE: Quello che mi ha detto Rebecca oggi… Capisco perché lo pensa. Lo penso anche io, spesso. Mi odio, Terry. Mi odio perché non ho giustificazioni. Perché Mackenzie mi ama, perché è sempre stata sicura di noi, fin dal primo momento.

TERRY: Sì, me lo ricordo.

ELLIE: Ma io no. Io non sono mai stata sicura di niente, nemmeno delle mie inclinazioni sessuali, prima di conoscerla. E’ stata la prima ragazza a piacermi davvero.

TERRY: E a volte hai l’impressione di stare con lei solo perché è quella che ti è capitata. Conosco la sensazione.

Ellie la guarda curiosa, Terry si schiarisce la gola.

TERRY: Prima che Taylor mi proponesse di suonare nel gruppo, stavo con una ragazza da quattro anni. E lei era la mia prima relazione seria.

Terry respira lentamente prima di continuare.

TERRY: Noi vivevamo assieme. I miei genitori non hanno mai accettato il fatto che mi piacessero le donne, e lei era diventata la mia famiglia. Lasciarla è stata la scelta più difficile che abbia mai fatto.

ELLIE: Come mai è finita?

TERRY: Si cerca sempre un motivo, ma il punto è che un motivo non c’è. Ero cresciuta, ero diversa, mi ero resa conto di volere altro. Il mondo in cui ero finita… Mi piaceva. Suonare era stimolante, avevo conosciuto tante persone nuove e finalmente mi sembrava di avere uno scopo, mentre lei… Era rimasta la stessa di quattro anni prima.

Ellie guarda un attimo la ragazza, sorpresa.

ELLIE: Non me lo avevi mai detto. Nemmeno quando stavamo insieme.

TERRY: E’ durata poco tra noi, se ci pensi. Non sono una persona che si apre facilmente…

ELLIE: Già. Nemmeno io. Tutto quello che è successo qui… Rebecca, la sensazione di diventare un’altra persona… Non l’ho detto a nessuno. Nemmeno a Liz o a Jessy.

TERRY: E perché?

ELLIE: Perché mi vergogno. Perché sembro una bambina che va per la prima volta ad un parco giochi, ma la verità… La verità è che non sono mai stata libera a New Orleans. La verità è che vivevo la vita su cui ero inciampata, e trasferirmi qui è stata la mia prima vera scelta. E io tengo molto a Mackenzie, ma ogni tanto mi chiedo se avrei scelto lo stesso lei, se l’avessi incontrata essendo la persona che ora sono.

TERRY: Credo che nessuno possa aiutarti a rispondere a questa domanda, però.

ELLIE: Io non cerco aiuto. Non sei qui per aiutarmi a fare chiarezza nella mia relazione, se è quello che credi….

TERRY: E allora perché sono qui?

ELLIE: Perché ho la sensazione che tu mi capisca. Sento un legame tra noi, il che è assurdo, ma è come se non si fosse mai spezzato sul serio, e ritrovarti qui dopo tutti questi anni… Forse sono suggestionabile, ma ho pensato che significasse qualcosa.

TERRY: Le persone hanno il significato che gli attribuiamo.

Ellie la guarda brevemente, distoglie lo sguardo.

ELLIE: Forse hai ragione.

TERRY: E che significato ho io, Ellie?

Ellie si gira lentamente verso la ragazza, i volti poco distanti, così come i loro corpi.

ELLIE: Credi che… Credi che sia possibile essere innamorati di due persone contemporaneamente?

Terry la guarda, deglutisce prima di rispondere.

TERRY: Forse. Ma penso che prima o poi si debba scegliere.

Rimangono in silenzio, poi Terry si alza lentamente, la guarda.

TERRY: E io ho l’impressione che sappiamo entrambi chi sceglierai, Ellie. Io non voglio soffrire.

La ragazza fa per avviarsi, Ellie si alza dalla sedia, la raggiunge.

ELLIE: Non puoi sapere qualcosa che non so nemmeno io.

TERRY: I tuoi gesti dimostrano il contrario.

ELLIE: Ti ho appena invitata a casa mia!

TERRY: Già, e ora me ne sto andando. Ma va bene così, davvero. Non ti disturberò più.

Ellie guarda la ragazza mettere la mano sulla maniglia, immagina le sue giornate senza Terry, a partire dal mattino seguente. E il pensiero è così debilitante da costringerla a fermare la mano di Terry, facendola voltare. Poi Ellie si avvicina e la bacia, appoggiandosi a Terry e facendole chiudere la porta con il peso dei loro corpi.


NEW YORK, OGGI


Colonna Sonora – Be Still

Liz si avvicina al ragazzo, che si volta a guardarla, rassegnato.

LIZ: Ciao.

ETHAN: Ciao. Scusa se mi sono nascosto, ma…

LIZ: Spero sia servito.

Ethan annuisce, torna a guardare di fronte a sé, il magone in gola insopportabile.

LIZ: Peter mi ha detto che l’operazione a Caroline è andata bene.

ETHAN: Sì.

LIZ: Sono contenta.

ETHAN: Veronica ti ringrazia molto. E anche io.

LIZ: Non ho fatto niente.

ETHAN: Non è vero, lo sai.

Liz rimane un attimo in silenzio, poi guarda il profilo di Ethan.

LIZ: Ci ho provato, credimi. Ci ho provato tanto, forse male, forse non come avresti voluto tu, ma ci ho provato.

ETHAN: Lo so.

LIZ: E vorrei continuare a provarci, ma non posso farlo se tu non sei con me.

Ethan rimane in silenzio, poi fa un profondo respiro, continuando a guardare la città di notte.

ETHAN: So che continueresti a provarci se tornassi a casa. Come so che continuerei a provarci io. Ma… Credo che visti i risultati dei nostri tentativi, forse non c’è più niente per cui provare. Forse… Forse è venuta a mancare la base necessaria per ricucire gli strappi.

LIZ: Sei venuto all’ospedale, io credevo…

ETHAN: Io ti voglio bene, Liz. Ti ho amato così tanto… L’amore non si tramuta in niente. Avevi bisogno di me, e io sapevo di doverci essere. Ma questo non basta più, credo.

Liz rimane in silenzio, torna a guardare davanti a sé, annuisce mentre le lacrime cominciano a scivolarle sulle guance.

LIZ: Ti ho amato tanto anche io, Ethan. E so che tu credi che non sia così, ma per me non sei mai stato un sostituto. Per me sei stato una scelta. La mia scelta. Quella che rifarei se tornassi indietro.

Ethan la guarda, la vede piangere guardando un punto imprecisato di fronte a sé, vorrebbe consolarla ma sa che una riconciliazione non porterebbe a niente.

ETHAN: Quand’è che hai smesso di amarmi, Liz?

La vede scuotere freneticamente il capo, quasi per negarlo a sé stessa, e infine cedere davanti al peso di quell’ammissione.

LIZ: Non lo so.

La sente singhiozzare, cercare di ricomporsi per fargli la stessa domanda, per prendersi a sua volta quella pugnalata.

LIZ: E tu, Ethan? Quando hai smesso di amarmi?

Ed Ethan sa che il suo colpo farà ancora più male, ma a lei deve la sincerità.

ETHAN: Non lo so. Dal bambino, credo.

E Liz annuisce e piange, perché se lo aspettava, perché lo sapeva e perché tutto quello che sta avvenendo la strazia di un dolore che non credeva possibile provare. Rimangono in silenzio, entrambi pieni di tristezza e lacrime, a guardare quella città che li ha uniti e divisi tante volte, che li ha visti innamorarsi, formare una coppia e una famiglia e infine dirsi addio.


NEW ORLEANS, OGGI


Colonna Sonora – What Do You Got (fino alla fine)

Jessy scorre per l’ennesima volta gli annunci di lavoro, senza trovare niente che le interessi davvero. Lancia uno sguardo al telefono, chiedendosi cosa stia facendo Justin, dove sia e come abbia passato quella giornata. Poi sobbalza, perché il telefono si illumina per una chiamata in arrivo.




Hank continua a scrivere in maniera ininterrotta, il viso sul foglio sulla scrivania nella sua camera. La stessa scrivania su cui ha scritto la prima canzone, quella volta dedicata a Liz. Il pensiero lo blocca di colpo, ripensa a quei tempi, a come le cose sono cambiate, a quante ne cambieranno ancora. Si convince che una non può cambiare, si dice che deve tornare a suonare, perché mai come in quel momento capisce quanto la musica possa dargli conforto. Con gli occhi umidi torna a scrivere la sua canzone.




Nick cammina avanti e indietro nella camera, ormai silenziosa. Di fronte a lui, sulla scrivania, fogli pieni di parole, di pensieri su rinunce e valori. Si siede sul letto, ripensa a quella musica nella sua mente, ripensa a Beth, alla scelta fatta anni prima, alla sua di partire e mettere fine alla loro storia. Ripensa al corpo della ragazza accanto al suo pochi giorni prima a New York, al suo tenergli la mano in quell’ospedale, al suo sguardo quando aveva incrociato quello di lui nella hall di dell’albergo, dopo anni. Afferra il telefono, decide che la chiamerà, e nemmeno sa cosa dirle, ma sa che deve sentire la sua voce. Mentre il telefono squilla gli occhi gli cadono su quei fogli, la chitarra poco distante. Si chiede per un attimo cosa abbia guadagnato perdendo lei. E mentre si risponde riattacca, scaraventa il cellulare sul letto e si accascia sul pavimento, pieno di rabbia e frustrazione.


CALIFORNIA


Ellie si alza dal letto, accanto a lei Terry che dorme profondamente. Senza fare rumore si avvicina alla finestra, osserva il cielo sereno di Los Angeles. Il pensiero corre ai suoi amici, a Mackenzie, a quello che dovrà dirle. Senza accorgersene si porta una mano sul viso per asciugarsi le lacrime, sapendo che da domani le cose non saranno più le stesse.


NEW YORK


Liz sente Jessy rispondere, allarmata.

JESSY: Liz? Liz, che succede?

Liz cerca di parlare, tutto quello che ottiene sono parole intervallate da singhiozzi, mentre siede sul pavimento della sua cucina, in un angolo, la stanza interamente al buio.

JESSY: Liz ti prego, parlami.

LIZ: E’…. E’ finita.

Jessy sente quelle parole, istintivamente si porta una mano alla bocca, alzandosi di scatto.

JESSY: Come… Dove sei?

LIZ: Non ho… Non ho più niente, Jessy…

JESSY: Non dire così, ok? Hai noi, e hai la scrittura. Sei una scrittrice, Liz, e finché hai questo, puoi lottare. Capito?

Sente un silenzio improvviso, si convince che Liz si stia calmando, torna a parlare cercando di rassicurarla.

JESSY: Affronterai anche questa. Sei forte, ce la farai.

LIZ: Ho combattuto tutta la vita per arrivare dove sono.

Jessy rimane ad ascoltare la voce di Liz, finalmente più ferma.

LIZ: Per diventare una scrittrice io… Ho lasciato tutto. Voi, Hank, ho messo in secondo piano anche Ethan. Ho scritto un libro su Hank fregandomene di quello che poteva provare. E questo perché ho sempre creduto che mi bastasse scrivere per essere felice. Ma adesso…

Jessy sente la voce dell’amica incrinarsi, fa per interromperla ma Liz continua, incontrollabile.

LIZ: Adesso non ho più nessuno, Jessy! Non ho più niente, e cosa me ne faccio dei miei successi, se non posso condividerli? Cosa ne faccio di me?

Liz scoppia a piangere mentre Jessy rimane in silenzio, ascoltando il dolore inconsolabile della sua amica, sentendosi di nuovo inutile a capendo allo stesso tempo perfettamente quello che prova Liz.

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4 Risposte a “5×10 – WHAT DO YOU GOT”

  1. Sono contenta che ti sia piaciuta la scena tra Liz e Ethan, ci tenevo molto che venisse decentemente :p Non so se sono riuscita a far passare tutto il dolore che i due hanno provato e provano tutt’ora, la consapevolezza di oaservarsi come si osserva un vaso rotto, accorgersi che non si può incollare più (nemmeno secondo la tecnica giapponese eheh).. Spero che si sia capito, ma ci saranno altre occasioni.
    Ellie.. Eh, la tua è una bella domanda, penso che l’unico modo per risponderti sia continuare a leggere :p
    Nick è in un momento cruciale, ha rivisto Beth e per quanto abbia continuato a raccontarsela, non è vero che la cosa non ha ripercussioni su di lui. Ce l’ha eccome, e si vede dalle domande che si pone.
    Hank e Justin OTP <3
    A lunedìììì :*

  2. Una puntata dove abbiamo rincontrato tutti…
    pensavo ti saresti focalizzata su un personaggio solo, invece ci hai dato una bella (molto amara per essere sinceri xD) panoramica di tutti i personaggi.
    La scena di Liz e Ethan, ma ancor prima quella in cui Peter apre la porta e incrocia gli occhi di Liz, è bellissima nella suo essere così cruda e reale. Ammetto che sembro un po’ masochista, ma mi è piaciuta molto come l’hai descritta. Anche se capivo che non c’era più niente da fare, ho sperato fino all’ultimo che lei e Ethan si riabbracciassero.
    È stato un duro colpo anche la confessione di Ellie e le parole di Rebecca, ma soprattutto la sua scelta. Ha scelto Terry? e la sceglierà anche quando si troverà di fronte a Mackenzie?
    La reazione di Nick mi sembra l’emblema di quelli che sono stati i sacrifici, che ogni personaggio, per un motivo o per l’altro, ha dovuto affrontare…oltre a questo ho colto anche un parallelismo con Liz: sacrificare gli affetti per i propri sogni, ma poi dopo ciò, possono essere ancora considerati tali?
    Ho visto Hank particolarmente determinato anche se provato moltissimo dalla situazione, le scene assieme a Justin sono fantastiche: quei due mi fanno sorridere con affetto anche in circostanze come queste, che non si può dire siano proprio positive! xD
    Non mi aspettavo di vedere Josie, mi ha fatto piacere, anche se ci hai fatto intuire bene che non ci sarà una seconda volta…
    Credo che attenderò la prossima puntata con tanta ansia sia per Mac che per Liz: spero tanto che entrambe siano in grado di reagire e di non farsi trascinare giù dagli eventi…

  3. Innanzitutto sono contenta che la puntata non ti sia risultata noiosa!
    1) Mi fa piacere che si parli dell’evoluzione di Ellie, è un personaggio che è cambiato molto dalle stagioni precedenti, ed è acuta la domanda che ti poni.
    2) Il cognome è dell’universo Potteriano (se ci pensi anche Potter è stato usato in Dawson’s Creek [Joey di cognome fa Potter], quindi direi che in America/Inghilterra i cognomi sono sempre quelli 😛 )
    3) Contentissima che tu abbia apprezzato il dialogo tra Liz e Ethan. Ci tenevo molto, anche se ovviamente non è sufficiente a sviscerare tutto quello che hanno vissuto, speravo fosse almeno un buon punto di partenza.
    Alla prossima! 🙂

  4. Ero preoccupato che questa puntata potesse essere noiosa, dopo tutte le cose successe nelle precedenti ed invece sono rimasto piacevolmente sorpreso. Io ho sempre problemi a scrivere i momenti di passaggio tra situazioni importanti, invece qui è stato fatto in maniera molto piacevole. Ora passo all’analisi nel dettaglio, alcune saranno semplici cavolate, che non ho la forza di non scrivere.
    – Ethan poteva lasciare almeno un biglietto, anche un semplice: “Non mi hanno rapito!”
    – Ellie all’inizio della puntata prende un altro bel cazzottone psicologico da Becca, dopo quello dato da Mack la puntata scorsa. Devo dire che mi piace molto l’evoluzione di Ellie in questa stagione. Mi è capitato nella vita di incontrare persone che hanno fatto un percorso simile e devo dire che è stato ricreato su carta molto bene, con la giusta attenzione. Notevole anche la presa di coscienza della ragazza, che viene esplicitata nel dialogo con Terry. Ora mi domando cosa prova Ellie, se vero amore o è solo un tentativo per fuggire alla paura di restare sola?
    – Carina l’entrata in scena di Veronica Mars, ma il cognome è una citazione dall’universo potteriano?
    – Mi piace come viene affrontato lo stato di Hank e mi ha sorpreso l’apparizione di Josie, all’inizio pensavo fosse Jessy (Liz l’avevo esclusa a priori, visto l’inesistenza del teletrasporto)
    – Quando Liz dice a Peter: “Digli che sto arrivando”, mi è balenata alla mente l’immagine di Liz con canotta nera, bandana rossa alla Rambo, un mitra in mano e un coltello tra i denti 🙂
    – Mi sono piaciute molto le scelte musicali di Just give me a reason e di Be Still, anche per l’abbinamento con i passaggi scritti.
    – Quello che dice Hank a Justin durante la cena, l’avevo supposto la scorsa puntata, nel motivo che mi ero immaginato per il suo silenzio con Liz, riguardo i suoi sentimenti. Come dissi la volta scorsa, mi sembra molto logico. Se c’è una cosa di Crossroads è che i personaggi hanno tutti comportamenti motivati, anche quelli che possiamo non condividere, sono sempre ben motivati.
    – Per restare sui momenti logici, secondo me lo è molto, anche l’incontro tra la protagonista e Ethan, un momento molto ben fatto e molto triste. Io mi sono fatto l’idea che tra loro non ha funzionato, perché in fondo aveva punti base diversi, che sono venuti fuori quando le cose si sono fatte difficili, anche se ciò non esclude, come scritto in questa puntata, che si sono voluti veramente bene.
    – Spettacolari i rapidi cambi di scena nel finale, quel mostrarci un po’ di tutti, come un rapido punto della situazione attuale, ottima idea 🙂
    – Ultimo punto, la telefonata tra Jessy e Liz, mi piace perché qui quest’ultima affronta un punto che è da un po’ che mi chiedevo quando sarebbe emerso, ovvero a cosa ha rinunciato per il successo del suo obiettivo, che è un po’ lo stesso dilemma affrontato da Nick. Io sono un grande estimatore di quel genere di mentalità da sognatore, però ammetto che tante volte qualche dubbio mi passa per la testa. Entrambi non si può dire che la loro attuale situazione l’hanno voluta, però alla fine lì sono giunti e bisogna prenderne atto, hanno perso qualcosa in cambio di altro. Quello che ora mi domando è: se è valsa la pena; se non potevano ottenere tutto in altre maniere e se qualcosa di quello che è stato perso è recuperabile? (I Lethan li vedo finiti qui)
    Insomma con tutti i dubbi di questa settimana, mi toccherà aspettare la prossima per avere risposte 🙂

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